L’Unione Europea spinge per l’eliminazione dei combustibili fossili nel riscaldamento entro il 2040

È quanto prevede la bozza della direttiva sulla riqualificazione degli edifici proposta dalla Commissione Europea: dal 2027 bisognerà dire addio al sostegno alle caldaie a gas. lnoltre, il 15% del patrimonio edilizio con le prestazioni energetiche peggiori di ciascuno Stato membro dovrà essere portato dalla classe G ad almeno la F entro il 2027 per gli edifici non residenziali ed entro il 2030 per quelli residenziali.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Federico Turrisi 16 Dicembre 2021

Forse navigando su Internet avrai visto titoli come "stop alle caldaie dal 2040" o qualcosa del genere. Alt, facciamo subito una premessa: niente è stato ancora deciso formalmente. Ma soprattutto il quadro è molto più complesso rispetto a quanto alcuni vorrebbero far pensare. La Commissione Europea ha proposto infatti una bozza di direttiva (che dovrà essere poi approvata dal Parlamento europeo e dal Consiglio) riguardante l'efficienza energetica degli edifici.

Un modo per guadagnare classi di efficienza energetica, come sappiamo, è quello della sostituzione delle caldaie. Attualmente, la maggior parte sono a gas. Nella bozza non si fa riferimento espressamente a un divieto per le caldaie alimentate con combustibili fossili entro il 2040, perché ci sono situazioni molto diverse tra gli Stati membri. Ma si chiede che a livello comunitario vengano introdotte delle roadmap per l'eliminazione graduale delle caldaie a gas, dando a ogni Paese quindi gli strumenti legislativi per farlo. Una misura certa sarà lo stop a partire dal 2027 al sostegno alle caldaie a gas.

C'è poi un altro aspetto da considerare: la proposta rientra in un più ampio pacchetto di misure volto a far rispettare l'impegno di ridurre del 30% le emissioni di metano entro il 2030 (il famoso Global Methane Pledge sottoscritto anche dall'Ue durante la Cop26 di Glasgow) e, più in generale, gli obiettivi di decarbonizzazione al 2030 (-55% delle emissioni rispetto ai livelli del 1990, come prevede "Fit for 55") e al 2050 (raggiungimento della carbon neutrality, come prevede il Green deal europeo).

Un altro aspetto che fa discutere è la richiesta a ciascuno Stato membro di individuare il 15% del suo patrimonio edilizio con le prestazioni energetiche peggiori per portarlo dalla classe G ad almeno la F per gli edifici non residenziali entro il 2027 e per quelli residenziali entro il 2030. A tal fine l'Ue metterà a disposizione un fondo da 150 miliardi di euro da qui al 2030. La proposta della Commissione Europea è quella di lasciare ai vari Paesi la libertà di stabilire le norme per far rispettare lo standard minimo di prestazione energetica richiesto.

"Bruxelles non vi dirà che non potete vendere la vostra casa se non è ristrutturata. Il patrimonio culturale è protetto, e le seconde case estive possono essere esentate", ha precisato in un ottimo italiano il vicepresidente esecutivo per il Green Deal europeo Frans Timmermans. "La nostra proposta non contiene alcun divieto di vendita o affitto che saranno qualificati nella classe G".

"Un sostegno finanziario – ha aggiunto – è e sarà sicuramente necessario in molti casi. Si potrà ottenere un sostegno dal governo italiano o dall'Unione Europea per aumentare il valore della propria casa e ridurre la propria bolletta energetica. Ci vuole un po' di sforzo ma sicuramente ne vale la pena. A parte il fatto che così si aiuta a ridurre le emissioni che causano circa 400 mila morti premature ogni anno in Europa". Facile a parole ma più complicata nei fatti, la transizione ecologica si basa su una serie di compromessi ed equilibrismi. L'Unione Europea vuole accelerare. Gli Stati membri, inclusa l'Italia, staranno al passo?