Perché nei giorni scorsi i livelli di polveri sottili erano alti al Centro-Nord se è tutto fermo?

Con le misure di contenimento per contrastare il coronavirus sono calate notevolmente le emissioni di diossido di azoto, ma di recente si è registrato un considerevole aumento del Pm10, dovuto allo spostamento di una massa d’aria ricca di sabbia e polveri proveniente dall’area del mar Caspio. Un fenomeno raro, di cui (per una volta) non è responsabile l’uomo.
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Federico Turrisi 2 Aprile 2020

Come avrai avuto modo di verificare ogni giorno, il blocco imposto dalle autorità per limitare la trasmissione del coronavirus ha drasticamente ridotto la circolazione dei veicoli. Risultato, l'inquinamento atmosferico in Italia, in Europa e in molte altre aree geografiche del mondo è in diminuzione. In particolare, come dimostrano anche le immagini satellitari, sono calate le concentrazioni di diossido di azoto (NO2), prodotto principalmente dalla combustione dei motori dei veicoli.

Lo scorso weekend però in Italia (e in molti stati della penisola balcanica) abbiamo assistito a un fenomeno anomalo, considerata l'attuale situazione. Le centraline per il monitoraggio della qualità dell'aria di varie regioni del centro Nord (dalla Toscana al Friuli Venezia Giulia passando dall'Emilia Romagna) sembravano impazzite: hanno fatto registrare, soprattutto il 28 marzo, un diffuso e significativo incremento dei livelli di concentrazione di particolato Pm10, con valori medi giornalieri quasi ovunque superiori al limite, fissato dalla legge in 50 µg/m3.

Oltre alle attività antropiche, ci sono anche fonti naturali che contribuiscono alle emissioni di Pm10

Che cosa è successo? Una spiegazione c'è. Ma prima di arrivarci occorre una breve premessa. Le fonti principale di polveri sottili sono legate ad attività umane: il traffico veicolare, le industrie, gli impianti di riscaldamento. A contribuire all'emissione di particolato grossolano e di Pm10 ci sono anche fonti naturali, tra cui i vulcani e i venti che trasportano la sabbia dei deserti.

Pochi giorni fa nel Nord Italia è arrivato un grande flusso d'aria, denso di polveri raccolte nei deserti asiatici, proveniente dalla zona del Mar Caspio. Più nel dettaglio, la corrente d’aria era ricca di particolato grossolano di tipo crostale, ossia originato dalla crosta terrestre. La conferma viene dal fatto che si sono innalzati i livelli di Pm10 (particelle con diametro inferiore a 10 µm) e non quelli di particolato fine Pm 2,5 (particelle inferiori a 2,5 µm, dunque ancora più piccole).

Nella pianura padana le particelle sono rimaste poi intrappolate tra l'arco alpino e la catena appenninica. Se ci pensi bene, quante volte hai sentito dire che anche la conformazione fisica del territorio favorisce il ristagno di inquinanti atmosferici nel bacino padano. Insomma, almeno questa volta non è l'uomo la causa dell'aumento della concentrazione di polveri sottili.