Nelson Mandela International Day: chi è l’uomo che ha segnato la fine dell’apartheid in Sudafrica

Il 18 luglio è il Nelson Mandela International Day, la giornata di festa internazionale dedicata alla memoria dell’uomo che liberò il popolo sudafricano dalla segregazione razziale e portò in tutto il mondo un messaggio di speranza e umanità per tutti gli oppressi.
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Sara Del Dot 18 Luglio 2019

Un simbolo, un’icona, il ritratto di un leader che non abbandonò mai il proprio popolo nel suo percorso verso la conquista della libertà. Nelson Rolihlahla Mandela è stato il primo uomo di colore a ricoprire la carica di presidente sudafricano, dopo aver ricevuto un premio Nobel per la Pace e aver posto fine all’apartheid, la segregazione razziale dei neri in Sudafrica. Il tutto trascorrendo 27 anni della propria vita nella cella di un carcere.

Figlio di un capo tribù, Nelson Mandela nacque a Mvezo, un piccolo villaggio del sud est sudafricano, il 18 luglio 1918. Intraprese gli studi nelle scuole riservate agli studenti di colore e si laureò in giurisprudenza.

La sua predisposizione politica era già evidente, tant’è che dal 1944 fu cofondatore e membro dell’ANC, l’African National Congress, intraprendendo il proprio percorso nella politica attiva e avviando la lotta contro l’apartheid, la segregazione razziale delle persone di colore vigente in quegli anni in Sudafrica. Una lotta che non lo avrebbe mai più abbandonato. Cominciarono le proteste, a cui conseguirono diversi arresti. E la situazione iniziò a precipitare.

Nel 1960, avvenne il massacro di Shaperville, in cui la polizia uccise 69 manifestanti e a seguito del quale il regime allora vigente decise di dichiarare fuorilegge l’ANC. A quel punto, Mandela e i suoi compagni appoggiarono la lotta armata.

Esseri liberi non significa rompere le catene ma vivere in modo tale da rispettare e accentuare la libertà altrui.

Nel 1964, iniziò un’altra parte della vita di Nelson Mandela. Il leader sudafricano, infatti, fu condannato all’ergastolo con l’accusa di aver progettato di rovesciare il governo con la forza e venne rinchiuso in un carcere di massima sicurezza sull’isola di Robben Island, a Città del Capo. Lì rimase per 27 anni, senza però essere mai dimenticato. Anzi. La sua fama di martire del razzismo e liberatore del popolo, grazie anche al suo rifiuto della proposta di scarcerazione in cambio della rinuncia alla lotta armata, crebbe sempre di più fino a obbligare il nuovo presidente sudafricano Frederik Willem de Klerk a concedergli la grazia restituendogli la libertà. Era il 1990 e Mandela aveva 71 anni.

Tornato finalmente uomo libero, divenne presidente dell’ANC e riuscì a ottenere un compromesso con de Klerk per la realizzazione di una Convenzione per un Sudafrica democratico. Un accordo storico, che avrebbe posto le basi per un nuovo Stato più giusto ed egualitario e che fruttò a entrambi i leader un Premio Nobel per la Pace nel 1993.

Nel 1994, ci fu una svolta storica. Tutti i cittadini votarono alle prime elezioni democratiche del Sudafrica e Nelson Mandela divenne il primo presidente di colore del Paese, alla guida dell’ANC. La segregazione razziale era ufficialmente finita e Mandela aveva raggiunto l’obiettivo che aveva perseguito per tutta la vita. Un Sudafrica più giusto, in cui tutti avevano pari diritti e potessero sentire di appartenervi senza differenze.

Nelson Mandela morì nel 2013 a Johannesburg. Nel corso della sua vita si sposò tre volte ed ebbe 6 figli e 21 nipoti.