Perché si parla di fissare un tetto al prezzo del gas, e quali conseguenze può avere

Il boom dei prezzi di luce e gas ha spinto in molti a chiedere un tetto massimo ai prezzi del metano. Il motivo? La differenza tra il prezzo a cui il gas è comprato dalle aziende e quello a cui viene distribuito a famiglie e imprese, molto maggiore. Per molti si tratta di una vera e propria speculazione, che potrebbe costare a famiglie e imprese circa 40 miliardi in sei mesi. Spagna e Portogallo hanno già fissato un prezzo calmierato per legge, mentre cresce la spinta per una decisione simile anche da parte dell’Unione Europea.
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Michele Mastandrea 17 Maggio 2022

Te ne sarai accorto anche tu: da ormai diverse settimane, i prezzi delle bollette sono schizzati alle stelle. Per questo motivo stanno aumentando gli appelli a mettere un tetto ai prezzi del gas. Ne parlano associazioni di consumatori e imprese, ma anche la politica: proprio ieri il nostro ministro degli Esteri Luigi Di Maio ha invitato l'Unione Europea "a farlo presto, prima che sia troppo tardi". I primi segnali di crisi iniziano in effetti ad arrivare, e non era difficile immaginarlo: i prezzi dell'energia sono già quattro volte più alti rispetto a un anno fa.

Inoltre, visto che il conflitto in Ucraina ha tempi imprevedibili, la situazione potrebbe peggiorare ulteriormente. Se hai un contratto nel mercato tutelato sei più al riparo da nuovi aumenti dei costi, ma se ti sei rivolto al mercato libero potresti avere seri problemi a breve. Da qui l'ipotesi di fissare un ‘Energy Cap Price‘ ai prezzi del gas. Ma di cosa stiamo parlando nello specifico? E in che modo questo provvedimento può essere utile? Te lo spiego in questo articolo.

I motivi di un tetto massimo

L'idea di porre un tetto massimo al costo del gas sta nel fatto che, con grandissima probabilità (anche se i contratti sono segreti) le aziende fornitrici stanno comprando metano sulla base di contratti pluriennali, stipulati prima dello scoppio del conflitto. Eppure, il gas è venduto ai prezzi di mercato attuali, decisi in mercati finanziari come quello di Amsterdam, dove il prezzo è schizzato alle stelle soprattutto in seguito allo scoppio del conflitto in Ucraina.

Questa differenza tra prezzo di acquisto e prezzo di vendita, detta extra-profitto, potrebbe portare il nostro Paese a spendere "circa 40 miliardi di euro in più per l'energia in sei mesi", come di recente dichiarato dal presidente di Confindustria, Carlo Bonomi. Una differenza che però, sarai d'accordo, è immotivata: assomiglia più a una speculazione, che porta grandi guadagni alle aziende che vendono gas e a grosse perdite per chi lo acquista.

Non a caso lo stesso Ministro della Transizione Ecologica, Roberto Cingolani commentò questo meccanismo  parlando di una "gigantesca truffa in corso". Questo perché le conseguenze del conflitto tra Russia e Ucraina non erano direttamente responsabili del rialzo dei prezzi, come invece molti erano portati a credere.

In Spagna è già realtà

Il governo italiano è intervenuto per abbassare i costi del gas, attraverso il Dl Energia e il Dl Aiuti, ma la situazione sul lungo periodo potrebbe diventare insostenibile. A rischio non ci sono soltanto i conti delle famiglie, che hanno ricevuto bollette stratosferiche: ma anche quelli delle imprese, che con aumenti così significativi potrebbero avere problemi a proseguire nelle loro attività. Una regolazione dei prezzi massimi dell'acquisto di gas potrebbe aiutare a contenere questi disagi economici.

Anche perché in alcune parti del continente una simile ipotesi è già diventata realtà. Venerdì scorso il governo di Madrid ha deciso per legge che nei prossimi 12 mesi il metano non potrà essere venduto in Spagna a più di 40 euro al Mw/h, annunciando un risparmio in bolletta di circa il 40%. Idem ha fatto il Portogallo. L'Unione Europea ha concesso questa possibilità ai due Paesi della penisola iberica, dato che la loro dipendenza dalla Russia è minima, e che gran parte del loro fabbisogno è ottenuto dalle rinnovabili. Ma altri Paesi, tra cui l'Italia, puntano a vedersi concedere una simile possibilità.

La Commissione Europea, secondo alcune indiscrezioni, sarebbe pronta a permettere un ‘Energy Cap' a livello continentale. A condizione però che arrivi un vero e proprio stop alle forniture da parte della Russia, o se l'Unione Europea dovesse infine decidere per uno stop totale alle importazioni di metano da Mosca. Ne capiremo di più nei prossimi giorni, quando sarà ufficialmente presentato il piano RePowerEu, pensato per ottenere l'indipendenza energetica dalla Russia e per velocizzare la transizione europea verso le rinnovabili.