“Così riforestiamo Roma”, la storia di Lorenzo Cioce che con la sua Daje de Alberi rende più verde la Capitale

Quando gli chiedono “Ma non dovrebbe farlo il Comune?” lui risponde “No, lo facciamo insieme come in tutti i Paesi europei”. All’estero la cooperazione tra istituzioni e associazioni è normale e c’è da tempo. Perciò invita tutti a metterci la faccia e a creare una vera e propria comunità.
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Francesco Castagna 3 Agosto 2022

È un dato di fatto: abbiamo sempre meno alberi a disposizione sul nostro Pianeta. Dal 1960 fino a oggi abbiamo sprecato il 60% delle nostre foreste.

Purtroppo la deforestazione fa ancora parte delle agende dei governi internazionali e spesso succede che i progetti di riforestazione vengano portati avanti male o lasciati a se stessi.

In questo scenario però esistono tanti piccoli esempi virtuosi. Persone con voglia di fare che nel loro piccolo non ci stanno, non vogliono vedere il verde scomparire dalle loro città.

In Italia, come in altri Paesi, di progetti con lo scopo di piantare nuovi alberi ne esistono a decine. Sono quei pochi esempi di collaborazione tra le istituzioni e i cittadini che riescono e funzionano bene.

Lo avevamo visto a Milano con l'iniziativa BagnaMI, che ha coinvolto numerosi cittadini.  Ma Roma non sta a guardare, dal 2021 esiste "Daje de alberi", l'iniziativa di Lorenzo Cioce e di tutti coloro che ne vogliono far parte.

Un progetto di riforestazione e rigenerazione urbana, esempio virtuoso della collaborazione tra cittadini e istituzioni come prevede l'Agenda 2030.

Lorenzo Cioce, scrittore e poeta ed ex autore teatrale, ci ha raccontato come è nata questa avventura. "Tutto è nato in maniera amatoriale nel 2019 per piantare degli alberi sotto casa, perché la piazza dove vivevo nel quartiere Nomentano di Roma era spoglia".

Da quel momento Lorenzo comincia questa attività di riforestazione, autorizzata dai permessi del Comune di Roma, ma finanziata dalla sua famiglia.

L'esperimento funziona e nel 2021 nasce l'associazione "Daje de alberi" con un crowdfunding. "Volevamo piantare otto alberi davanti a una scuola pubblica in Via Lanciani, la Winckelmann, e anche lì i fondi sono arrivati e l'esperimento ha funzionato e quindi da lì è cominciato un vero e proprio scambio di socialità, un senso di comunità", racconta Lorenzo, classe 1991.

Ma attenzione, è molto importante che le attività di riforestazione siano svolte sempre con il permesso del comune di riferimento. In caso contrario si tratterebbe di un reato.

Poi finalmente l'arrivo dei primi fondi, tra questi c'è il grande aiuto della fondazione Capellino. Da Febbraio 2022 nasce "Alberi a Roma", in collaborazione con Daje de Alberi e il Dipartimento Tutela Ambientale di Roma Capitale.

Il progetto si occupa della "messa a dimora", ovvero l'atto di piantare alberi in spazi che ne hanno bisogno o la creazione di nuove aiuole. Sotto il motto di "Condivide et Albera" 150 nuovi alberi stanno dando nuova linfa alla città.

"Noi ci occupiamo della realizzazione del progetto a livello pratico, mentre la Fondazione Capellino con il professor Francesco Ferrini, docente di Arboricoltura all’Università di Firenze, si occupa dell’aspetto scientifico", spiega Cioce.

"L'aspetto sociale è importantissimo, cioè la rigenerazione sociale ambientale poi coinvolge la comunità di riferimento. I legami di adozione, scambio e aiuto funzionano". Cioce racconta che la collaborazione si è spinta anche oltre, tale da salvare anche alberi che non erano parte del progetto.

A onor di cronaca, Cioce ricorda che associazioni del genere sono sempre esistite a Roma, ma che l'uso dei social in questo caso è servito veramente a molto. Realtà come Trastevere Attiva e AMUSE collaboravano già prima di "Daje de Alberi" e ora l'impegno viene rafforzato dal Regolamento del Verde del 2021.

Alla domanda dei cittadini "Non dovrebbe farlo il Comune?", Cioce risponde no. In realtà la collaborazione è prevista non solo dal regolamento, ma anche dall'AgendaONU e dalla nostra Costituzione (negli art. 9 e 41).

"Pubblico e privato devono collaborare e devono imparare a farlo sempre di più. Questa cosa all'estero è normale. Ci sono realtà che cooperano da sempre con i municipi come noi. Lo scopo è aumentare il patrimonio e difenderlo. La nostra azione non è di critica, ma cerchiamo di essere propositivi e agire per creare qualcosa che poi rimanga alla città", racconta Cioce.

Cioce spiega che non è possibile però sostituirsi alle istituzioni, che molto spesso cultura e verde non vengono molto considerati. Denuncia (in modo costruttivo) un grande bisogno di investimenti nel servizio giardini e in progetti del genere.

"Noi partiamo dal fatto che una volta che si decide di adottare un albero si porta avanti l'impegno e non si lascia il progetto abbandonato a se stesso", dice Cioce, e continua: "ci tengo molto al senso di comunità che stiamo creando tra i cittadini".

Ma che tipo di alberi vengono piantati a Roma? Come dice il professor Ferrini"L'albero giusto al posto giusto", per rispettare l'ambiente e tutelare la biodiversità.

Sul portale della fondazione Capellino viene spiegato come le specie debbano essere selezionate tenendo conto "della loro capacità di assorbimento degli agenti inquinanti, della velocità di crescita, della dimensione massima che possono raggiungere, dell'efficienza nella produzione di ossigeno e delle modifiche positive sul microclima relativamente all’evapotraspirazione del terreno non coperto da asfalto".

Inoltre è importante scegliere delle specie che non producano pollini pericolosi per i soggetti allergici.