
La Terra sta rischiando la sesta estinzione di massa. Nessuna profezia catastrofista, lo dicono i fatti: secondo quanto riportato dall’Ipbes – l’ente scientifico mondiale che si occupa di biodiversità – il 25% della fauna e della flora rischia di essere cancellato per sempre dalla faccia del Pianeta. Se ne è discusso anche durante la Cop15, la quindicesima Conferenza delle Parti sulla biodiversità. Qui si è tornati a parlare della necessità di adottare un modello sociale ed economico nature positive, ovvero tale da fermare la continua perdita di biodiversità in atto e anzi favorire la tutela e la rigenerazione degli ecosistemi degradati.
A questo punto ti starai chiedendo: "Cosa significa davvero essere nature positive?". Il Cambridge Institute for Sustainability Leadership utilizza quest'espressione per descrivere un mondo dove la natura, ovvero le specie viventi e gli ecosistemi, siano ricostituiti e rigenerati, invece che distrutti.
L’espressione è entrata ufficialmente a far parte del linguaggio comune nel 2020, quando in occasione del Summit delle Nazioni Unite sulla Biodiversità (settembre 2020, New York), un gruppo formato da Ong attive nella difesa della natura e organizzazioni imprenditoriali ha chiesto che venisse adottato un Global Goal per la Natura. Il loro obiettivo? Lo hanno scritto nero su bianco nel documento ufficiale da loro firmato nel 2021: “Creare un mondo equo, rispettoso della natura e carbon-neutrale”.
Per riuscirci i firmatari del testo hanno ipotizzato il conseguimento di tre obiettivi successivi nel tempo che potremmo così individuare.
Tra gli obiettivi raggiunti dai 193 Paesi partecipanti alla Cop15 di Montreal quello più atteso riguardava proprio l’adozione di misure in grado di intervenire concretamente a difesa del Pianeta e delle sue specie. È stato rinominato obiettivo “30 by 30” e consiste nell’impegno a proteggere il 30% del Pianeta, a ripristinare il 30% delle aree marine e terrestri degradate e a riconoscere i diritti delle popolazioni indigene, custodi dell’80% della biodiversità ancora esistente. Il tutto entro il termine ultimo del 2030.
Non si tratta solo di sensibilità ambientale, diventare nature positive potrebbe implicare benefici anche sul profilo sociale ed economico. Nel 2020 il Future of Nature and Business Report del World Economic Forum ha previsto che grazie a questo nuovo approccio si potrebbero creare 395 milioni di posti di lavoro entro il 2030 e si potrebbe produrre un profitto di 10,1 mila miliardi all’anno in nuove opportunità di business.
In occasione dell’apertura dei lavori per la prima parte della Cop15, che si è tenuta a Kunming, in Cina, dall’11 al 15 ottobre 2021, uno studio del Wwf ha calcolato che “ricollocare anche per un solo anno le risorse che oggi danneggiano la biodiversità per finanziare misure nature positive potrebbe determinare la creazione di 39 milioni di posti di lavoro”.