Mangiamo troppi avocado e la maggior parte arriva dal Sudamerica: prosciuga risorse idriche preziose

Abbiamo talmente aumentato il suo consumo negli ultimi anni, che esiste un incidente domestico chiamato “avocado hand” per indicare il taglio che ti puoi produrre alla mano quando cerchi di snocciolare questo frutto. Il 31 luglio invece è la sua Giornata mondiale. Insomma, siamo immersi in una moda che sta contribuendo a distruggere l’ambiente.
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Giulia Dallagiovanna 12 Dicembre 2020

Ti piace perché contiene tante vitamine e omega3, perché è gustoso e si abbina con tutto, e poi è pure bello da vedere. Verde, lucido, nel tuo carrello della spesa non sfigura mai: eccolo lì, l'avocado, tra il cestino dei pomodori e la busta piena di arance. Peccato che nella maggior parte dei casi, non sia cresciuto proprio dietro l'angolo. Tra i maggiori esportatori di questo frutto, che ormai non consideriamo nemmeno più esotico, troviamo Cile, Messico, Perù, Sudafrica e Kenya. Hai presente quanti chilometri ha percorso prima di arrivare fino a te? E di quanta CO2 è responsabile? Non te lo sarai mai chiesto perché ormai per te il guacamole è diventato un alimento familiare tanto quando la pizza. E il problema è proprio questo: mangiamo troppi avocado, senza nemmeno rendercene conto. Esiste addirittura una ferita che ha preso il nome di "avocado hand", perché indica un taglio più o meno grave alla mano che una persona si può provocare, se non presta attenzione quando toglie il nocciolo di questo frutto. Non credo tu abbia mai sentito parlare della pineapple hand, riferita all'ananas, o della coconut hand, per le noci di cocco. L'avocado rimane infatti il frutto esotico più importato, anche in Italia.

I primi ad utilizzare questa espressione sono stati i ricercatori della Emory University di Atlanta, in Georgia, in uno studio nel quale evidenziavano come tra il 1998 e il 2017 ci fossero stati oltre 50mila incidenti di questo tipo, ma la metà si erano verificati tutti negli ultimi 10 anni. E infatti il consumo del cibo che forse più di tutti è diventato simbolo della globalizzazione a livello alimentare è cresciuto esponenzialmente in quel periodo. Un report del dipartimento di Chirurgia Plastica e Ricostruttiva dell'Ospedale Beaumont di Dublino, pubblicato sull'Irish Medical Journal, conferma che, se nel 2002 ciascun americano mangiava al massimo 2 avocado, nel 2016 si era già passati a 7. E presentava anche il caso di un 32enne che nel pulire il frutto si era lesionato la mano al punto da aver avuto bisogno della riparazione dei nervi delle dita.

E in Italia? Nel 2019 le vendite di questo alimento e dei prodotti che lo contengono sono aumentate del 92,9% rispetto all'anno precedente. Praticamente raddoppiate in soli 12 mesi. Lo riporta la settima edizione dell'Osservatorio Immagino Nielsen GS1 Italy, che monitora i fenomeni di consumo nel nostro Paese.  È nato anche un organismo che raccoglie tutti i principali produttori di avocado del mondo, la World Avocado Organisation (WAO). E proprio il CEO, Xavier Equihua, annuncia in un'intervista come la situazione straordinaria che abbiamo vissuto nel 2020 abbia fatto letteralmente decollare le vendite: in Italia è uno degli ingredienti più richiesti nei pasti a domicilio, con una crescita del 25% rispetto allo scorso anno. E d'altronde basta farsi un giro su Instagram dove l'hashtag #avocado compare in più di 11.700 post. Insalate, tramezzini, bruschette, per il pranzo o per la colazione, siamo così abituati mangiarlo che lo inseriamo un po' ovunque.

Tutti questi numeri hanno fatto sì che il 31 luglio di ogni anno si celebri la Giornata Mondiale dell'Avocado. Praticamente a un certo punto la nostra vita si è messa a ruotare attorno a questo frutto, arrivato da oltreoceano. Sì, ma perché? Perché è risultata essere una moda vincente. Un alimento esotico, che si abbina con tutto e fa pure bene. Se pensi a un pranzo sano, probabilmente ti verrà in mente una porzione di salmone abbinata a qualche fetta sottile di avocado. Difficilmente avrai immaginato un'insalata mista con frutta di stagione e pesce del Mediterraneo. Sei stanco dei soliti piatti, vuoi provare qualcosa di nuovo, magari la stessa ricetta postata da un famoso influencer. Ed ecco come ci siamo ritrovati invasi da un alimento che soltanto i nostri genitori non avevano mai neanche preso in considerazione. Con l'aumento delle vendite, sono cresciute anche le piantagioni e contemporaneamente si è ridotto il costo della manodopera. Per questo oggi puoi permetterti di acquistarlo ogni volta che vuoi.

A mano a mano che diventava di moda, sono aumentate le piantagioni e si è ridotto il costo della manodopera: per questo oggi puoi permetterti di acquistarlo

"Gli avocado percorrono circa 15mila chilometri per arrivare sugli scaffali dei nostri supermercati, lucidati ed esposti in ordine. Per conservarsi hanno bisogno di una temperatura di cinque gradi, perciò il trasporto avviene dentro celle frigorifere. Nelle piantagioni le casse vengono caricate su grandi camion che le portano direttamente ai porti cileni, per la maggior parte Valparaíso e San Antonio, dove nella rada sostano decine di navi che aspettano il loro carico. Il viaggio per mare dura tre settimane: i cargo costeggiano il Perù, l’Ecuador, la Colombia, attraversano il canale di Panamá e poi l’Atlantico prima di arrivare in Europa, nei porti di Algeciras in Spagna o Rotterdam nei Paesi Bassi. Lì l’avocado viene stoccato per un periodo che va dai quattro ai sette giorni in celle riscaldate dove può essere usato anche l’etilene, un gas che si diffonde nei tessuti del frutto e che ne accelera artificialmente la maturazione. Quando il frutto è pronto viene spedito con i camion in Italia, dove viene venduto come se fosse stato appena raccolto, anche se ormai è passato un mese da quando è stato staccato dall’albero". Riassume così un reportage pubblicato su Internazionale nel 2017 il lungo viaggio del tuo nuovo cibo preferito.

Oggi però, obietterai tu, viene coltivato anche in Italia. Tra la Sicilia e la Calabria ci sono 500 ettari dove crescono frutti esotici, di cui il principale è naturalmente l'avocado. Arriviamo così al secondo grande problema: l'acqua. Ogni chilo prodotto ha avuto bisogno di circa mille litri di oro blu, dieci volte tanto quello che richiedono i pomodori. E lo stesso Equihua ne è al corrente, mentre fa notare che per la stessa quantità di cioccolatini ne sono serviti 17mila. Come se ci ritrovassimo spesso a scegliere tra un avocado e una pralina come ingrediente per insaporire l'insalata. Nella provincia cilena di Petorca, i fiumi si stanno prosciugando, mentre l'acqua piovana viene deviata da villaggi e altre coltivazioni per andare a nutrire le sempre più crescenti piantagioni. Questo significa anche deforestazione per far posto ai nuovi alberi e distruzione di interi habitat semplicemente per approfittare di questa nuova moda così redditizia. L'Instituto Nacional de Investigaciones Forestales, Agricolas y Pecuarias del Messico certificava che nel 2012 andavano già persi 690 ettari ogni anno.

E nel nostro Paese potrebbe accadere qualcosa di simile? Mentre il cambiamento climatico è ormai evidente a tutti e la siccità diventa un problema sempre più presente, siamo proprio sicuri che sia saggio investire in frutti che assorbono così tante risorse idriche? Le alternative sane, o "healthy" che rende tutto più fashion, ci sono e su Ohga te ne avevamo già parlato. Se c'è qualcosa che questo 2020 ci ha insegnato, è che non possiamo più permetterci di ignorare il Pianeta.