Tassonomia Ue sugli investimenti sostenibili, il giorno dopo. Cosa può cambiare nel percorso verso la neutralità climatica europea

Dopo il voto europeo che ha confermato ‘sostenibili’ gli investimenti in gas e nucleare, governi e associazioni ambientaliste iniziano a reagire alla decisione. In ballo è il futuro della transizione ecologica europea, che potrebbe essere frenata da quanto avvenuto ieri. Soprattutto se miliardi di euro che potrebbero essere utilizzati per incrementare la produzione di energia da fonti rinnovabili verranno investiti in altro modo.
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Michele Mastandrea 7 Luglio 2022

Nella giornata di ieri il Parlamento Europeo ha dato il via libera alla Tassonomia Ue sugli investimenti sostenibili. Come ormai saprai, si è deciso di considerare ‘green' anche quelli in merito a gas e nucleare, scatenando comprensibili polemiche.

Oggi, nel day after di questo controverso voto, ci si interroga sulle sue conseguenze. Alcuni Paesi dell'Unione Europea hanno iniziato a muoversi per sfruttare le ricadute dell'esito parlamentare. C'è poi chi non si arrende, e intende bloccare la decisione. Anche per via giudiziaria.

La reazione di Stati e società civile

La prima mossa l'ha fatta la Francia, che ha deciso oggi di nazionalizzare al 100% la compagnia energetica Edf. Un'azienda in forte debito, in particolare per i problemi e i costi dello sviluppo dei suoi progetti per centrali nucleari di nuova generazione. La decisione annunciata ieri dal governo transalpino è probabilmente figlia del voto europeo, dato che investire nel nucleare potrà essere considerato sostenibile.

Altri governi però considerano totalmente contrario ai loro interessi il voto di ieri. È il caso di Austria e Lussemburgo, che starebbero pensando di fare causa addirittura alla Commissione Europea, portando l'ente guidato dalla Von der Leyen davanti alla Corte di Giustizia. E a non arrendersi sono anche le principali associazioni ambientaliste internazionali. Sia il Wwf che Greenpeace hanno annunciato di voler valutare azioni legali, con l'obiettivo di bloccare la decisione.

Sembra aprirsi un contrasto politico di cui sarà difficile prevedere l'esito. Bisognerà capire innanzitutto come dei giudici potranno valutare la sostenibilità o meno di gas e nucleare. Un tema molto complesso, soprattutto se si pensa che la Tassonomia prevede le due fonti come ‘di transizione‘ verso le rinnovabili, e non dunque come obiettivi di lungo periodo. La rinuncia al carbone in favore del gas potrebbe infatti, in termini relativi, essere anche considerata positiva da una Corte dal punto di vista ambientale, nonostante esistano alternative migliori.

I rischi per la transizione alle rinnovabili

Il problema principale è ora il futuro a breve termine della transizione ecologica: la paura è che si vada a perdere tempo e sprecare denaro, e che la decarbonizzazione significhi investimenti in fonti comunque inquinanti o pericolose dal punto di vista sanitario. Alcune controindicazioni del voto di ieri sembrano però essere evidenti.

Dichiarare sostenibili gli investimenti nelle due fonti sotto esame potrebbe significare infatti che miliardi di euro prenderanno quella direzione. Per il mondo della finanza potrebbe diventare attrattivo sovvenzionare lo sfruttamento di nuovi giacimenti di gas, che come sai è uno dei principali responsabili dell'effetto serra. Oppure, spostando l'attenzione sul nucleare, molti fondi potrebbero essere investiti in ricerca su centrali di nuova generazione. Come appunto ha in mente la Edf, anche se al momento però non si sa se quei progetti saranno mai realizzati.

Si tratta di finanziamenti di miliardi e miliardi di euro che potrebbero essere altrimenti convogliati su ricerca, sviluppo e investimenti in fonti rinnovabili. Fonti la cui affidabilità è ormai evidente, i cui costi sono già oggi in netta discesa e che non hanno il problema della produzione di scorie o di emissioni di gas serra. L'unica cosa che servirebbe è una veloce attuazione di investimenti in impianti diffusi o su larga scala, investimenti che però potrebbero dopo il voto di ieri andare da altre parti. Non certo una notizia positiva.