Perché il metodo Stamina è stato una terribile truffa

La ricerca sulle cellule staminali è una cosa seria e serie sono anche le condizioni di chi è affetto da una delle malattie che Davide Vannoni, ideatore del metodo Stamina, giurava di poter guarire. Vannoni è morto ieri, dopo un lungo ricovero all’ospedale di Torino a causa di una patologia incurabile. Ma la sua terapia priva di basi scientifiche raccoglie ancora diversi apprezzamenti.
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Giulia Dallagiovanna 11 Dicembre 2019
* ultima modifica il 27/04/2022

La storia del metodo Stamina non è quella di una scoperta scientifica, ma di una vera e propria truffa sulla pelle di malati, adulti e bambini. Una vicenda che a leggerla non potrà che suscitarti un'indignazione profonda. Per riassumere, un laureato in Scienze della Comunicazione, Davide Vannoni, voleva convincere il mondo politico, il pubblico e possibilmente anche la comunità scientifica di aver trovato una cura valida per tantissime malattie neurodegenerative e applicabile persino ad alcune forme di tumore. Il trattamento consisteva nell'iniezione di neuroni ricavati da cellule staminali mesenchimali, prelevate dal midollo osseo dello stesso paziente. Questi avrebbero potuto riparare ai danni che la patologia di turno aveva procurato. Non si sa bene come.

Vannoni, morto ieri all'età di 53 anni, non era un medico, ma era sicuramente un professionista nel suo settore. Quello della comunicazione appunto. Così tra manifestazioni fuori dal Parlamento, slogan, volantinaggio e qualche video di dubbia utilità è riuscito a vendere (sì, lo ha proprio venduto) il metodo Stamina come il miracolo che i malati di tutto il mondo stavano aspettando. La sua campagna pubblicitaria si è spinta talmente oltre che ancora oggi c'è chi lo chiama "dottore" e ritiene che la terapia sia stata bloccata a causa degli interessi delle case farmaceutiche. Se anche tu hai avuto questo dubbio, ti sarà utile ripercorrere la storia dall'inizio per capire davvero quanto male si può fare sfruttando la disperazione di persone malate.

Cos'è il metodo Stamina

Il metodo Stamina consiste nel prelievo di cellule staminali mesenchimali dal midollo osseo della persona malata. Queste unità hanno una caratteristica molto particolare, ovvero quella di poter produrre a loro volta cellule che vanno a comporre i tessuti dello scheletro, come le ossa, la cartilagine o il grasso. Secondo Davide Vannoni, e i sostenitori della sua terapia, erano anche capaci di evolversi in neuroni, cioè quelle particelle che compongono il sistema nervoso centrale e inviano gli impulsi che fanno funzionare più o meno ogni parte del tuo corpo. In questo modo, potevano andare a sostituire quelli che la patologia di turno aveva distrutto. Te lo dico subito però: non è assolutamente vero.

La prima domanda che ti devi porre infatti è quali malattie poteva curare il metodo Stamina? Bè, tantissime a quanto pare. Un elenco di quelle principali e più a lungo decantate potrebbe essere questo:

  • ictus
  • lesioni spinali
  • paralisi cerebrale
  • morbo di Parkinson
  • sclerosi multipla
  • sclerosi laterale amiotrofica (SLA)
  • sindrome di Kennedy
  • atrofia muscolare spinale (Sma)
  • leucodistrofia metacromatica
  • malattia di Niemann Pick
  • tetraparesi spastica
  • alcune forme di cancro non meglio specificate

Ciascuno di questi problemi ha una sua origine specifica, o persino più di un fattore che può portare alla sua comparsa. Pensare di poterle guarire tutte grazie a una sola terapia è, quantomeno, ingenuo. Ma qualche elemento in comunque ce l'hanno. Per prima cosa, colpiscono tutte il sistema nervoso centrale, portando la persona a una progressiva e irreversibile perdita delle capacità di movimento, coordinazione, parola, molto spesso fino ad arrivare a quella respiratoria. Non solo ma tutte loro sono, al momento, incurabili. E fanno tanta, tantissima paura.

Queste premesse fanno sì che alla notizia di un metodo innovativo che le potesse sconfiggere una volta per tutte, le speranze dei malati si riaccendano con la forza della disperazione. Peraltro, si tratta di un procedimento piuttosto semplice da intuire: ti prelevo qualche cellula staminale dal tuo midollo osseo e la metto in coltura con qualche reagente chimico (acido retinoico diluito in etanolo) e loro, che sappiamo hanno la proprietà di produrre tante nuove particelle, si trasformano in neuroni. Proprio quelle unità, cioè, che tu stai perdendo. Solo che le cellule in questione non hanno assolutamente questa capacità.

Come nasce il metodo Stamina?

Il metodo Stamina nasce sulla base di un'esperienza personale, e anche di un'"intuizione", dello stesso Davide Vannoni. Un giorno del 2004 si sveglia colto da un'emiparesi facciale di cui non si riesce ad individuare la causa precisa e non si sa quindi come risolvere. Ma rimanere con metà viso completamente immobile non piacerebbe a nessuno e così Vannoni inizia la ricerca di qualsiasi terapia rimasta intentata. Questa strada lo porta fino in Ucraina, a Kharkiv per la precisione, dove scopre uno studio in corso sulle capacità di alcune cellule staminali e decide di sottoporsi alla sperimentazione come ultima possibilità.

Davide Vannoni veniva chiamato "dottore", ma non era medico: si era laureato in Scienze della Comunicazione

I ricercatori si chiamano Elena Schegelskaya e Vyacheslav Klymenko e in realtà sono entrambi russi. Sono loro a prelevare le cellule mesenchimali da Vannoni, metterle in coltura con sostanze chimiche individuate in precedenza e iniettarle nuovamente nel paziente. Lo scopo è quello di ricostituire le fibre nervose danneggiate e permettere all'uomo di tornare a muovere la faccia. Se guardi qualche videointervista che ha rilasciato durante il periodo della lotta per il riconoscimento del metodo, ti accorgerai che il lato sinistro del suo viso non ha mai, purtroppo, recuperato tutta la mobilità. Eppure lui si dice entusiasta e da lì arriva l'idea: quante altre mirabolanti possibilità offrono queste cellule?

Facciamo però un passo indietro e cerchiamo di rispondere prima a un'altra domanda.

Chi è di preciso questo Davide Vannoni?

Come ti accennavo a inizio dell'articolo, si era laureato a Torino in Scienze della Comunicazione e aveva ottenuto una cattedra all'Università "Niccolò Cusano" di Udine. Nel frattempo aveva fondato sempre nel capoluogo piemontese una società di comunicazione e indagini di mercato, la Cognition Srl, di cui era anche amministratore unico e aveva pubblicato alcuni volumi nei quali insegnava, pensa un po', tecniche di comunicazione persuasiva e pubblicità. Questi erano, in effetti, i suoi ambiti di specializzazione. E a guardarlo, con una semplice polo e i capelli un po' in disordine, si direbbe che fosse assolutamente padrone di queste strategie. Quanto è diverso dai quei professori in camice e barba appena fatta che, incredibile a dirsi, pretendono di spiegarti quali terapie dovresti seguire dall'alto della loro Laurea in Medicina e della loro Specializzazione.

Mentre gli esperti di tutto il mondo continuano a fare ricerche su ricerche per capire tutte le possibilità realmente offerte dalle cellule staminali, mesenchimali e non, Vannoni ha già trovato la cura che risolverà i problemi di tutti. Nel sottoscala della sua società allestisce un laboratorio e iniziano ad arrivare i primi pazienti. Intuisce, però, che, in quanto non medico, non possa essere lui a occuparsi di tutta la procedura. Richiama così i ricercatori russi conosciuti in Ucraina, e assume alcuni infermieri e un biologo.

Chi ha frequentato questi spazi ha parlato in seguito di stanzini, mentre i Nas, che nel 2012 avvieranno una serie di ispezioni, aggiungeranno che erano sporchi e non idonei.

Il metodo Stamina alla ribalta

Per qualche anno, comunque, tutto avviene in queste stanzette. Una breve visita neurologica e poi si parte con il primo prelievo. Davide Vannoni e il suo team sono dei benefattori che per ogni infusione di cellule richiedono un pagamento che va dai 20mila ai 50mila euro. E naturalmente sono gli stessi malati a dover versare i soldi di tasca propria.

Si arriva così al 2007, quando il metodo Stamina può uscire allo scoperto approfittando dell'entrata in vigore del regolamento europeo rispetto all'utilizzo delle cellule staminali – il quale naturalmente non contemplava questa terapia, anche perché ne ignorava del tutto l'esistenza-. Viene fondata una nuova società, la Re-Gene Srl., che ufficialmente si occupa della ricerca e dello sviluppo nel campo delle biotecnologie. Lo scopo è quello di ottenere i fondi pubblici che verranno stanziati proprio per sperimentazioni e studi scientifici. Intanto, la sua attività può ufficialmente diventare pubblica e pubblicizzabile, attraverso volantini e passaparola che raccontano di oltre mille casi già trattati e di un recupero anche del 100% di tutte le capacità perse per colpa di una qualsiasi delle malattie che ti ho elencato prima.

Davide Vannoni, ideatore del metodo Stamina

Ma soprattutto ora Vannoni ha una base più dignitosa di uno scantinato: un centro estetico a San Marino, che utilizza solo nei weekend. Dal punto di vista legale, non è territorio italiano e dunque Stamina è fuori dal raggio d'azione del Sistema sanitario nazionale. Eppure, è proprio a quest'ultimo che si punta. Si forma intanto una piccola comunità di pazienti che periodicamente parte per superare il confine e ricevere la sua iniezione a pagamento, senza chiedersi o essere informato dei possibili rischi di un trattamento mai sottoposto ad alcuna forma di controllo da parte delle autorità scientifiche.

Così nel 2009 muore un uomo di Torino. Si chiamava Claudio Font ed era un imprenditore in pensione, che nel 2005 aveva ricevuto una diagnosi di Parkinson. È la figlia a raccontare tutto a La Stampa: "Dopo il secondo trattamento si è aggravato di colpo. Nel viaggio di ritorno delirava. La sua malattia è durata tre anni, mentre solitamente ha un decorso superiore ai venticinque". Totale versato alla Re-Gene Srl? 41.230 euro. Le vittime accertate, ovvero che hanno riportato danni gravi anche senza arrivare al decesso, saranno alla fine 52, da quanto emergerà poi dal processo a carico di Vannoni e di altri 11 imputati.

La prima inchiesta

Il metodo Stamina ha sempre più successo e il numero di persone che si rivolgono al team di Vannoni aumenta. Così qualcuno inizia a notare particolari non proprio ortodossi. I prelievi dal midollo e le successive iniezioni, ad esempio, vengono effettuati senza anestesia. E se hai presente quale tipo di ago viene utilizzato di solito, ti renderai conto di quale dolore possa provare la persona sul lettino. Proprio questa pratica farà poi scrivere, nel giugno del 2014, una lettera aperta a Wired dall'allora direttore dell'Aifa (l'Agenzia italiana del farmaco) Luca Pani:

Capitano, ogni tanto, delle giornate diverse della vita di un uomo. Per me l’ultima è stata quando ho saputo che un bambino di tre anni e mezzo aveva ricevuto un’iniezione del cosiddetto metodo Stamina, nella schiena, con un ago che, per le sue dimensioni e per l’assenza di un’anestesia, sicuramente gli ha fatto male. Allora ho sentito di aver fallito. Sono medico da quasi trent’anni e ho prestato un giuramento sacro, identico da 25 secoli, che ci impegna a difendere la vita umana, di tutti, non solo quella di chi abbiamo davanti. Il paziente in questo caso non lo conosco, non l’ho mai visto di persona eppure, come capiterebbe a qualunque altro mio collega, mi sono sentito responsabile per lui. Anche se la sua famiglia non vuole neppure che lo nomini.

Inoltre, chi decide si sottoporsi al metodo deve prima firmare una liberatoria nella quale solleva da ogni responsabilità il team.

Si inizia a denunciare. Nel 2009, la procura di Torino apre un'inchiesta e 16 persone vengono iscritte nel registro degli indagati. Le accuse sono di somministrazione di farmaci imperfetti e pericolosi, associazione a delinquere finalizzata alla truffa ed esercizio abusivo della professione medica. La Re-Gene viene allora chiusa, ma è uno stop temporaneo.

La Stamina Foundation

Se una Srl stona con il millantato scopo benefico del metodo Stamina, meglio allora una vera e propria fondazione: nasce la Stamina Foundation Onlus. Il sito ufficiale è stato chiuso, ma esiste ancora la pagina Facebook. Lo scopo ufficiale è quello di promuovere e portare avanti la ricerca sulle cellule staminali, ovvero "la medicina del futuro", come puoi ancora leggere nella foto di copertina. Ma viste le diatribe legali in corso, le campagne di marketing si fermano e tutto ritorna nel silenzio. L'attività di Vannoni invece prosegue e fa il salto di qualità. Il pediatra Marino Andolina inizia a collaborare con lui, affermando di aver ricevuto egli stesso le iniezioni e di essersi rimesso in piedi da una malattia che lo ha debilitato per anni, ma della quale non rivela nient'altro.

Ogni iniezione costava tra i 20mila e i 50mila euro

Grazie a lui, in ogni caso, il metodo trova una nuova sede, anche perché la vecchia era stata messa sotto sequestro: l’Ospedale pediatrico Burlo Garofolo di Trieste. Stamina ha così messo il primo piede nel servizio sanitario pubblico.Presso il Dipartimento trapianti della struttura vengono accolti diversi pazienti, anche e soprattutto bambini. Perché se una persona che riceve una diagnosi di una malattia incurabile è disperata, pensa a quanto lo possano essere i genitori che vedono soffrire i propri figli.

Per dare alla procedura una veste legalmente più accettabile, le cellule staminali provengono ora dall'ospedale San Gerardo di Monza, dove crescono in laboratori autorizzati. La lista di attesa si allunga sempre di più e aumentano le testimonianze dei miglioramenti ottenuti grazie alle iniezioni. Ma la procura di Torino dispone di nuovo il sequestro e continua a indagare per truffa. Arriva dunque un secondo stop che rafforza però il potere di Stamina e la narrazione che Vannoni porta avanti: le case farmaceutiche e le istituzioni vogliono ostacolarci perché per loro la malattia è un business. I 20mila euro richiesti a ogni somministrazione evidentemente non lo erano.

Il metodo Stamina nella sanità pubblica

Nel 2011 arriva una vera e propria svolta per tutto il team Vannoni, di nuovo grazie all'aiuto di Andolina, che oggi sta affrontando un processo per peculato ai danni dell'ospedale di Trieste: si tratta di una convenzione con la Regione Lombardia. Il metodo Stamina potrà essere somministrato presso gli Spedali Civili di Brescia sotto la dicitura di cura compassionevole, ovvero tutti quei trattamenti che possono essere tentati quando ogni altra terapia si è dimostrata inefficace. Trattandosi di malattie incurabili, capirai che non è difficile non individuare nessuna altra strada già validata scientificamente. Cosa significa tutto questo? Significa che il metodo di Davide Vannoni, laureato in Scienze della Comunicazione, è ora entrato a pieno titolo nell'ambito della sanità pubblica.

Intanto, non sono uscite pubblicazioni, non esistono protocolli validati rispetto alle modalità con cui deve essere applicato Stamina, non esistono risultati scientificamente dimostrabili. In poche parole, questa terapia ha ricevuto meno controlli delle istruzioni della tua lavatrice. Ha però fan ben più illustri, come "un alto dirigente regionale della Sanità lombarda" rimasto anonimo, come riporta il Corriere della Sera. Sembra sia grazie a lui che la convenzione trova la strada spianata. Ma pubblico significa anche entrare nell'occhio di Ministero della Salute e Aifa, che storcono il naso e vogliono vederci chiaro.

A maggio 2012 parte un'ispezione ordinata proprio dall'Aifa e attuata dai Nas. È in questo momento che emerge un particolare tragicomico: oltre a non rispettare alcuna norma di sicurezza, i laboratori nei quali venivano lavorate le cellule staminali erano sporchi e malandati. I medici dell'ospedale riferiscono inoltre di non sapere di preciso cosa stanno iniettando nei pazienti: di relazioni dettagliate non c'è nemmeno l'ombra, mentre sulle cartelle cliniche si rimane vaghi. Nei campioni intanto non si ritrova alcuna traccia di neuroni, cioè quelli che dovevano garantire la guarigione completa da qualsiasi male.

Viene emessa un'ordinanza e tutto è di nuovo bloccato. Per la terza volta.

Il metodo Stamina diventa famoso

Quest'ultimo stop sarà quello che farà partire il caso mediatico e che farà arrivare Stamina sui televisori di tutta Italia, grazie soprattutto ai servizi del programma televisivo Le Iene. Accade che nell'agosto del 2012 la procura di Torino disponga il rinvio a giudizio per 12 indagati, tra i quali anche Vannoni, proprio per i reati che ti ho elencato prima. Intanto però la Foundation si muove e cerca finanziatori. Ma soprattutto li trova. Dove? Pensa un po', proprio in una casa farmaceutica, la Medsetea, di proprietà dell'imprenditore Gianfranco Merizzi. Si scoprirà poi che lo scopo dell'azienda era quello di sbarcare sul mercato cinese proprio grazie alle cellule staminali.

Le proteste in favore di Stamina

Al grande pubblico viene invece raccontata un'altra storia. Siamo nel 2013 e Davide Vannoni sarebbe un benefattore ostacolato da Big PharmaIn televisione vengono mostrati video di bambini affetti da malattie neurodegenerative, come la Sma di tipo I, che ricevono un'iniezione e tornano a effettuare piccoli movimenti con gli arti. Il messaggio ha una portata gigantesca: è una malattia incurabile e allora tanto vale tentare anche questo trattamento, i benefici li avete visti, chissà che non si possa davvero arrivare a una guarigione. Una ventina di servizi che raccontano di persone e genitori disperati, patologie terribili e sit-in di protesta davanti al Parlamento perché rimuova lo stop imposto dall'Aifa. La storia insomma è sempre la stessa: i poteri forti contro il popolo che non sa come ottenere giustizia.

Non c'è alcuna evidenza scientifica che il metodo funzioni e soprattutto non viene dimostrata una sua efficacia rispetto alla respirazione. Chi è affetto da Sla, Sma e altri problemi di questo tipo, non muore perché non riesce più a muovere un braccio, ma perché i muscoli del torace non permettono ai polmoni di espandersi e si finisce per soffocare.

Ma il racconto per immagini è più potente di un'ordinanza e di mille studi scientifici. Nasce il Movimento Pro-Stamina che aiuta le persone a fare ricorsi ai Tar per poter proseguire le iniezioni. Oggi il loro sito è oscurato, ma al tempo avevano raccolto sostegni da volti celebri del mondo della musica e dell'intrattenimento (ti basti pensare che nel novembre del 2013 Fiorello ospitò Vannoni nella sua Edicola Fiore). L'indignazione verso l'abbandono da parte dello Stato, l'abuso dei poteri forti e la negazione della libertà di cura crescono in tutta Italia. E se fai un attimo mente locale te li ricorderai sicuramente anche tu.

Il potere dell'indignazione

Tutto questo vortice di proteste e testimonianze porta il Parlamento ad un'azione piuttosto irrazionale. Il Senato approva un decreto legge che permette a chi aveva iniziato le cure con Stamina di proseguire con la terapia. Ma va oltre, molto oltre. Annuncia l'avvio di una sperimentazione clinica sul metodo e chiama a supervisionare il Centro nazionale trapianti, l'Istituto superiore di sanità e l'Aifa. Per la ricerca vengono stanziati ben tre milioni di euro di fondi pubblici. Elena Cattaneo, biologa di fama internazionale ed eletta senatrice a vita proprio in virtù delle sue ricerche sulle cellule staminali, insorge. Parla di trattamenti privi di basi scientifiche quando non di alchimia.

Al suo fianco ci sono anche Michele De Luca, direttore del Centro di Medicina Rigenerativa dell'Università di Modena che da anni studia le cellule staminali epiteliali, e Paolo Bianco, allora direttore del Laboratorio di cellule staminali dell'Università La Sapienza di Roma. Si aggiungono l'intera comunità scientifica, italiana e internazionale, che dalle pagine della rivista Nature muove aspre critiche contro la decisione del Parlamento.

L'allora ministro della Sanità Beatrice Lorenzin nominò dunque un comitato scientifico e quest'ultimo riuscì dopo diversi sforzi e ultimatum ad ottenere dei protocolli, scritti nero su bianco. E una volta visionata tutta la scarna documentazione, il verdetto fu chiaro: il metodo non aveva alcuna validità scientifica e non vi erano le basi per giustificare la sperimentazione, che veniva già pagata con soldi pubblici. Non solo, ma le precarie condizioni di sicurezza e di igiene in cui le iniezioni erano state fatte avevano esposto i pazienti al rischio di contrarre altre malattie. E in tutto questo, non si era ancora a conoscenza dei possibili effetti collaterali della terapia.

Secondo il verdetto del comitato scientifico il metodo Stamina esponeva i pazienti al rischio di contrarre altre malattie

A ottobre 2014 la sperimentazione viene bloccata. Segue una nuova ondata di indignazione che arriva fino alle aule del TAR del Lazio che sospende il decreto di nomina della commissione scientifica, su ricorso di Vannoni, e richiede la formazione di un nuovo comitato. Il mondo scientifico continua a non ricevere alcuna pubblicazione grazie alla quale verificare i risultati e la teoria. Di norma, infatti, il via libera a un nuovo farmaco prevede diversi fasi di studio, durante le quali viene indicato l'esatto numero di pazienti sottoposti al test e le percentuali di successo, ma anche le possibili reazioni tossicologiche e i casi in cui viene controindicato. Prima di essere pubblicata, ogni ricerca viene sottoposta a una peer review, cioè a un controllo tra pari, per assicurare che non siano riscontrabili errori di metodo e le cifre non siano falsate. Tutto questo per Stamina non è mai stato fatto.

Inoltre, si fa spesso riferimento, nei servizi e nelle interviste, a domande di brevetto dove verrebbe descritta per filo e per segno l'intera procedura. Vannoni riceve un'accusa di frode scientifica: non solo le richieste avanzate in Europa, Canada e Stati Uniti erano state ritirate o addirittura rigettate, ma contenevano anche foto rubate da altri studi e i dati non erano veritieri. Il castello di Stamina inizia piano piano a crollare da solo.

La truffa diventa chiara

Elena Cattaneo non si limita a criticare Stamina nelle aule del Senato, propone anche un'inchiesta parlamentare il cui fine è quello di scoprire come mai l'ospedale di Brescia abbia aperto le porte a Vannoni. E intanto chiama in causa direttamente Le Iene, affermando che il programma si era macchiato di gravi colpe per aver concorso a costruire, insieme ai diretti responsabili, l'inganno di Stamina. Davide Parenti, l'autore della trasmissione, viene costretto a goffi tentativi di scuse: "Se solo uno dei nostri telespettatori si è convinto che il metodo Stamina funzioni davvero, chiediamo scusa perché non è questo ciò che volevamo dire".

A La StampaCarmine Vona, un commerciante di 54 anni, racconta la propria esperienza. Dopo l'ictus che lo ha colpito nel 2008, l'uomo vive con la parte sinistra del corpo quasi del tutto paralizzata. L'innovativo metodo tanto pubblicizzato era la sua ultima speranza di tornare a muoversi. "Mi hanno prenotato l’impianto delle cellule staminali in un centro estetico di San Marino – ricorda. – All’ingresso la prima cosa che ho notato è stata la pubblicità di un trattamento dimagrante. C’erano due dottori e una bellissima infermiera di Alba. Il ragazzo che stava facendo le pulizie, a un certo punto si è messo il camice ed è entrato con noi in una stanza. Li ho visti trafficare con un siringone pieno di un liquido biancastro. Mi hanno fatto sedere su un tavolo. Il ragazzo delle pulizie mi ha abbracciato con un cuscino e mi ha tenuto le gambe, mentre loro iniettavano nel midollo spinale".

Dopo l'iniezione, l'uomo torna all'hotel di San Marino dove gli avevano riservato una stanza allo scopo di tenerlo sotto osservazione. E qui si sente male: ha la prima crisi epilettica della sua vita e lo salva solo l'intervento di un amico che lo aveva accompagnato. Mentre i medici di Vannoni sono già in viaggio verso Bologna, Vona viene portato d'urgenza al pronto soccorso di San Marino. Quando finalmente rintraccia il team di Stamina, tutti negano di aver iniettato nell'uomo delle cellule staminali.

Ma Vona è solo una delle oltre 50 vittime che testimonieranno contro Vannoni e renderanno evidente la terribile truffa sulla pelle dei malati.

La conclusione

Nel novembre del 2014 inizia il processo contro Vannoni e gli altri 11 imputati. Il guru chiede il patteggiamento e ottiene una pena di un anno e 10 mesi, con l'impegno di rinunciare per sempre a proseguire con le applicazioni del metodo Stamina. Cosa che invece non fa. Continua a iniettare cellule staminali in un altri Paesi, tra i quali la Georgia. Una trasgressione che gli varrà l'arresto e i domiciliari nel 2017.

Il 10 dicembre 2019, all'età di 53 anni, Davide Vannoni si è spento, dopo un lungo ricovero all'ospedale di Torino. Aveva una malattia incurabile.

Fonti| Agi; "Stem-cell ruling riles researchers" pubblicato su Nature il 26 marzo 2013

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