Obiettivo 1.5° C riconfermato dai leader mondiali sia alla Cop27 che al G20 di Bali

Attualmente la promessa di contenere l’aumento della temperatura entro 1.5°C sembra essere salva. L’obiettivo è stato riconfermato sia dai leader delle Nazioni Unite che dai Capi di Stato delle nazioni del G20.
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Francesco Castagna 16 Novembre 2022

Abbiamo appena superato gli otto miliardi di persone sulla Terra e siamo in piena crisi climatica. Due eventi contrastanti che però ci mettono davanti a un unico grande interrogativo: è ancora possibile ritardare l'obiettivo di contenimento dell'aumento della temperatura entro 1.5°C? La risposta chiaramente è no. Non solo perché già con l'attuale aumento della temperatura saremo esposti a eventi climatici disastrosi, ma anche perché, con l'aumento della popolazione, per i leader mondiali non è più un'opzione dover preparare delle risposte globali alla minaccia dei cambiamenti climatici, portando avanti politiche di sviluppo sostenibile.

Più volte è stata paventata l'ipotesi di abbandonare l'obiettivo 1.5° per "cedere" al 2°C, ma ora, secondo quanto riporta il Think Thank Ecco Climate "i leader G20 hanno ribadito la necessità rivedere gli impegni nazionali esistenti per allinearli agli obiettivi dell’Accordo di Parigi. Attualmente tutti i piani climatici ci vedono sulla strada dei 2,4°C entro il 2100″.

Per questo motivo i leader delle Nazioni Unite si sono impegnate a rispettare il limite di 1,5°C. Solo in questo modo sarà possibile contenere l'impatto che avranno gli effetti del cambiamento climatico sul Pianeta. Questo impegno, che fortunatamente è stato condiviso anche dalla Cina, aspettava soltanto di trovare una riconferma al G20 di Bali. E così è stato, tant'è che i leader internazionali hanno riconosciuto senza più ambiguità alcuna questo obiettivo.

Come sappiamo però, basandoci anche su quanto riporta l'IPCC, "Gli impegni degli Stati per ridurre le proprie emissioni di gas serra non sono al momento in linea con l’obiettivo di limitare il riscaldamento globale a 1,5°C". E questo è un problema, perché già adesso con l'aumento della temperatura globale di 1°C stiamo assistendo alla riduzione della barriera corallina; lo scioglimento dei ghiacci; l'innalzamento del livello del mare; la perdita di biodiversità; precipitazioni estreme e ondate di calore e un calo della resa dei raccolti agricoli.

Qualcuno potrebbe pensare che mezzo grado non porterebbe a un cambiamento significativo a livello globale, sbagliando. L'IPCC avverte che con mezzo grado in più ci sarebbe il "+70% di fiumi esondati, mancanza di acqua per il doppio della popolazione, e l'Artico senza più ghiaccio durante l'estate. Questi sono gli scenari descritti dal Ipcc Special Report sul Riscaldamento Globale di 1.5.

Dalle affermazioni dei leader degli Stati membri delle Nazioni Unite e del G20 sembra quindi non esserci più spazio per l'utilizzo di nuovi combustibili fossili nell'economia globale. Modelli economici e finanziari dovranno necessariamente cambiare con un ritmo ancora più accelerato.

E i prossimi anni saranno fondamentali, ne mancano sette per il raggiungimento degli obiettivi previsti e bisogna mettere in atto i Percorsi di Sviluppo Resilienti al Clima (Climate-Resilient Development Pathways – CRDPs), che, come segnala l'IPCC "offrono possibilità di realizzare un futuro che sia allo stesso tempo equo e a basso contenuto di carbonio".

A segnalare una situazione di estremo ritardo è soprattutto il Climate Change Performance Index 2023, ovvero lo strumento utilizzato anche dalle Nazioni Unite per favorire la trasparenza delle politiche climatiche nazionali e internazionali. Anche nel report di quest'anno il podio è vuoto, per quanto riguarda prestazioni climatiche di 59 Paesi e dell'UE è vuoto, il che significa che nessuno dei 60 maggiori emettitori attualmente è su una traiettoria dove l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura entro 1.5°C.