Meglio la moka o l’espresso in capsule? Il paradosso ambientale che non ti aspetti

La moka, con la sua semplicità e il suo aroma inconfondibile, è stata per decenni la regina delle nostre cucine. Ma l’avvento delle capsule ha rivoluzionato il modo di preparare il caffè, promettendoci comodità e velocità in cambio di pochi secondi. Qual è però il prezzo da pagare per questa praticità?
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In questo articolo, viaggeremo nel mondo del caffè, svelando i segreti nascosti dietro la moka e le capsule. Analizzeremo il loro impatto ambientale, confrontandolo con quello di altri metodi di preparazione del caffè, e scopriremo quale sia la scelta più sostenibile per la nostra pausa caffè. La verità, come spesso accade, non è così scontata…

Moka vs Capsule: il paradosso ambientale

Intuitivamente avresti detto che le capsule inquinano di più quanto “usa e getta”, invece un team di ricerca dell’Università del Quebec ha scoperto che il caffè in capsula inquina meno del caffè preparato con la moka, anche considerando i rifiuti di plastica o alluminio.

Questo perché il quantitativo di caffè presente in una capsula è di circa 14 grammi, mentre quello di una moka per una persona è di 25 grammi e circa il doppio dell’acqua necessaria.

Le capsule di caffè, quindi, vincono come l’opzione più ecologica perché garantiscono che venga utilizzata la quantità ottimale di caffè e acqua.

L'impatto ambientale e sociale della produzione del caffè

Dietro ogni tazzina di caffè  si nasconde un mondo complesso, con implicazioni significative per l'ambiente e le comunità  produttrici. La coltivazione del caffè, sebbene affascinante, ha un impatto ambientale non indifferente:

  • Deforestazione e perdita di biodiversità: per far spazio alle piantagioni, spesso si ricorre alla deforestazione, causando la perdita di habitat naturali e la messa a rischio di numerose specie vegetali e animali. Un esempio emblematico è quello del caffè arabica, che predilige zone montane ad alta biodiversità.
  • Sfruttamento delle risorse idriche: la coltivazione del caffè richiede un notevole consumo di acqua, con stime che parlano di circa 140 litri per una tazza di espresso. Questo può portare a stress idrico nelle aree già colpite da siccità , creando tensioni tra le comunità  locali per l'accesso a questa risorsa vitale.
  • Uso di pesticidi e fertilizzanti: l'agricoltura convenzionale del caffè spesso fa ampio uso di pesticidi e fertilizzanti chimici, che possono inquinare il suolo e le falde acquifere, con conseguenze negative sulla salute umana e sugli ecosistemi.
  • Condizioni di lavoro precarie: i lavoratori delle piantagioni di caffè, spesso migranti e donne, sono spesso sottopagati e costretti a lavorare in condizioni di lavoro precarie e pericolose, con esposizione a pesticidi e lunghi orari di lavoro. Infatti, secondo Fairtrade, i piccoli agricoltori producono il 60% del caffè a livello mondiale ma circa la metà di loro vive in povertà; e un quarto in condizioni di povertà estrema. I produttori trattengono solo l’1% del prezzo finale del caffè, cioè per una tazza di caffè che costa 4 dollari gli agricoltori guadagnano circa 0,04 dollari.

Rifiuti e soluzioni alternative

La vera questione, quindi, non risiede solo nella scelta tra moka e capsule, quanto piuttosto nella quantità di caffè impiegata per preparare una singola tazzina.

Se da un lato le capsule e le cialde dosano automaticamente la quantità  corretta, dall'altro la moka spesso porta a un consumo eccessivo, con conseguenti sprechi e un maggior impatto ambientale.

Tuttavia, l'attenzione non può prescindere dall'imballaggio. Le capsule, pur rappresentando un problema significativo, con circa 576.000 tonnellate di rifiuti già  accumulati, stanno evolvendo verso soluzioni più ecocompatibili come: capsule monomateriali riciclabili, cialde compostabili e persino capsule svuotabili e riutilizzabili.

Inoltre, l’economia circolare offre ulteriori soluzioni. I fondi di caffè, anziché essere gettati, possono essere riutilizzati come scrub naturale per la pelle, fertilizzante per le piante o addirittura repellente contro zanzare e vespe.

Cosa puoi fare per ridurre l'impatto ambientale del caffè

Acquistare caffè sostenibile è il primo passo per ridurre l'impatto ambientale e sociale della sua produzione.
In Italia, le certificazioni più diffuse sono Fairtrade e Rainforest Alliance, che garantiscono standard di produzione etici e rispettosi dell'ambiente.

Fairtrade si concentra su un prezzo equo per i produttori e su standard socio-economici e ambientali rigorosi. Rainforest Alliance pone l'accento su pratiche agricole sostenibili e sulla riduzione dell'impatto ambientale.

Inoltre, per una maggiore trasparenza, l'UE ha introdotto una direttiva contro il greenwashing, garantendo che le aziende comunichino in modo veritiero e corretto le loro pratiche.

Ecco alcuni consigli per un consumo di caffè più consapevole:

  • Riciclare correttamente le capsule: separare il contenitore dal caffè e conferirli negli appositi flussi di raccolta differenziata. Alcune aziende permettono la restituzione delle capsule usate presso i punti vendita.
  • Scegliere capsule compostabili o riutilizzabili: un'alternativa più ecologica alle capsule tradizionali.
  • Optare per caffè macinato: permette di dosare la quantità  desiderata, evitando sprechi.
  • Prediligere caffè da agricoltura biologica: riduce l'impatto ambientale escludendo l'uso di pesticidi e fertilizzanti chimici.
  • Ridurre il consumo: bere meno caffè significa diminuire la domanda e, di conseguenza, l'impatto ambientale e sociale della sua produzione.

Ricorda: ogni scelta, anche la più piccola, può fare la differenza per un futuro più sostenibile.

Questo articolo fa parte della rubrica
Ecologista, gattara, amante degli sport estremi: praticamente una strega.   Dopo la laurea triennale in Economia Aziendale mi sono chiesta come altro…