
Immagina di svegliarti una mattina, affacciarti alla finestra del tuo appartamento e scoprire che il parco del tuo quartiere, quello che hai visto per una vita, è scomparso. Semplicemente non esiste più. È quello che hanno vissuto sulla loro pelle i residenti di via Caracciolo, una strada centrale di Milano, quando la mattina del 22 dicembre hanno visto rasi al suolo gli 83 alberi dell'ex caserma Montello, un'area ormai abbandonata da tempo e ora oggetto di un'operazione di bonifica. Qui sorgerà una nuova sede della polizia, già ribattezza "la cittadella della sicurezza". Il prezzo per averla però è stato alto: rinunciare a un piccolo polmone verde, uno dei pochi ancora presenti a Milano.
L'operazione, avvenuta – ha denunciato per prima la pagina Facebook "Forestami e poi dimenticami?" – tra lo sgomento dei residenti, ha suscitato forti critiche, anche tra i consiglieri comunali dall'area verde, anche loro, almeno stando a quanto emerso finora – completamente all'oscuro di tutto. "Milano, ma quale Tree City?", denuncia ancora "Forestami e poi dimenticami?", pagina nata per segnalare la scarsa attenzione all'ambiente mostrata secondo i suoi amministratori dalla città.
L'episodio dell'ex caserma Montello è però solo uno dei tanti esempi che si potrebbero fare di come ancora troppo spesso la natura venga sacrificata in nome di progetti di riqualificazione e rigenerazione urbana. Ma continuare a tagliare alberi e occupare spazio verde è l'unica strada possibile? Qual è il costo per la natura e soprattutto siamo ancora disposti a pagarlo?
"Sembrerebbe che gli alberi dell'area siano stati tagliati nella mattina del 22 dicembre senza che i cittadini ne sapessero nulla. Anzi quando alcuni di loro hanno provato a chiedere informazioni ai consiglieri comunali, nessuno sembrava esserne a conoscenza". A fare un punto su quanto successo nell'ex caserma di Montello è Adriana Berra, amministratrice di "Forestami e dimenticami?".
È lei a raccontarci dell'inseguirsi di chiamate tra gli esponenti del Consiglio comunale la mattina del 22. Chiamate fatte di domande e nessuna risposta. "Sempre più allucinante! Abbattuti 83 alberi centenari… Ma l'assessorato? Ma il municipio? Ora chi paga il disastro?", scrive Carlo Monguzzi, consigliere comunale dei Verdi a capo della commissione su ambiente e trasporti, dalla sua pagina Facebook.
Proprio dall'assessora al Verde, Elena Grandi, è arrivata l'unica replica sulla faccenda. Un messaggio postato nella chat del comitato "Salviamo il Parco Bassini" – nato per protestare contro l'abbattimento nel 202o di un'altra storica area verde della città – e ripubblicato sulla pagina Forestami. Nel messaggio Grandi ha spiegato come l'abbattimento abbia ottenuto il nulla osta degli "uffici dell'area verde del Comune" a luglio 2022.
La riqualificazione dell'area – ha spiegato ancora l'assessora – è stata disciplinata dal Protocollo d'intesa del 5 ottobre firmato dalla polizia, l'università Cattolica e il ministero della Difesa. "Il progetto definitivo relativo alla riqualificazione della caserma Montello a nuova sede della Polizia di Stato, è stato autorizzato con conferenza dei Servizi Stato-Regione in data 28/10/2019 indetta dall’allora Ministero delle Infrastrutture e Trasporti".
Il messaggio dell'assessora continua poi con una giustificazione che ha lasciato residenti e ambientalisti con l'amaro in bocca: "Il valore delle alberature è stato stimato in 152.000 euro, sono state proposte compensazioni per 224.000 euro, che comprendono 97 nuovi alberi e 5.700 arbusti".
"Sotto la scusa delle compensazioni – polemizza Berra – si giustificano decisioni che ci lasciano quanto meno perplessi: non ha nessun senso paragonare il valore di un albero adulto con quello di una pianta giovane". Vediamo perché.
Per "compensazione" in ambito green si intende l'operazione di riequilibrare il valore ambientale di un certa realtà dopo un intervento che in qualche modo lo ha ridotto. Ad esempio, nel caso dell'ex caserma Montello l'assessora al Verde ha annunciato che gli 83 alberi andati distrutti saranno "ricompensati" con altri 97 nuovi alberi. Ma in questo modo verrà ristabilito davvero il valore ambientale andato perso? I punti interrogativi sono molti.
Ogni albero è un ecosistema. Non si può trasformare tutto in denaro
"Parlare di compensazione in questi termini – sottolinea l'agronomo Daniele Zanzi – è sintomo di mancanza di cultura in materia. Se dovessimo adottare questa linea allora tutti gli abbattimenti di alberi sarebbero giustificati o giustificabili per le più disparate motivazioni". Ridurre la questione a un fatto di numeri infatti non basta: "Durante l'ultima Conferenza di Arboricoltura di Malmo, in Svezia, si è evidenziato come – spiega ancora Zanzi – per ricompensare un albero di 80 anni, alto tra i 25 e i 30 metri, servirebbero circa 3mila alberi giovani".
Ma torniamo al caso di Milano. Perché le parole di Grandi hanno fatto tanto infuriare residenti e ambientalisti? Per capirlo bisogna fare qualche passo indietro. Ricompensare, ma dove? A sollevare la domanda è sempre Berra che racconta come a Milano ci sia un problema di vecchia data: non c'è spazio per nuove aree verdi. "Il Comune non è riuscito a ottenere i fondi destinati dal Pnrr alla riforestazione perché non è in grado di soddisfare i criteri stabiliti dal ministero dell'Ambiente e della Sicurezza Energetica per l'assegnazione delle risorse".
"Gli alberi non sono panchine. Non sono oggetti di cui possiamo disporre a nostro piacimento e per i nostri interessi economici". Il punto di vista di Zanzi è chiaro. Ciò di cui non si tiene conto quando si parla di compensazione è il vero ruolo degli alberi.
Probabilmente alle elementari avrai studiato la fotosintesi clorofilliana. Ecco, la risposta è tutta in quel rapporto di scambio albero-atmosfera che permette a ogni esemplare di assorbire dall'anidride carbonica circostante (CO2) atomi di carbonio e immagazzinarli al proprio interno, liberando ossigeno all'esterno. Quando noi tagliamo e bruciamo un albero vanifichiamo tutto il suo lavoro e non facciamo altro che riemettere tutto il carbonio accumulato al suo interno nell'atmosfera.
"Dobbiamo immaginare ogni albero – spiega Zanzi – come una banca che di anno in anno accumula nuove cassette di sicurezza. Se io brucio una banca che per cento anni ha accumulato cassette di sicurezza, poco conta se poi ne apro una nuova senza cassette di sicurezza e senza soldi. Ormai tutta quella ricchezza è andata persa".
Arrivato a questo punto potresti essere d'accordo con le critiche sollevate dai residenti di via Caracciolo, ma potresti anche avere un altro dubbio: "Allora cosa bisogna fare con quell'area ormai inutilizzata da tempo?" Anche noi ci siamo posti la stessa domanda e l'abbiamo rivolta a Eugenio Morello, docente di Pianificazione Urbana e Politiche Territoriali del Politecnico di Milano. Il punto è centrale: per riqualificare un'area urbana bisogna sempre demolire e partire da zero o è possibile riusare quello che già esiste?
La sfida per l'urbanistica è riconoscere il valore in sé della natura
Eugenio Morello, docente di Pianificazione Urbana e Politiche Territoriali del Politecnico di Milano
"Negli ultimi anni – spiega Morello – nell'urbanistica si stanno delineando due istanze centrali. Da una parte si cerca sempre di più di recuperare lo spazio urbano già esistente, senza espandere ancora di più i confini urbani all'esterno della città". Allo stesso tempo però soprattutto negli ultimi anni sta prendendo sempre più forza un nuovo modo di vedere la natura e l'ambiente. Non più come strumento ad uso dell'uomo, ma come "un soggetto dotato di identità di diritti". La sfida, sottolinea il docente, è quella di trovare un punto di equilibrio tra le due necessità.
Il concetto di compensazione è antecedente a quell'idea di "sostenibilità forte" che si sta affermando negli ultimi anni, anche se a fatica. Secondo quest'approccio, spiega ancora il docente, il patrimonio ambientale è un valore in sé, mai sacrificabile e mai ricompensabile. Trasformarlo in realtà è spesso complesso, anche per i tempi lunghi della burocrazia. "Prendiamo il caso dell'ex caserma Montello. Il progetto è nato prima del 2015. Stiamo parlando di anni fa, quando molto ancora in fatto di ambiente non era stato detto e alcune sensibilità mancavano ancora".
Qualche speranza arriva dall'estero e dal fatto che in alcuni tavoli decisionali la natura comincia a essere presente come soggetto attivo e non più solo passivo. In realtà, anche a Milano qualcosa sta accadendo. Proprio a fine dicembre sono stati nominati i tre componenti del Garante del verde, del suolo e degli alberi: "È una nomina che aspettavamo da tempo, ormai da due anni – commenta Berra – la coincidenza con il fatto dell'ex caserma Montello è singolare, ma staremo a vedere se finalmente cambierà qualcosa".