Regionali 2023, parla Majorino: “Per la Lombardia puntiamo a 300mila nuovi posti di lavoro green in 5 anni”

Per le elezioni regionali del 2023 Ohga ha coinvolto i candidati delle diverse forze politiche, per approfondire i loro punti dei programmi elettorali. Insieme a Majorino abbiamo discusso i punti green del suo programma.
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Francesco Castagna 19 Gennaio 2023

Terminata la tornata elettorale delle scorse elezioni politiche del 25 settembre 2022, che abbiamo seguito con la rubrica "Che Ambiente Votiamo", le forze politiche si trovano ad affrontare il primo banco di prova post-elettorale.

Le Regioni che andranno al voto nel 2023 sono quattro: Lazio, Lombardia, Molise e Friuli Venezia Giulia. Per le prime due ci si prepara alla sfida già il prossimo 12-13 febbraio, mentre per Molise e FVG probabilmente il voto sarà accorpato con il giro di elezioni amministrative 2023.

Il centrodestra, composto principalmente da Lega, Forza Italia, Fratelli d'Italia e Coraggio Italia corre anche questa volta unito, esprimendo un candidato unico sia nel caso della Lombardia che del Lazio. Per le opposizioni la situazione è leggermente differente, complice anche la volontà da parte del Movimento 5 stelle e del Terzo Polo di volersi pesare nelle Regioni in cui hanno più consenso, corrispettivamente nel Lazio e in Lombardia.

Le opposizioni non correranno divise, ma le alleanze cambiano a seconda della Regione. Nel Lazio il Terzo Polo e il Partito Democratico hanno candidato Alessio D'Amato, ex assessore alla Sanità della giunta Zingaretti, il Movimento 5 Stelle, in alleanza con Sinistra Italiana, ha candidato Donatella Bianchi. Il centrodestra invece ha scelto l'ex Presidente della Croce Rossa Italiana Francesco Rocca.

Per la Lombardia la situazione si ribalta, il M5S di Conte stringe un patto di alleanza con il PD, insieme candidano Pierfrancesco Majorino. Per il centrodestra si ricandida Attilio Fontana, già presidente di Regione, mentre il Terzo Polo, questa volta in solitaria, ha scelto come candidata Letizia Moratti.

Nei prossimi giorni Ohga cercherà di intervistare tutti i candidati in corsa per le elezioni. Abbiamo intervistato Pierfrancesco Majorino per approfondire alcuni punti del suo programma elettorale.

Majorino, in Lombardia il M5S è vostro alleato, ma è subito scattata la polemica sui termovalorizzatori. Come avete convinto il movimento di Conte a sostenere questa strategia di gestione dei rifiuti?

Abbiamo sviluppato un confronto molto serio e trovato un punto di incontro su un tema essenziale: se ci sono dei siti obsoleti essi vanno superati e trasformati. Il tema non è chiudere i termovalorizzatori senza ragionarci sopra, ma lavorare per la riconversione dei siti obsoleti. Il modello a cui ci ispiriamo è il termovalorizzatore di Sesto San Giovanni (dove è stato chiuso a settembre 2021 un vecchio inceneritore per costruire una biopiattaforma ndr), che è innovativo nel suo genere. Devo dire che non ho fatto fatica alcuna con il Movimento 5 stelle, perché ci siamo trovati a dialogare bene su questi punti.

Contestualmente ha in mente politiche di riduzione della quantità di rifiuti da mandare al termovalorizzatore?

Sicuramente, più si riesce a evitare di produrre rifiuti e meglio è. Agiremo sulla diminuzione della differenziata, vogliamo sviluppare interventi sul complesso del ciclo dei rifiuti, investire sul concetto e sul principio dell'economia circolare.

Dobbiamo muoverci in ottica "Green Deal", io credo che tutto ciò sia necessario, utile e importante. Se noi facessimo una discussione meno ideologica sul tema del ciclo dei rifiuti, ci accorgeremmo che alla fine abbiamo alcuni obiettivi di fondo che possono vedere assieme vari soggetti e diverse visioni. Del resto, nel 2018, quando Fontana è diventato Presidente di Regione Lombardia ha detto che avrebbe provveduto a chiudere i siti obsoleti. Mi chiedo perché non lo abbia fatto in questi anni.

Uno dei punti riguardanti il settore dei Trasporti è il potenziamento della linea ferroviaria, ma una delle richieste, da parte di chi le usa, è di estendere i permessi per il trasporto di biciclette sui treni, pensa di muoversi in questa direzione?

Certamente, questo è un tassello di una strategia complessiva che abbiamo in mente: potenziare il trasporto pubblico, favorire l'intermodalità, il fatto che si incoraggia un'alternativa all'auto privata. Ovviamente tutto ciò, per come siamo messi oggi, richiede scelte molto nette.

Deve essere ribaltata la gestione di Trenord, un'azienda che ha grandi possibilità ma ha bisogno di innovare. Trenord ha lavoratori straordinari, che purtroppo rappresentano una risorsa ignorata da parte della politica.

Perché ignorata?

Perché spesso chi governo la Regione Lombardia non ha discusso con i lavoratori a sufficienza dei problemi del trasporto regionale. Io sono abituato a pensare che la politica debba ascoltare e risolvere i problemi con chi direttamente li vive o è in contatto con essi, e tutto ciò non è accaduto.

Ho in mente un grande piano di sostegno al trasporto pubblico locale e questo passa per innovazioni nell'ambito della rete ferroviaria, penso a un dialogo con RFI maggiore e anche a un potenziamento del trasporto pubblico su gomma, perché non è sufficiente e attualmente bisogna lavorare di rammendo. Ci sono luoghi scollegati straordinariamente scollegati rispetto cui la ferrovia non è la soluzione.

Lì bisogna pensare al trasporto pubblico su gomma sia la soluzione, e fare in modo che il trasporto sia sostenibile. Detto ciò, secondo me, io credo che dobbiamo uscire dall'equivoco secondo cui le scelte lungimiranti, che prendono di petto gli effetti della crisi climatica, non siano produttive. Tutt'altro, io credo che possano portare alla creazione di nuovi posti di lavoro.

Io ho in mente un piano di creazione di posti di lavoro green, noi puntiamo alla creazione di 300mila posti di lavoro green in cinque anni, proprio perché crediamo che ci sia la possibilità attraverso un grande rapporto con il mondo delle imprese, l'università e la ricerca, per far sì che non si sia di fronte a una battaglia difensiva ma a una grande occasione di trasformazione. Pensiamo alla riqualificazione e all'efficientamento energetico: se noi iniziamo dalle case popolari portiamo la cultura del risparmio energetico nei luoghi che sono spesso più degradati, portiamo innovazione, posti di lavoro e sostenibilità.

Da dove prenderebbe i fondi per la creazione di questi posti di lavoro?

C'è una montagna inesplorata per la Lombardia che si chiama Unione Europea. Sono fondi legati al PNRR, fondi di transizione, fondi europei. Io voglio un super assessorato che si occupi solo di questo: verifica puntuale dei risultati.

Nel programma lei parla di "potenziare le linee cadenzate, la loro estensione ai collegamenti con i principali capoluoghi di provincia della fascia pedemontana". Cosa ne pensa del potenziamento della Brebemi?

A mio parere, sono scelte che si devono fare con più attenzione rispetto a un passato in cui si è scommesso tantissimo sul consumo di suolo facendo dei disastri. In coerenza con gli obiettivi di transizione ecologica, noi dobbiamo andare avanti con risposte infrastrutturali che non producano effetti negativi.

In alcuni casi ci sono delle necessità, penso al fatto che il territorio cremonese e mantovano deve essere necessariamente dotato di infrastrutture, lì si deve intervenire o con l'autostrada o con progetti alternativi, ma di sicuro non si può rimanere fermi. L'estensione invece della Pedemontana lo ritengo un errore.

Come si traduce in modo concreto una "strategia integrata per contrastare l’inquinamento atmosferico (riscaldamenti, trasporti, agricoltura)"?

Innanzitutto bisogna smettere con il negazionismo sugli effetti della crisi climatica. Il conservatorismo di Fontana è spaventoso perché non ha attuato politiche coraggiose in questo senso.

Quindi sicuramente si risolve con il potenziamento del trasporto pubblico, politiche di efficientemente energetico, sostegno alla transizione di soggetti che sono stati tenuti fuori dalla porta e che invece rischiano di pagare un prezzo molto elevato. È evidente che un punto cruciale sarà capire come fare in modo che il mondo agricolo sia agganciato ai processi di transizione.

Finché lo teniamo fuori dalla porta, non lo coinvolgiamo e non ci dialoghiamo richiamo di creare una situazione in cui ci limitiamo a dire agli agricoltori di dover cambiare il loro sistema produttivo. Servono finanziamenti per questo settore, per far si che si senta sempre più parte di una dimensione europea.

Il nord, come altre parti del nostro Paese, è ancora colpito da fenomeni siccitosi, che mettono in difficoltà i fiumi e i bacini idrici. Come pensate di muovervi in tal senso?

Ci vuole un grande piano idrico che la smetta di inseguire le emergenze, non possiamo farci illusioni. Non ci siamo trovati di fronte alla siccità come un incidente di percorso. Questo è il futuro, purtroppo, e se non si interviene con politiche serie e negoziate tra i vari attori in maniera ambiziosa i provvedimenti non possono che essere di emergenza.