Microplastiche nei tessuti di balene e delfini: una ricerca mette in guardia sulla salute dei mari

Un recente studio ha svelato che le microplastiche sono state trovate nei mammiferi marini, inclusi balene, delfini e foche. Questa scoperta è un’ulteriore prova della grave minaccia che la plastica rappresenta per l’ambiente marino.
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Roberto Russo 30 Agosto 2023

Un studio ha rivelato che oltre 170 migliaia di miliardi di frammenti di plastica inquinano le acque marine del nostro pianeta. Questa enorme quantità di rifiuti galleggia in superficie, causando gravi danni all'ambiente marino. Ma il problema non si ferma qui: questi frammenti di plastica vengono frequentemente ingeriti dagli animali marini, creando, così, una catena di contaminazione che minaccia l'intero ecosistema oceanico (e finiscono anche nei nostri piatti).

La ricerca, dal titolo Microplastiche nel grasso degli animali marini, nel “melone” e in altri tessuti: evidenze di traslocazione, pubblicata su Environmental Pollution ha svelato che microplastiche sono state rilevate nei polmoni e nei tessuti adiposi di ben due terzi dei mammiferi marini esaminati.

I mammiferi marini – si legge nel report – consumano grandi quantità di particelle di microplastica, probabilmente attraverso il trasferimento trofico (cioè attraverso prede che hanno consumato plastica) e il consumo diretto dall'acqua di mare o dai sedimenti". A riprova di ciò, gli studiosi hanno riscontrato la presenza di microplastiche nello stomaco, nel tratto gastrointestinale e nelle feci di cetacei e pinnipedi.

Cosa ha evidenziato lo studio

I campioni analizzati in questa ricerca provenivano da 32 animali che sono stati catturati o arenatisi tra il 2000 e il 2021 lungo le coste dell'Alaska, della California e della Carolina del Nord. La plastica ha una particolare affinità per i grassi, il che significa che viene attratta dai depositi di grasso presenti nei mammiferi marini, come le balene e i cetacei. Questi animali accumulano grasso sottocutaneo, hanno il cosiddetto "melone" sulla fronte e cuscinetti di grasso nella mascella inferiore, tutti luoghi dove le microplastiche tendono a concentrarsi.

Lo studio ha anche esaminato i tessuti polmonari degli animali, rivelando la presenza diffusa di microplastiche ovunque. Questi frammenti avevano dimensioni che variavano da 198 a 537 micrometri, molto più piccoli di un capello umano, che di solito misura circa 75 micrometri.

Il prossimo passo della ricerca sarà quello di condurre test tossicologici su linee cellulari coltivate a partire dai tessuti di balene sottoposte a biopsie. Questo ci permetterà di comprendere meglio quanto sia pericolosa la presenza di plastica nei tessuti degli animali marini e le possibili implicazioni per la salute dell'ecosistema oceanico.

La situazione è grave, ma la ricerca continua a illuminare il cammino per affrontare questa crescente minaccia per i nostri mari e per la vita marina.