L’orso M49 in Trentino: cattura o libertà? Scoppia il caso politico

Il presidente della Provincia autonoma di Trento Maurizio Fugatti ha lanciato un ordine di cattura per il plantigrado che da tempo provoca danni in varie zone del territorio, ma il ministro Costa non ci sta.
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Sara Del Dot 1 Luglio 2019

In Trentino, il tema “orso” si accende ogni volta che un grande plantigrado oltrepassa i confini, geografici e di comportamento, entro cui non sa di essere stato posto. E la conseguenza, in molti casi, consiste nella sua inevitabile cattura. È proprio ciò che ha deciso il presidente della Provincia autonoma di Trento, Maurizio Fugatti (Lega) per M49, un esemplare di tre anni da tempo protagonista di una serie di predazioni nelle valli Giudicarie. M49, da mesi sembra perpetrare danni ad allevatori e ai loro bestiami, ma la sua indole irrequieta era stata segnalata già lo scorso inverno, quando si trovava ancora in letargo.

A partire da febbraio 2019, Fugatti ha più volte richiesto il parere dell’Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, e il via libera del Ministero dell’Ambiente alla cattura dell’esemplare, senza mai ricevere una risposta chiara. A giugno, l’ultimatum. Poi, nel corso dell’ultima seduta della Giunta provinciale, ha dato l’ordine di cattura.

Il ministro dell’Ambiente Sergio Costa, però, non ci sta. In un lungo post su Facebook ha espresso il proprio disappunto sulla decisione arbitraria del presidente della Provincia, sottolineando il fatto che “se l’orso è considerato dannoso, cioè provoca dei danni, e quindi risarcibili, non ne è prevista la cattura. Se è pericoloso, invece, sì. La decisione da prendere sta tutta in questa domanda a cui sono i tecnici specializzati e quindi l'Ispra, che deve dare una risposta: l’orso è pericoloso per l’uomo? Si avvicinerebbe a una casa abitata? A una scuola, a un gruppo di persone in gita?”

Il botta e risposta è proseguito con la comunicazione di Maurizio Fugatti di avere, in quanto presidente della Provincia, la responsabilità della sicurezza dei propri cittadini, seguita dalla sua dichiarata intenzione di proseguire con la decisione di cattura per M49 prima che accada qualcosa di grave.

«Non si tratta di voler fare strappi, ma di prendere atto che la situazione è ormai insostenibile e che garantire la sicurezza di allevatori e cittadini in genere è un dovere primario, dal quale non ci si può sottrarre».

Il problema degli orsi, tuttavia, difficilmente è risolvibile in questo modo. Le radici della questione, infatti, risalgono agli anni Novanta, quando con il progetto Life Ursus si è voluto reintrodurre alcuni esemplari dalla Slovenia per impedire l’estinzione della specie nel territorio. Un progetto scivolato fuori controllo in pochissimi anni, dal momento che, come afferma lo stesso Fugatti, “oggi il numero di orsi in Trentino è eccessivo rispetto al numero sostenibile dal nostro territorio. Anche su questo fronte auspichiamo un intervento del Ministro”.

Gli animalisti, dal canto loro, protestano contro la decisione di Fugatti ricordando Daniza, l’orsa uccisa nel 2014 nel corso di un tentativo di cattura perché aveva aggredito un cercatore di funghi che si era avvicinato troppo ai suoi cuccioli. Le associazioni in prima linea contestano l’ennesimo esempio di cattiva gestione dei plantigradi, troppo spesso vittime dell’uomo in un territorio in cui sono stati reintrodotti proprio dall’uomo stesso.