Cop27: inizia il secondo tempo. Tutti i nodi da sciogliere ancora sul tavolo: i Paesi ricchi non cedono

Di cosa si è parlato e di cos’altro si discuterà in questa seconda settimana della Cop27? Ecco un recap dei temi chiavi su cui stanno discutendo i delegati delle Nazioni Unite.
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Francesco Castagna 15 Novembre 2022

Lunedì 14 novembre 2022, inizia la seconda settimana di lavori alla Cop27. A Sharm el-Sheikh i delegati delle Nazioni Unite stanno cercando di portare a casa un testo in grado di rappresentare al meglio la sintesi tra le richieste dei Paesi meno sviluppati e quelle delle potenze mondiali.

Come ti avevamo già spiegato precedentemente, tutto ruota intorno a un fondo cruciale: il Loss and Damage. Un finanziamento che per molti dovrebbe essere a fondo perduto. Purtroppo, secondo le ultime dichiarazioni degli Stati europei e dei delegati degli Stati Uniti, non ci sarebbe ancora un accordo proprio perché questi Paesi ritengono di aver fornito abbastanza soldi e che sia più necessario lavorare alla mitigazione e all'adattamento dei Paesi ai cambiamenti climatici, oltre che al mantenimento degli obiettivi fissati con gli Accordi di Parigi.

La soluzione più appetibile  per i Paesi più sviluppati sarebbe invece quella di uno scudo globale contro i rischi climatici, proposto dalla Germania. La misura si chiama "Global Shield", lanciato ufficialmente il 14 novembre 2022 alla conferenza sul clima COP27.

Cos'è il Global Shield

Un meccanismo che dovrebbe essere in grado di migliorare significativamente l'efficienza degli aiuti umanitari. Assicurazioni e supporto sociale per snellire la burocrazia e incanalare i fondi dei donatori in maniera più rapida ai progetti. Risultato: tagli agli spechi, lotta alle inefficienze e stop ad aiuti-copia. Almeno secondo quanto si aspettano i Paesi più ricchi.

I disastri legati al clima hanno un impatto devastante soprattutto sulle popolazioni povere. Spesso non hanno i mezzi per proteggere se stessi, le loro case, i loro campi o le loro aziende da condizioni meteorologiche estreme e possono perdere tutti i loro beni quando si verifica un disastro. -SVENJA SCHULZE Ministro federale della Cooperazione economica e dello sviluppo

Non è un caso che una proposta del genere parta dalla Germania, che nel 2022 ha avuto la presidenza del G7. È proprio durante il summit delle sette economie mondiali che la Germania ha ricordato come i Paesi più ricchi abbiano reso vulnerabili gli altri Paesi, che ora hanno bisogno di un sostegno maggiore al fine di affrontare le perdite legate agli effetti della crisi climatica. Olaf Scholz ha annunciato che la Germania è pronta a contribuire con questo fondo, finanziandolo con una quota di 170 milioni.

Questa proposta, come ti ho anticipato, ha un supporto maggiore perché è stata accolta all'unanimità da tutti i Paesi del G7. Allo stesso tempo però non rappresenta in nessun modo l'aspettativa del fronte dei Paesi meno sviluppati: non ci sono fondi di denaro volti ad aiutare la ripresa, soltanto garanzie assicurative. In poche parole, la parte più ricca del Mondo non ha alcuna intenzione di riconoscere le proprie responsabilità sulla crisi climatica.

Cos'è il Climate Change Performance Index 2023

Dalla seconda settimana della Cop27 partono anche le discussioni sul CCPI 2023, il Climate Change Performance Index, ovvero uno strumento che favorisce la trasparenza delle politiche climatiche nazionali e internazionali. Gli autori del report specificano che il CCPI "utilizza un quadro standardizzato per confrontare le prestazioni climatiche di 59 Paesi e dell'UE, che insieme rappresentano il 92% delle emissioni globali di gas serra". Tali prestazioni vengono valutate sulla base di quattro indici: Emissioni di gas serra, Energie rinnovabili, Uso dell'energia e Politiche climatiche.

Secondo il rapporto di quest'anno la Danimarca è il Paese che guida la transizione ecologica se si parla di obiettivi NetZero, essendo lo Stato che più si impegna nelle azioni di mitigazione del clima. Il Cile, il Marocco e l'India stanno ottenendo in maniera costante buoni risultati e si avvicinano progressivamente a Paesi leader come la Danimarca e la Svezia.

Mentre la Cina è in netto ritardo, scende di 13 posizioni e si posiziona nella fascia bassa raggiungendo il secondo maggiore emettitore: gli Stati Uniti. E il podio? Al momento è vuoto, perché nessuno dei 60 maggiori emettitori è su una traiettoria dove l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura entro 1.5°C sembra realizzabile. In questa classifica l'Italia si posiziona al 29esimo posto, con un trend in crescita rispetto agli anni precedenti.

Cos'è AWARE

La terza misura sul tavolo delle Nazioni Unite è AWARE, il piano d'azione per l'adattamento e la resilienza all'acqua. Una sorta di PNRR mondiale, per intervenire sulle risorse idriche dei Paesi. La siccità sta aggravando le sfide legate alla gestione dell'acqua in molte regioni, rispetto alle condizioni di scarsità idrica previste per il 2050. Secondo le ultime analisi, il 46% degli Stati membri ha sistemi per prevedere i fenomeni della siccità e delle alluvioni inadeguati. Mentre solo il 33% raggiunge i 2/3 o più della popolazione a rischio.

Cos'è l'Agenda della Svolta

I Paesi che contribuiscono al 50% del PIL mondiale hanno definito un piano di azioni che ritengono prioritario per intervenire su ogni settore. Decarbonizzare le forniture energetiche, i trasporti, produzione di idrogeno a basse emissioni e agricoltura sostenibile. Questi sono gli obiettivi che in cui le Nazioni Unite vorrebbero intervenire per arrivare con risultati significativi alla Cop28.

È questo il Piano che hanno stabilito 45 Paesi delle Nazioni Unite già dalla Cop26. Un programma ambizioso che mira a:

  • definizioni comuni per l'acciaio a basse emissioni, per l'idrogeno e per le batterie sostenibili
  • progetti infrastrutturali essenziali
  • 100 Hydrogen Valleys
  • data comune per eliminare gradualmente le auto e i veicoli inquinanti
  • domanda globale di prodotti industriali verdi
  • assistenza finanziaria e tecnologica ai Paesi in via di sviluppo
  • investimenti in ricerca, nel settore agricolo e per contrastare il cambiamento climatico e il degrado ambientale

Cos'è FAST

L'ultima delle iniziative di cui stanno discutendo i delegati delle Nazioni Unite è FAST, il piano di trasformazione dei sistemi alimentari e dell'agricoltura. Si tratta di un'iniziativa lanciata dalla Presidenza egiziana delle Nazioni Unite venerdì 11 novembre 2022 per migliorare la quantità e la qualità dei contributi finanziari al clima per trasformare l'agricoltura e i sistemi alimentari entro il 2030.

Con FAST le Nazioni Unite danno un segnale all'esterno di volersi occupare anche della revisione dei sistemi di produzione, che riguardano a livello mondiale anche e soprattutto i sistemi alimentari e agricoli. FAST dovrà servire quindi a rendere questi due settori-chiave sostenibili e alla portata delle sfide che ci attendono.

Nello specifico, FAST dovrà occuparsi di migliorare l'accesso ai finanziamenti e agli investimenti per il clima, sviluppare linee guida e adattare i sistemi agroalimentari alle politiche sui cambiamenti climatici.