
Il Mar Adriatico si è nuovamente tinto di verde a causa di una fioritura algale intensa, favorita da temperature marine superiori alla media e dalle forti piogge delle ultime settimane. Le precipitazioni hanno aumentato il deflusso dei fiumi in mare, alterando l’equilibrio salino e creando condizioni ideali per la proliferazione di alghe.
Il fenomeno riguarda soprattutto le coste dell’Adriatico centro-settentrionale, con maggiore incidenza in Emilia-Romagna (da Ravenna al Delta del Po), Veneto e nord delle Marche, in particolare nella provincia di Ancona.
Le acque verdognole dell’Adriatico sono chiaramente visibili anche dalle immagini satellitari del satellite Sentinel-3 del programma Copernicus. Le fotografie mostrano un forte contrasto tra le zone interessate dalla fioritura algale e quelle di mare ancora blu profondo.
Secondo il meteorologo Michele Cicoria, oltre alla colorazione verdastra sono già comparse le prime chiazze di mucillagine. Le temperature dell’acqua superiori anche di 5 °C rispetto alla media stagionale, insieme al maggiore apporto di acqua dolce dai fiumi, hanno creato condizioni favorevoli alla crescita accelerata di microalghe e cianobatteri.
La fioritura algale (o "bloom algale") è un fenomeno naturale che si verifica quando la crescita delle microalghe aumenta rapidamente a causa di:
I cianobatteri, erroneamente chiamati alghe verdi-azzurre, sono tra i principali responsabili di queste colorazioni. Il verde deriva dalla clorofilla a, pigmento usato per la fotosintesi. In altri casi, si osservano colorazioni rosse o marroni, dovute alla fitoeritrina, altro pigmento fotosintetico.
La fioritura verde ha colpito principalmente:
Nelle immagini satellitari elaborate dallo spettrometro MODIS del satellite Aqua della NASA, la concentrazione di clorofilla in mare tra l’1 e l’8 maggio 2025 ha raggiunto valori fino a 20 mg/m³ nelle zone costiere in rosso intenso.
Il colore verde del Mar Adriatico è la conseguenza visibile di un delicato equilibrio ambientale alterato da fattori climatici e idrologici. Anche se è un fenomeno naturale, la sua frequenza e intensità crescente potrebbe essere un segnale degli effetti del cambiamento climatico e dell’impatto delle attività umane sugli ecosistemi marini.