Perché lo stop al Superbonus è un problema per l’ambiente?

In un report si parla di un calo di nuove costruzioni e riqualificazioni di vecchi edifici, in Italia, dal valore di oltre 40-50 miliardi di euro e questo rischia di diventare un nuovo e futuro problema in vista della legge europea sulle case green che entrerà in vigore nel 2030.
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Mattia Giangaspero 11 Dicembre 2023

Gli edifici sono responsabili di oltre un terzo delle emissioni di gas serra sul territorio europeo. Pensa,  gli edifici rappresentano il 40% del consumo di energia finale e rappresentano il 36% delle emissioni di gas a effetto serra legate all'energia. Inoltre, il 75% degli edifici è inefficiente dal punto di vista energetico. L’edilizia è, quindi, il settore che consuma la quota più consistente di energia e che offre il maggior potenziale di risparmio energetico. E se questa analisi volessimo farla solamente in Italia, in un rapporto Istat viene specificato come il nostro Paese, da Nord a Sud è pieno di edifici costruiti tra il 1919 e il 1990. I picchi più consistenti vanno dal 1919 al 1945 e quindi questo risulta essere un problema sostanziale, non solo dal punto di vista della sicurezza, dell'essere antisimsici, ma anche dell'essere efficienti dal punto di vista energetico e meno emissivi possibili.

Fonte Istat

L'Europa ha posto un paletto da rispettare per tutti i Paesi membri che è quello di iniziare un'imponente riqualificazione di vecchi edifici a partire dal 2030. Si sta parlando soprattutto degli edifici più energivori e che quindi si trovano ad avere una classe energetica G. Si tratta del 15% di quelli presenti sul territorio Europeo. Invece in Italia si tratta di circa 1,8 milioni di edifici residenziali su un totale di 12 milioni censurati dall'Istat.

Ora dov'è il problema? Servono agevolazioni da parte dei governi per iniziare un processo di lavori e cantieri di questa portata e allora per l'Italia inizia a essere un tema ostico visto la direzione politica che si sta prendendo sul Superbonus.

Infatti stando al rapporto CRESME, il 2023 si conclude con una prima frenata di investimenti nel settore delle costruzioni (-0,6%), a cui però seguirò la vera caduta del 2024 con gli investimenti in calo del -8,5%.

È vero che il Superbonus non è l'unica causa di questo calo, ci sono anche altri fattori come i conflitti internazionali e l'aumento dei prezzi a causa dell'inflazione. Chi sarà soggetto a maggiori danni è il settore della riqualificazione. L’attività di manutenzione del patrimonio residenziale passa dai 120 miliardi investiti nel 2022, ai 108 miliardi del 2023, fino a scendere sotto agli 80 mld nel 2024.

Il settore è schiacciato fra la fine della stagione del Superbonus e la spesa per il PNRR che non decolla ancora come era nelle previsioni, anche se il mercato delle opere pubbliche cresce ancora”, sottolinea CRESME.

Entrando un po' più nello specifico, vediamo qualche dato su quest'anno:

  • -11,4% per le riqualificazioni residenziali, si tratta di circa 28 mld persi in un anno;
  • + 16,6% per le nuove opere del genio civile ovvero un +3,2 miliardi, troppo poco.

“E’ in atto il crollo da investimenti da Superbonus” prosegue CRESME. Un crollo che, nonostante le promesse e la grande massa di contratti firmati, il PNRR ancora non riesce a compensare. “Il settore è appeso alle opere pubbliche”, sintetizza il direttore dell’istituto di ricerca, Lorenzo Bellicini

Fonte | CRESME