Il Brasile ha diversi modi per misurare l’importanza di aver dato il comando del Paese a Luiz Inacio Lula da Silva al posto di Jair Bolsonaro. Uno di questi, è il livello di deforestazione della propria fetta di foresta amazzonica.
E il risultato è confortante. Negli ultimi dodici mesi, infatti, la deforestazione è andata riducendosi, arrivando fino a segnare il livello più basso mai registrato negli ultimi 9 anni.
Secondo i dati raccolti dal sistema Prodes dell’Istituto Nazionale di Ricerche Spaziali (Inpe), l’Amazzonia brasiliana ha visto una riduzione del tasso di deforestazione tra agosto 2023 e luglio 2024 pari al 30,6% della superficie disboscata.
Significa, in sostanza, nell’ultimo anno sono andati persi “solo” 6.288 chilometri quadrati di foresta primaria.
Si tratta di un risultato comunque importante soprattutto se messo a confronto con il periodo precedente, da agosto 2022 a luglio 2023.
Lo stesso è stato registrato anche nel Cerrado, un’estesa zona tropicale a cavallo tra Brasile, Paraguay e Bolivia: qui, il tasso di deforestazione registrato nello stesso periodo è di 8.174 km quadrati, il più basso dal 2019, con un calo del 25,8% rispetto al periodo da agosto 2023 a luglio 2024. È la prima riduzione che il Paese segna in 5 anni.
“Per darci un'idea di cosa ciò significhi, ciò che non è stato più emesso in questo periodo sono tutte le emissioni dell'Argentina. Quindi è un risultato davvero importante” ha spiegato in u na nota Geraldo Alckmin, Vicepresidente della Repubblica.
Una simile tendenza al ribasso, soprattutto se venisse perpetrata e rafforzata nel tempo, è sicuramente una buona notizia “ma non è sufficiente data l’entità delle sfide per la conservazione del clima e della biodiversità che dobbiamo affrontare” ha commentato invece Mariana Napolitano, direttore strategico del WWF Brasile.
Secondo Napolitano, serve garantire con forza che il calo della deforestazione venga mantenuto e accelerato nei prossimi anni. “La migliore scienza disponibile avverte già che è necessario rimboschire parte di ciò che è stato distrutto negli ultimi decenni, soprattutto nel caso dell’Amazzonia, che si sta dirigendo verso un punto di non ritorno, perdendo la sua capacità di rigenerazione”.