Acqua, farina, olio d’oliva, salsa di pomodoro, mozzarella, basilico. È tutto quello che serve davvero per fare una pizza come si deve. Noi italiani, cresciuti a pane e margherita, sappiamo bene che è la semplicità il vero grande punto di forza del piatto che tutto il mondo ci invidia (e ci copia).
Ma naturalmente, tenendo da parte tutte le variazioni “classiche”, nel corso del tempo e in ogni parte del globo sono spuntate versioni della pizza sempre più, per così dire, “sperimentali”, delle quali molte aspramente criticate da parte dell’intera comunità di affezionati. Ma una domanda un po’ autocritica mi sorge spontanea: sono davvero così inaccettabili o siamo noi a essere patologici estremisti quando si parla delle nostre intoccabili tradizioni? Lascio giudicare a te. Vediamo quindi insieme alcuni degli esempi più clamorosi delle rivisitazioni della nostro amata pizza.
Iniziamo da quella più canonica, che ormai tutti conosciamo e con cui abbiamo imparato a convivere: la chiamano “tropical pizza” o “pizza hawaii”, e la maggior parte degli italiani la vorrebbero vedere dritta nell’inceneritore. Eppure, questa pizza con l’ananas all’estero è estremamente apprezzata, in particolare in Australia e Stati Uniti. Inventata nel 1962 dal canadese di origine greca Sam Panoupulos, è composta da pochi, semplici ingredienti: un impasto condito con pomodoro e formaggio, con l’aggiunta di pezzi di prosciutto e di ananas. Alcune versioni vedono scendere in campo anche alcune fettine di banana. Ti è mai capitato di provarla?
C’è quella con i tortellini, quella con i fusilli e quella che ha la base direttamente composta di spaghetti. Carboidrato dopo carboidrato, la pizza “di” pasta o “con” la pasta sembra rappresentare un esperimento oltremodo rivoluzionario: combo incredibile di due eccellenze italiane o bomba ipercalorica da smaltire in dieci giorni di attività fisica ininterrotta? E chi potrebbe avere il coraggio di affrontarla?
La pizza nasce come un piatto a sè stante, non a caso nei menù dei ristoranti solitamente c’è la sezione “pizza” separata da quella dei primi e dei secondi. Tuttavia, ogni tanto, capita di trovarne la dicitura anche in fondo, nell’elenco dei dessert, tra un tiramisù, una panna cotta e un sorbetto al limone. La versione più classica è naturalmente la pizza con la Nutella, che ormai anche noi radicali abbiamo imparato ad accettare. Ma le versioni del dolce di pizza sono diverse, e trasformano la margherita in una vera e propria torta piatta. Come quella con le fragole, ad esempio.
Paese che vai, pizza che trovi.. e infatti eccoti la pizza con i tacos, prova inconfutabile della versatilità di questo piatto che, sebbene rappresenti in tutto e per tutto l’identità gastronomica dello Stivale, riesce ad essere adattata a tutti i tipi di tradizioni caratterizzanti ogni parte del globo terrestre. Quella messicana, infatti, può anche presentare dei tacos al posto di salamini, tonno o verdure.
È la versione futurista della pizza takeaway. L’impasto della pizza viene cotto direttamente a forma di cono, e tutti gli ingredienti vi vengono inseriti come se fosse un gelato di salsa e mozzarella. Il sapore è lo stesso, ma il modo di “mangiarsi una pizza” cambia. Sembra la giusta alternativa calorica alla passeggiata romantica domenicale: al posto del gelato, puoi camminare serenamente al parco mordicchiando gli angoli della tua pizza nel cono, cercando di non tirartela addosso.
Lo dicono tutti, gli insetti sono gli animali del futuro. E non potevano non arrivare anche nella farcitura della pizza. Alla stregua di fettine di salame e pomodorini freschi, ecco che iniziano a essere sfornate le margherite con grilli e cavallette. Ti senti pronto a questa nuova esperienza?