Mauritius, trovati morti 17 delfini. Greenpeace denuncia: “Colpa dello sversamento di petrolio”

Per Greenpeace Africa non ci sono molti dubbi: se la causa dei macabri ritrovamenti è veramente da attribuire al carburante fuoriuscito dalla petroliera giapponese MV Wakashio, occorrono indagini indipendenti per individuare e punire i responsabili del disastro ambientale.
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Federico Turrisi 28 Agosto 2020

Le immagini della petroliera giapponese MV Wakashio incagliata lungo una barriera corallina al largo di Pointe d’Esny, nelle isole Mauritius, ci hanno lasciato sgomenti. L'incidente, avvenuto lo scorso 25 luglio, ha determinato infatti lo sversamento di oltre mille tonnellate di carburante in un'area caratterizzata da una ricchissima biodiversità. E adesso potremmo vedere le dirette conseguenze sull'ambiente e, in particolare, sulla fauna marina.

Questa settimana in alcune spiagge delle Mauritius sono stati ritrovati spiaggiati nel giro di poche ore 17 cetacei; ma si teme che il numero possa aumentare. Molti di questi erano già senza vita, mentre altri erano agonizzanti e sono morti poco dopo il ritrovamento. Secondo l’Ong francese Globice Réunion, che sta collaborando con il governo di Mauritius nelle operazioni di bonifica, si tratterebbe principalmente di peponocefali (Peponocephala electra), specie di delfino che vive generalmente in grandi gruppi al largo delle coste.

Secondo le testimonianze le carcasse degli animali puzzavano di carburante. Ragion per cui gli ambientalisti hanno il forte sospetto che la causa della morte dei delfini sia da ricondurre alla fuoriuscita di petrolio provocata dalla nave cargo giapponese. Inoltre, ritrovamenti di questo genere nelle isole Mauritius sono piuttosto rari: l'ultimo caso di un cetaceo trovato morto sulla spiaggia risale al maggio 2019.

Greenpeace Africa sottolinea la necessità di fare luce su quanto sta accedendo e chiede che vengano avviate indagini indipendenti per verificare che la causa sia effettivamente da attribuire allo sversamento di carburante. Se dovesse essere confermata questa ipotesi – sottolinea l'organizzazione ambientalista – i responsabili devono essere perseguiti.

Nella giornata di mercoledì, durante una conferenza stampa il ministro della pesca mauriziano, Sudheer Maudhoo, ha affermato che in una prima autopsia condotta su due cetacei finora non è stata rilevata alcuna traccia di petrolio e sono stati trovati morsi di squalo; ha però ammesso che sono necessari ulteriori accertamenti per identificare la causa della morte degli animali. Sta di fatto che l'incidente avvenuto a largo delle isole Mauritius rappresenta una grave minaccia agli equilibri dell'ecosistema locale, mettendo a rischio la vita non solo di pesci e mammiferi marini ma anche degli stessi abitanti dell'arcipelago, la cui economia è fortemente dipendente dalla pesca.