Lucca diventa città “a misura di uomo e animali”: al via il progetto europeo In-habit

In realtà, sono coinvolte nel progetto altre tre città europee oltre a Lucca, dove l’obiettivo principale è l’elaborazione di politiche mirate partendo dal rapporto uomo-animale. Si tratta di un’iniziativa, a cura dell’Università di Pisa, che tocca diversi ambiti: dall’urbanistica all’educazione, dall’assistenza ai soggetti più deboli alla creazione di nuove opportunità di lavoro.
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Federico Turrisi 27 Settembre 2020

Alzi la mano chi non ha un cane o un gatto. Oppure chi non conosce persone che tengono animali domestici in casa. Gran parte della popolazione vive ormai nelle città, è un dato di fatto. Allo stesso tempo, sono sempre di più le famiglie che fanno entrare nella loro vita un amico a quattro zampe. La presenza degli animali è evidente in ogni contesto urbano. In un certo senso, sono anche loro degli abitanti della città. Perché allora non ripensare gli spazi pubblici e concepire politiche a tutto tondo proprio alla luce di questa constatazione?

È quello che si propone di fare un team di ricercatori dell'Università di Pisa attraverso il progetto europeo "In-habit". Il luogo in cui si sperimenteranno le nuove idee sulla convivenza uomo-animale sarà Lucca e verranno coinvolti nell'iniziativa anche lo stesso Comune di Lucca e Lucca Crea (la società che organizza la manifestazione Lucca Comics & Games).

Oltre alla città toscana, il progetto In-habit, che ha una durata di cinque anni ed è finanziato con 10 milioni di euro nell'ambito del programma europeo Horizon 2020, riguarda altre tre realtà: Cordoba (in Spagna), dove il tema centrale è incentrato sulle risorse culturali, Nitra (in Slovacchia), dove si punta a realizzare un corridoio ecologico, e Riga (in Lettonia), che si occuperà della costruzione di un hub sul cibo a partire dal preesistente mercato centrale. A Lucca invece l'attenzione si concentrerà sul rapporto tra uomini e animali e su come si può progettare una città in maniera tale da garantire il benessere di entrambi.

"Attualmente la gestione degli animali è demandata alle Asl, soprattutto per aspetti legati all'igiene urbana: quindi sterilizzazione, contrasto al randagismo, prevenzione delle malattie eccetera. La prospettiva si arricchisce se pensiamo agli animali come risorse. Lavorare sul concetto di smart city significa chiedersi in che modo le città riescono a offrire ambienti migliori dal punto di vista della qualità della vita, in particolare a livello sociale. Gli animali possono dare supporto, ma anche rappresentare un'opportunità per nuovi servizi e nuova occupazione all'interno delle città", spiega Francesco Di Iacovo, professore ordinario di Economia Agraria presso il Dipartimento di Scienze Veterinarie dell'Università di Pisa.

Come si traducono in concreto questi ragionamenti? Prima di tutto bisogna partire dall'aspetto educativo, ovvero dall'insegnare ai cittadini di tutte le fasce di età come si gestiscono in maniera corretta gli animali. Non sempre su questo punto viene posta la dovuta attenzione, e possono crearsi problemi dovuti alla compresenza di animali, in casa e fuori. Dopo di che si può ampliare lo sguardo alle politiche sociali.

"Pensiamo a come gli animali potrebbero essere valorizzati per un'interazione più attiva con gli anziani soli. Ma pensiamo anche a come potrebbero essere ridisegnati gli spazi utilizzabili da e con gli animali", prosegue il professor Di Iacovo. "Tra le varie iniziative in cantiere ci sono anche le piste «animabili», ossia percorsi urbani intelligenti per animali e padroni con piazzole di sosta. Questo progetto ha a che fare anche con le scelte urbanistiche, in un'ottica di ricucitura tra la parte centrale della città e i quartieri periferici. Il caso di Lucca è esemplare, con le sue mura che dividono in maniera netta il centro storico dal resto della città".

Lungo il percorso per andare in ufficio potremmo, per esempio, lasciare il nostro cane in un asilo o in un Rsa (in questo caso entrerebbe in gioco potenzialmente anche una strategia di pet therapy) e così non dovremmo più preoccuparci di lasciarlo da solo a casa tutto il giorno. Ma gli interventi si rivolgono anche alla politica pubblica di trasporto degli animali e, dal momento che Lucca è un centro turistico, alla politica relativa agli accessi in luoghi come negozi, alberghi, ristoranti, musei, indicando in maniera chiara dove ci sono più servizi dedicati a coloro che si muovono con un amico a quattro zampe.

In sostanza, sono due le principali direttrici su cui si muoverà il progetto di ricerca: l'approccio multidisciplinare, da una parte, e la valorizzazione delle risorse a disposizione, dall'altra. "Gli animali sono visti dai singoli o come risorsa o come fastidio. La differenza sta nel leggere il fenomeno entro una politica integrata", sostiene Di Iacovo. "La nostra ambizione è quella di elaborare una sorta di «Carta sugli animali» in città, come si fece a Milano sul cibo in occasione di Expo 2015, e offrire un esempio di politica integrata replicabile in altri contesti urbani".