
Ci sono voluti oltre dieci anni di negoziati e incontri per raggiungere questo accordo storico. Adesso tutti i Paesi membri dell'Organizzazione delle Nazioni Unite si impegneranno per salvaguardare una parte della biodiversità di tutti gli oceani, precisamente il 30%.
L’accordo, firmato sabato 4 marzo e approvato ufficialmente dall'Onu a New York nella giornata di lunedì 19 giugno, punta a tutelare e favorire il risanamento delle specie marine a rischio estinzione. Nello specifico vengono fissati determinati limiti alla pesca, alle zone in cui possono transitare le navi e alle attività di esplorazione e ricerca che attualmente si possono svolgere. Un esempio può essere l’estrazione di minerali dai fondali oceanici. Infine è prevista anche la formazione di una Conferenza Istituzionale che verrà periodicamente istituita per analizzare i vari progressi in materia. I governi possono ora procedere alla firma e alla ratifica del Trattato per passare dalle parole ai fatti e, finalmente, proteggere davvero gli oceani del Pianeta.
Ti ricordo quindi che, affinché il Trattato diventi operativo, deve prima essere ratificato da almeno 60 nazioni: solo così potrà entrare in vigore e diventare uno strumento giuridicamente vincolante.
Qui l'analisi sul trattato fatta con la Biologa Maria Sole Bianco
Il tavolo tecnico che ha portato a questo accordo storico era stato formato, pensa, per la prima volta ad agosto, ma senza trovare alcun tipo di accordo. Successivamente gli Stati più importanti come Regno Unito, Cina e Stati Uniti, insieme alla collaborazione dell’Unione Europea ci hanno riprovato lo scorso 20 febbraio e dopo due settimane di negoziati, anche grazie alla loro mediazione si è riusciti a trovare un compromesso. Infatti alcuni Paesi avevano sollevato dubbi in merito al diritto di pesca e successivamente al suo limite e a come ottenere dei fondi di compensazione.
Il trattato Onu per salvare il 30% degli Oceani può essere visto come un primo passo per contrastare tre grandi fenomeni in corso, che danneggiano il nostro Pianeta Terra, ovvero: il cambiamento climatico, l’inquinamento e l’eccesso di pesca.
Qui l'analisi sul trattato fatta con il Direttore di Greenpeace Italia Giannì
Questo trattato si allinea infine agli obiettivi che erano emersi in conclusione della Cop15, ovvero salvaguardare il 30% di tutte le aree, sia terrestri, sia marine del Pianeta. Ovviamente, in questo caso si punta più in piccolo, ma la direzione è la stessa, anche perché attualmente, a livello mondiale, solo il 10% delle aree marine sono soggette a protezione.