Migliora la qualità dell’aria in Italia rispetto al 1990: il principale problema rimane il riscaldamento

L’Ispra ha fotografato la situazione italiana del periodo 1990-2018 per quanto riguarda l’inquinamento atmosferico: emerge che le emissioni di gas serra sono diminuite del 17% rispetto al 1990, quelle di ossidi di azoto (la cui principale fonte di emissioni è il traffico veicolare) del 71%. L’unico settore ad aumentare le proprie emissioni è il riscaldamento.
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Federico Turrisi 23 Aprile 2020

In questi giorni, soprattutto se vivi in una città della pianura padana, avrai sicuramente notato che si respira aria più pulita. Il motivo è legato al fatto che la maggior parte di noi è a casa per via delle misure imposte dalle autorità per limitare la diffusione del coronavirus SARS-CoV-2. Una situazione del tutto particolare, dunque. Ma qual è, più in generale, lo stato dell'inquinamento atmosferico in Italia negli ultimi trent'anni? Dall'Italian emission inventory 1990-2018 recentemente pubblicato dall'Ispra (l'Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale) emergono luci e ombre.

Nel periodo 1990-2018 le emissioni di gas serra in Italia sono calate del 17%

La buona notizia è che il trend delle emissioni di gas serra è in calo: nel 2018 sono diminuite del 17% rispetto al 1990, passando da 516 a 428 milioni di tonnellate di CO2 equivalente. Questo è accaduto grazie soprattutto alla crescita della produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili e all’incremento dell’efficienza energetica nei settori industriali.

Anche le emissioni del settore agricolo, che costituiscono il 7% delle emissioni di gas serra (circa 30 milioni di tonnellate di CO2 equivalente, di cui quasi l'80% proviene dagli allevamenti) fanno registrare un -13%. Aumentano invece del 5,6% le emissioni derivanti dalla gestione e dal trattamento dei rifiuti.

Per quanto riguarda il PM10, il riscaldamento è la principale fonte di emissione nel 2018, contribuendo per il 54% del totale. Non solo. Il settore, con un +41%, è l’unico che aumenta le proprie emissioni a causa della crescita della combustione di legna per il riscaldamento domestico. Calano invece di oltre il 60% quelle prodotte dal traffico veicolare, che nel 2018 ha rappresentato il 12% del totale delle emissioni di particolato.

Interessante è anche dare un'occhiata al dato relativo agli inquinanti atmosferici. Gli ossidi di azoto, la cui principale fonte di emissioni è il trasporto su strada (circa il 43% nel 2018), mostrano una riduzione complessiva del 68% nel periodo 1990-2018, passando da 2.123 Gg a 669 Gg. Anche in questo caso, però, il riscaldamento è in controtendenza e fa registrare un +36% sulle emissioni di NOx. Insomma, ridurre la circolazione di veicoli inquinanti è cosa e buona giusta, ma bisogna lavorare molto anche per rendere il riscaldamento più efficiente e meno impattante dal punto di vista ambientale.