Prima le terme di Montecatini e gli affreschi di Padova, ora i portici di Bologna: l’Italia è sempre più ricca di Patrimoni dell’Umanità

La 44esima riunione del World Heritage Committee ha riconosciuto altri tre siti italiani come Patrimoni Mondiali. Il nostro Paese possiede ben 58 luoghi appartenenti alla lista: nessun altro Stato, oggi, è come noi.
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Kevin Ben Alì Zinati 29 Luglio 2021

Se sei stato a Bologna avrai certamente passeggiato sotto i suoi portici. Alcuni in legno, altri in pietra, altri ancora in mattoni. Lunghi, quasi infiniti, indimenticabili.

Ora però si avvicinano le vacanze: hai messo la città di Padova sulla tua mappa? Se la risposta è positiva, ti consiglio di fare un giro al famoso Padova Urbs Picta-Giotto, di andare ad ammirare gli affreschi della Cappella degli Scrovegni e i cicli pittorici del Trecento. Testa su, a destra o a sinistra e viaggi comunque indietro nel tempo.

Forse però hai voglia di relax, di riposo e magari anche di qualche ora a mollo in acque termali. Cosa c’è di meglio, dunque, di un soggiorno a Montecatini?

Scegliendo di andare in una di queste mete (o tutte, perché no), sappi che da oggi metteresti piede in tre siti che appartengono al Patrimonio dell’Umanità.

Lo scorso sabato il World Heritage Committee dell’Unesco si è riunito virtualmente a Fuzhou, in Cina, e ha riconosciuto e certificato l’incredibile valore universale delle perle diMontecatini, Padova e Bologna.

E in tempi di Olimpiadi, medaglie e primati, da oggi l’Italia si è accaparrata un nuovo record tutt’altro che banale: con 58 siti inseriti nella lista Unesco è lo Stato con più “patrimoni” al mondo.

Montecatini

Montecatini non è solo il 56esimo sito italiano iscritto nella Lista del Patrimonio Mondiale dell’Unesco. Le sue terme ora appartengono anche al “The Great Spa Towns of Europe”, una vera e propria lista che annovera undici città in sette Stati riconosciute come rappresentative dell’importante fenomeno termale europeo, attivo dal 1700 fino agli anni Trenta del Novecento.

Forse non lo sapevi, ma le sue acque termali erano già molto apprezzate dai romani. Quando poi arrivò al potere, il Granduca di Toscana Pietro Leopoldo ordinò di costruire i bagni e i lavori andarono avanti dal 1773 al 1783.

All’inizio del XX secolo, poi, Montecatini iniziò la trasformazione da città dei bagni a città termale.

Padova

Padova sorride. Anzi, sorride due volte. Perché l’iscrizione di Padova Urbs Picta-Giotto, la Cappella degli Scrovegni e i cicli pittorici del Trecento nella Lista dei Patrimoni Mondiali la rende, insieme a Tivoli, una delle poche città al mondo a custodire due patrimoni: l’altro è il famoso l’Orto Botanico, riconosciuto già nel 1997.

Padova Urbs Picta-Giotto, la Cappella degli Scrovegni  e tutti i suoi affreschi rappresentano un insieme di opere artistiche e architetture incredibile.

Gli affreschi sono stati dipinti tra il 1302 e il 1397, da artisti diversi: oltre alla Cappella degli Scrovegni, affrescata da Giotto, ci sono lavori di Pietro e Giuliano da Rimini, Guariento di Arpo, Giusto de’ Menabuoi, Altichiero da Zevio, Jacopo Avanzi e Jacopo da Verona.

Queste opere testimoniano le grandi innovazioni nel linguaggio artistico e nei canoni dell’affresco del XIV secolo, dove le narrazioni allegoriche hanno subìto l’influenza delle prospettive spaziali e degli studi in scienze ottiche del XIV secolo.

Ma di grande valore mondiale è quindi anche l’immenso complesso di otto edifici, religiosi e secolari, all’interno delle mura della città, tra la Cappella degli Scrovegni e la Chiesa degli Eremitani, il Palazzo della Ragione, la Cappella della Reggia Carrarese, il Battistero della Cattedrale, la Basilica e il Convento di Sant’Antonio, l’Oratorio di San Giorgio e l’Oratorio di San Michele.

Bologna

Finalmente. È proprio il caso di dirlo perché l’iter che ha portato i Portici di Bologna al riconoscimento come Patrimonio dell’Umanità è stato lungo, travagliato e non privo di ostacoli.

Già lo scorso maggio la decisione finale del Committee era stata rimandata perché il Consiglio Internazionale dei Monumenti e dei Siti, nonostante avesse ampiamente riconosciuto il valore dei portici come eccezionale testimonianza di valori espressivi d’identità urbana, di spazio privato ad uso pubblico aveva tuttavia chiesto di approfondire ulteriormente la questione.

Da verde il semaforo era passato in fretta all’arancione e poi al rosso.

E anche all’ultima riunione del 44esimo Comitato del Patrimonio Mondiale lo schema stava per ripetersi: l’Icomos chiedeva, infatti, un deferimento della candidatura “per concedere allo Stato Parte più tempo per fornire una maggiore documentazione e una giustificazione più esaustiva”.

Qualcuno, però, non la pensava così. La decisione è stata infatti ribaltata, completamente, grazie all’intervento del Brasile e della Bosnia Erzegovina (e di altri Stati) che hanno invece spinto per concedere il (meritato) riconoscimento ai portici bolognesi.

Che non entrano nella lista nella loro interezza di ben 62 chilometri. Sono stati scelti soltanto 12 tratti, considerati più rappresentativi.

Cambia poco. Con Bologna, Padova e Montecatini siamo a 58 tesori di valore mondiale. Siamo i più "ricchi" del mondo.

8mila ettari di foreste 

Non finisce qui. Il Comitato del Patrimonio Mondiale ha inserito anche l’area della Valle Infernale (nel Parco Nazionale dell’Aspromonte), l’area del Pollinello (nel Parco Nazionale del Pollino) e l’area Pavari-Sfilzi nella Foresta Umbra (nel Parco Nazionale del Gargano) nel sito transnazionale delle “Antiche Faggete Primordiali dei Carpazi e di altre regioni d’Europa”.

Si tratta di oltre 8mila ettari di boschi e foreste. Le faggete italiane riconosciute dall’Unesco sono diventate dunque 13 e comprendono anche la Valle Cervara, Selva Moricento, Coppo del Morto, Coppo del Principe e Val Fondillo nel Parco Nazionale d'Abruzzo, Lazio e Molise; Cozzo Ferriero nel Parco Nazionale del Pollino; Falascone nella Foresta Umbra, nel Parco Nazionale del Gargano; Monte Cimino, Monte Raschio e Sasso Fratino, nel Parco Nazionale delle Foreste Casentinesi.