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Perché l’approccio nature positive potrebbe salvare il Pianeta da un’estinzione di massa?

Essere nature positive significa agire per fermare la progressiva scomparsa di biodiversità. Se ne è parlato anche durante la Cop15, la Conferenza delle Nazioni Unite sulla biodiversità, ma non si tratta solo di ambiente. I benefici potrebbero riguardare anche l’aspetto economico.
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Maria Teresa Gasbarrone 28 Dicembre 2022

La Terra sta rischiando la sesta estinzione di massa. Nessuna profezia catastrofista, lo dicono i fatti: secondo quanto riportato dall’Ipbes – l’ente scientifico mondiale che si occupa di biodiversità – il 25% della fauna e della flora rischia di essere cancellato per sempre dalla faccia del Pianeta. Se ne è discusso anche durante la Cop15, la quindicesima Conferenza delle Parti sulla biodiversità. Qui si è tornati a parlare della necessità di adottare un modello sociale ed economico nature positive, ovvero tale da fermare la continua perdita di biodiversità in atto e anzi favorire la tutela e la rigenerazione degli ecosistemi degradati.

Che cosa significa nature positive

A questo punto ti starai chiedendo: "Cosa significa davvero essere nature positive?". Il Cambridge Institute for Sustainability Leadership utilizza quest'espressione per descrivere un mondo dove la natura, ovvero le specie viventi e gli ecosistemi, siano ricostituiti e rigenerati, invece che distrutti.

Il modello nature positive punta al recupero completo di tutti gli ecosistemi entro il 2050

L’espressione è entrata ufficialmente a far parte del linguaggio comune nel 2020, quando in occasione del Summit delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (settembre 2020, New York), un gruppo formato da Ong attive nella difesa della natura e organizzazioni imprenditoriali ha chiesto che venisse adottato un Global Goal per la Natura. Il loro obiettivo? Lo hanno scritto nero su bianco nel documento ufficiale da loro firmato nel 2021: “Creare un mondo equo, rispettoso della natura e carbon-neutrale.

Come realizzare un mondo nature positive

Per riuscirci i firmatari del testo hanno ipotizzato il conseguimento di tre obiettivi successivi nel tempo che potremmo così individuare.

  1. Zero Net Loss of Nature, ovvero lo stop della perdita di natura a partire dal 2020
  2. Net Positive, ovvero il netto positivo entro il 2030, cioè l’avvio di un’inversione di tendenza per cui la natura comincerà a rigenerarsi anche rispetto allo stato attuale
  3. Full Recovery, ovvero il recupero completo di tutti gli ecosistemi naturali, anche di quelli ora a rischio estinzione, entro il 2050.
Leopardo dell'Amur
Il Leopardo dell’Amur è una delle migliaia di specie a rischio estinzione. Ne restano tra i 35 e i 50 esemplari.

I risultati della Cop15

Tra gli obiettivi raggiunti dai 193 Paesi partecipanti alla Cop15 di Montreal quello più atteso riguardava proprio l’adozione di misure in grado di intervenire concretamente a difesa del Pianeta e delle sue specie. È stato rinominato obiettivo “30 by 30” e consiste nell’impegno a proteggere il 30% del Pianeta, a ripristinare il 30% delle aree marine e terrestri degradate e a riconoscere i diritti delle popolazioni indigene, custodi dell’80% della biodiversità ancora esistente. Il tutto entro il termine ultimo del 2030.

L'impatto economico

Non si tratta solo di sensibilità ambientale, diventare nature positive potrebbe implicare benefici anche sul profilo sociale ed economico. Nel 2020 il Future of Nature and Business Report del World Economic Forum ha previsto che grazie a questo nuovo approccio si potrebbero creare 395 milioni di posti di lavoro entro il 2030 e si potrebbe produrre un profitto di 10,1 mila miliardi all’anno in nuove opportunità di business.

In occasione dell’apertura dei lavori per la prima parte della Cop15, che si è tenuta a Kunming, in Cina, dall’11 al 15 ottobre 2021, uno studio del Wwf ha calcolato che “ricollocare anche per un solo anno le risorse che oggi danneggiano la biodiversità per finanziare misure nature positive potrebbe determinare la creazione di 39 milioni di posti di lavoro.