Pesticidi e sostanze chimiche in aumento sulla frutta estiva: lo rivela un report condotto su scala europea

Se non indicato espressamente, le informazioni riportate in questa pagina sono da intendersi come non riconosciute da uno studio medico-scientifico.
Dalle more alle albicocche, sempre più frutta estiva venduta al consumatore presenta percentuali troppo elevate di pesticidi e sostanze chimiche. La soluzione? Una maggiore attenzione da parte delle autorità e, tra le quattro mura domestiche, una “pulizia” attenta sotto l’acqua corrente.
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Gaia Cortese 29 Giugno 2022

In Europa, più della metà delle more in commercio presenta tracce di pesticidi altamente dannosi per la salute umana. E non va meglio con le ciliegie che hanno visto aumentare il residuo di pesticidi dal 22 per cento nel 2011 al 50 per cento nel 2019

È quanto risulta dal recente report del Pesticide Action Network (PAN), un documento che è stato redatto comparando diversi modelli di contaminazione dei pesticidi nel tempo. Il report si è concentrato su tutti quei pesticidi che inconsapevolmente portiamo sulla nostra tavola e che sono così nocivi da poter essere collegati a patologie gravi come il diabete, le malattie cardiovascolari e i tumori.

Il team di ricercatori ha quindi constatato che l’impiego di pesticidi non è mai diminuito come sarebbe previsto da normativa europea ma, al contrario, è addirittura aumentato. Così, in base all’analisi eseguita su 97.170 campioni di frutta, quella che è risultata maggiormente contaminata è soprattutto quella estiva. Sul podio al primo posto ci sono le more (51%), seguite dalle pesche (45%)e dalle fragole (38%); a pari merito poi seguono le ciliegie e le albicocche con una percentuale del 35 per cento.

Questo aumento registrato nel commercio di frutta e verdura contaminata si accompagna ad un aumento dell'impiego di pesticidi e di combinazioni di diverse sostanze chimiche, che in Europa dovrebbero essere gradualmente eliminate. Basti pensare che nel 2019, la metà delle pere prodotte in Europa era contaminata da ben cinque di queste sostanze chimiche e questo dato sale all'87 per cento per le pere coltivate in Belgio o all'85 per cento per le pere coltivate in Portogallo.

L'utilizzo di improbabili e nocivi cocktail chimici sulla frutta non è ancora valutato dalle autorità, come sarebbe richiesto dalla legge, nonostante i ricercatori mettano in guardia sugli effetti che questi possono avere non solo sull'ambiente, ma proprio sulla salute dell'uomo. Rinunciare alla frutta non sarebbe  la scelta più giusta, essendo una fonte importante di vitamine e sali minerali, ma cercare di "pulirla" il più possibile dai residui di queste sostanze sì.