Quanto inquina un termovalorizzatore: tutti i dati sui fumi nocivi e polveri sottili

Come funziona un termovalorizzatore? È davvero uno stabilimento inquinante? Proviamo a rispondere ai dubbi e alle domande che ti sei fatto sull’argomento.
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Mattia Giangaspero 1 Marzo 2024

Continuiamo il nostro approfondimento sui termovalorizzatori con un nuovo capitolo: "Quanto sono inquinanti?". Se ti sei perso, invece, le nostre precedenti puntate sul tema, da qui puoi direttamente leggerti: "Il termovalorizzatore di RomaDove si trovano i termovalorizzatori in Italia"

Come funziona un termovalorizzatore

Adesso torniamo a noi. All'interno di un termovalorizzatore i rifiuti vengono bruciati in un forno, composto da una o più caldaie che operano a una temperatura superiore agli 850 gradi. Questo così da permettere la totale ossidazione del rifiuto ed evitare la produzione di diossine. Il vapore prodotto dalla combustione aziona a questo punto il cosiddetto turbogeneratore. Si tratta di un motore a turbina che produce energia, la quale poi viene immessa nella rete elettrica. Alcuni modelli innovativi di termovalorizzatore producono anche acqua calda che viene poi distribuita nelle case tramite le tubature della rete idrica.

fumi nocivi emessi dalla bruciatura dei rifiuti sono invece filtrati (meglio o peggio a seconda dell'avanzamento della tecnologia) e poi espulsi tramite canna fumaria, a una temperatura di circa 140 gradi. Il prodotto finale del ciclo è un mix tra ceneri, che ammontano a circa il 30% del peso del rifiuto originario, e polveri sottili, recuperate in parte (non del tutto) da uno specifico sistema di filtraggio. Ceneri e polveri sono infine portate in discariche per rifiuti speciali.

Quanto inquina un termovalorizzatore

Per quanto riguarda le emissioni prodotte dalla trasformazione dei rifiuti in energia, ISPRA parla di "una situazione del tutto compatibile con i limiti imposti, con margini di rispetto del tutto tranquillizzanti per alcuni degli inquinanti di maggior interesse, in primisndiossine e metalli tossici". Questo anche per il fatto che le limitazioni imposte agli impianti sono molto stringenti, rispetto ad altri settori. Sempre secondo l'Ispra (l'Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale), tra il 2000 e il 2018 l'incenerimento incide meno dell'1 per cento sulla produzione di emissioni di inquinanti, una percentuale che tra l'altro tende alla riduzione, nonostante l'incremento dei rifiuti avviati al recupero energetico.

Oltre a un impatto emissivo basso, bisogna prendere in considerazione che l'energia elettrica immessa in rete da questi impianti sostituisce una quota della produzione elettrica centralizzata: se quest'ultima fosse derivata da fonti fossili, allora la trasformazione dei rifiuti in energia ha consentito di risparmiare delle altre emissioni. Allo stesso modo, l'erogazione di calore con il teleriscaldamento consente di sostituire il funzionamento delle centrali termiche, riducendo i consumi e l'inquinamento. In sostanza, secondo l'Ispra, l'impatto evitato riesce a compensare il carico ambientale introdotto dall'inceneritore. Non sono la soluzione definitiva, ma sicuramente dei termovalorizzatori di ultima generazione sono meglio delle discariche, ancora troppo diffuse nel nostro paese, soprattutto al Sud.

Fonte | ISPRA