Perché si originano gli incendi boschivi e come si possono prevenire?

Non è solo una questione di piromani o di “incidenti”. Il problema degli incendi boschivi, che non è certo nuovo nel nostro Paese (come in altre aree del mondo), rischia di essere aggravato dal riscaldamento globale. Se vogliamo evitare il ripetersi di eventi catastrofici, dobbiamo partire innanzitutto dalla gestione del territorio.
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Federico Turrisi 27 Luglio 2021

Rappresentano un flagello che purtroppo si ripresenta puntuale ogni estate; e ogni estate il nostro Paese, soprattutto al Centro-Sud, viene colpito in maniera violenta. Stiamo parlando degli incendi boschivi. In mente abbiamo ancora le immagini degli enormi roghi divampati recentemente nell'Oristanese, in Sardegna: oltre 20 mila ettari di vegetazione andati in fumo, centinaia di animali morti, milioni di euro di danni. Un miracolo che non ci siano state vittime tra la popolazione. Il punto è che, a causa del cambiamento climatico, fenomeni di questo tipo sono destinati a diventare sempre più frequenti e devastanti. E anzi, si tratta di un circolo vizioso che si autoalimenta, dal momento che le foreste, quando bruciano, rilasciano una grande quantità di carbonio nell'atmosfera.

Cause

Gli incendi possono essere di natura dolosa, ossia provocati di proposito da una persona o da un gruppo di persone. Esistono i piromani, per esempio, che hanno una perversa ossessione per il fuoco, oppure i criminali che appiccano un incendio per disboscare un'area e trarre un guadagno dalla scomparsa della vegetazione a fini di coltivazione agricola o di speculazione edilizia.

Ma ci sono anche altri fattori di tipo umano, diciamo così: un rogo di grandi dimensioni può essere provocato, per esempio, da un mozzicone di sigaretta o un fiammifero lasciato distrattamente acceso tra la vegetazione secca, o anche da un corto circuito. O ancora il motore scatenante può essere un fuoco non controllato durante la bruciatura delle stoppie in campagna e via discorrendo. Le cause di un incendio possono essere anche naturali. Può essere innescato, per esempio, dalla caduta di un fulmine o, più raramente di lapilli sprigionati durante un'eruzione vulcanica.

Come si propagano

Una volta innescato, un incendio ha probabilità molto elevate di svilupparsi in condizioni di vento forte e di siccità. Se il terreno è arido, perché non piove da settimane, e la vegetazione è secca, perché le alte temperature hanno causato l’evaporazione di buona parte dell’acqua trattenuta dalle piante, le fiamme avranno gioco facile per espandersi e bruceranno tutto ciò che incontreranno sul loro cammino.

Si capisce così anche qual è il ruolo del cambiamento climatico. Un aumento della temperatura terrestre porta una estremizzazione dei fenomeni meteorologici ed è responsabile da un lato di tempeste lente e di alluvioni e dall'altro di siccità più prolungate. Quest'ultimo elemento non farà altro che aumentare il rischio di vasti incendi boschivi, come quelli che stiamo vedendo in Siberia o in Nord America.

Prevenzione

Una delle armi migliori per prevenire il rischio si chiama pianificazione integrata del territorio, che in fondo fa parte di quell'ambito di interventi più grande che va sotto il nome di adattamento ai cambiamenti climatici. Non esistono solo le piste tagliafuoco, ovvero quelle linee che tagliano letteralmente le zone boschive per frenare il propagarsi degli incendi. Il punto centrale della questione è un altro: la vegetazione non deve essere abbandonata a se stessa, e a livello istituzionale vanno portati avanti in maniera adeguata piani di prevenzione e politiche di forestazione. Perché altrimenti il rischio è che le piante si trasformino poi soltanto in materiale combustibile per gli incendi.

A indicarci degli esempi virtuosi è stato in una recente intervista per Ohga Giorgio Vacchiano, ricercatore in gestione e pianificazione forestale all'Università Statale di Milano: "In Spagna si cerca di interrompere la continuità del bosco, quindi sottrarre al fuoco la possibilità di diffondersi, ma lo si fa in modo attento alle esigenze della comunità locale, come piantando vigneti o facendo pascolare gli animali. In questo modo si riesce a ridurre una vegetazione che rischia di accumularsi e addirittura vengono venduti i prodotti di questa azione di prevenzione, come il formaggio o il vino, facendo leva sul loro valore nell’attività di prevenzione degli incendi. Così l’economia locale finisce per favorire la sicurezza anziché ostacolarla".

O ancora, in Toscana si trova un "centro regionale per l’addestramento anti incendi boschivi, dove gli operatori vengono formati per prevedere il comportamento del fuoco anche grazie all’utilizzo di strumenti matematici come modelli di simulazione digitale che prevedono dove il fuoco si muoverà anche in base alla vegetazione e alla struttura del bosco".