Marianna Tonelli: 18 anni, il volontariato e la voglia di cambiare le cose per davvero

Ogni venerdì, a Udine, circa quaranta ragazzi di diverse età si ritrovano in piazza per il Climate Strike, ma non si limitano a mostrare cartelli e gridare slogan. Puliscono l’area dall’immondizia, organizzano workshop, formulano proposte da presentare alla pubblica amministrazione per rendere la città più verde. Marianna Tonelli ha 18 anni, fa volontariato e in piazza ci va ogni settimana. Perché, proprio come i suoi coetanei, vuole che in questo mondo ci sia un futuro anche per lei.
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Sara Del Dot 19 Aprile 2019

Deve ancora fare l’esame di maturità, Marianna Tonelli, ma le idee le ha già chiare da un pezzo. A soli 18 anni si impegna quotidianamente per sensibilizzare gli altri e incentivare il rispetto delle persone e dell’ambiente da parte dell’intera cittadinanza. All’ultimo anno del liceo artistico Sello di Udine, ha già avviato una raccolta firme per introdurre la raccolta differenziata nella sua scuola e svolge attività di volontariato in una Casa per le donne. Da alcuni mesi, poi, fa anche parte del movimento Fridays for Future con cui ogni venerdì scende in piazza. E non solo per lanciare slogan.

Marianna, da dove nasce la tua passione per l’ambiente e le tematiche sociali?

Mi sono dedicata attivamente alle battaglie ambientali di recente, da quest’anno, ma il mio interesse e la sensibilità ci sono sempre stati, sin da quando ero piccola. Ho sempre avuto la passione per gli animali, sono vegetariana da quando frequento le superiori. A scuola ho iniziato a occuparmi di queste tematiche in modo più intenso, proponendo una raccolta firme per la raccolta differenziata che ancora nel nostro istituto manca e speriamo che presto venga introdotta.

Cosa ti ha fatto avvicinare al movimento Fridays for Future?

Un ragazzo della mia scuola, Aran Cosentino, era già in contatto con il coordinamento nazionale. Vedendomi così impegnata nella raccolta firme per la raccolta differenziata a scuola ha deciso di contattarmi per rendermene parte. Io conoscevo già Greta, avevo già visto i suoi video in Rete e sui social, però non mi ero ancora informata così bene. Da quel momento invece ho iniziato a documentarmi su cosa sta succedendo al nostro mondo e mi sono preoccupata a tal punto che il venerdì successivo ero a manifestare in piazza. Perché questo è un problema che non può più essere ignorato. Fino a ora ho fatto circa una decina di scioperi con altri quaranta ragazzi, a cui spesso si aggiungono persone nuove.

Che attività svolgete durante i Climate Strikes?

Nel corso degli scioperi svolgiamo anche altre attività, come ad esempio alcuni workshop. Due venerdì fa ci siamo divisi in gruppi e ogni gruppo ha formulato dieci proposte per il Comune di Udine per rendere più verde la città. La settimana successiva abbiamo quindi presentato al Sindaco circa cinquanta idee per migliorare l’ambiente in cui viviamo. Un’altra volta ci siamo divisi in due gruppi per età e abbiamo riproposto l’esperimento del video di Ohga, quello dei disegni. È andata molto bene perché non se l’aspettavano e almeno abbiamo tenuto tutti impegnati facendo cose nuove e coinvolgenti. Diciamo che per ora ci limitiamo a porre questioni al Comune e alla Regione. Però abbiamo fatto anche azioni concrete, come pulire la Piazza della Libertà raccogliendo 3 chili e mezzo di spazzatura in un paio d’ore. Noi vogliamo dare un segnale del genere.

Com’è composto il movimento di Udine?

Siamo un gruppo eterogeneo, andiamo dai 15 anni fino ai 50. Diciamo che però lo spazio è riservato ai ragazzi e gli adulti danno il loro sostegno fornendoci tutto quello che ci serve. È un contributo fondamentale, senza di loro non riusciremmo a realizzare gran parte delle attività perché gli adulti sono quelli che hanno esperienza, ci danno il loro supporto e le conoscenze che noi non possiamo avere.

E i tuoi genitori cosa dicono?

I miei genitori sono assolutamente a sostengo dell’iniziativa. Proprio ieri sono andata con mio papà a sentire una conferenza in cui parlava anche Luca Mercalli e alla fine mi ha detto che è interessante sentir parlare di queste cose. Perché anche se molte si conoscono già, è il prenderne coscienza che non è ancora naturale. Mia mamma è addirittura scesa in piazza con noi qualche volta.

Secondo te questo movimento cosa può fare davvero? Voi giovani potete cambiare le cose?

Io personalmente sento tutto il peso della responsabilità che gli adulti ci stanno scaricando sulle spalle. Penso che questa sia una grossa ingiustizia che non dovrebbe essere subita a bocca chiusa. Quello che noi giovani possiamo fare scendendo in piazza è proprio denunciare questa ingiustizia e chiedere che ci venga data la possibilità di avere un futuro con delle azioni concrete. Perché continuando a negare non si va da nessuna parte, bisogna mettere da parte un po’ di interessi economici e il pensiero della crescita per avviarci verso un altro percorso che sia più sostenibile e che garantisca la sopravvivenza dell’umanità. Io comunque penso che tutti si sono resi conto che il 15 marzo scendendo in piazza l’abbiamo fatta, la differenza. Qualcosa si sta muovendo, perché un milione e mezzo di studenti in tutto il mondo non passano inosservati.