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Sapevi che il tricheco rischia l’estinzione?

Minacciato dallo scioglimento dei ghiacci artici, il tricheco sta gradualmente perdendo il suo habitat naturale, un fattore che si aggiunge allo sfruttamento commerciale che ha già decimato la popolazione in passato. Conosciamone meglio le caratteristiche: quanto pesa questo mammifero e a cosa servono le sue zanne?
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Alessandro Bai 28 Agosto 2022

Il tricheco è un mammifero marino conosciuto principalmente per le sue grandi dimensioni e per alcune particolari caratteristiche, come i baffi o le lunghe zanne. Non tutti però sanno che l'Odobenus rosmarus, nome scientifico del tricheco, è la sola specie vivente tra quelle appartenenti alla famiglia degli Odobenidi, tra l'altro minacciata dall'estinzione, dato che è considerata vulnerabile dalla Red List dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN).

Gli habitat preferiti dal tricheco sono le zone artiche e subartiche, in particolare quelle bagnate dall'Oceano Atlantico, da alcune porzioni dell'Oceano Pacifico, come il Mare di Bering, e dal Mar Glaciale Artico. Tuttavia, non mancano notizie di esemplari che, spinti anche dal cambiamento climatico che riduce i ghiacci a disposizione, si avventurano in altre parti del mondo: è il caso del tricheco Freya, diventato famoso per l'abitudine di salire sulle barche nei pressi del fiordo di Oslo, in Norvegia, e tristemente abbattuto a causa della troppa attenzione dei turisti nei suoi confronti.

Se sei interessato a conoscere di più sui trichechi, di seguito ti spiegherò meglio quali sono le sue abitudini, quale stazza può raggiungere e perché si tratta di una specie minacciata.

Perché si chiama così?

Il nome tricheco ha origine dal greco antico, essendo composto dai termini thríx, ovvero "pelo", e échō, cioè "ho": l'espressione "ho pelo" sarebbe quindi riferita alle lunghe vibrisse che caratterizzano l'animale, posizionate sul labbro superiore.

Anche il nome generico utilizzato per descrivere la specie, ovvero Odobenus, deriva dal greco: in questo caso, è la somma di odoús, cioè "dente", e baínō, traducibile con "io cammino", a formare la parola che allude alla capacità del tricheco di usare le zanne per tirarsi fuori dall'acqua.

È ingannevole invece il termine latino Trichecus, oggi utilizzato per riferirsi al genere a cui appartiene il lamantino.

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Il tricheco è un mammifero marino dalle grandi dimensioni: il suo peso può arrivare fino a 1700 kg.

Descrizione

Il tricheco, o Odobenus rosmarus, è un grande mammifero marino carnivoro che appartiene, insieme alle foche e alle otarie, al sottordine dei pinnipedi, tra i quali è il terzo animale più grande, dopo due specie di elefanti marini.

Le dimensioni rappresentano d'altronde uno dei tratti più conosciuti dei trichechi: solitamente il loro peso è compreso tra gli 800 e i 1700 kg, anche se alcuni esemplari della sottospecie Odobenus rosmarus divergens, o tricheco del Pacifico, possono arrivare a toccare anche 2000 kg, mentre le femmine, solitamente più minute dei maschi, sono normalmente comprese tra 400 e 700 kg. Il loro corpo estremamente massiccio ha inoltre una lunghezza che può variare tra i 2,5 e 3,7 metri.

Tra le caratteristiche più famose del tricheco ci sono poi le sue zanne, ovvero dei canini allungati in avorio che misurano in media circa 50 centimetri e pesano diversi kg, con casi record di un metro di lunghezza. Solitamente più lunghe e robuste negli esemplari maschi, le zanne non servono però soltanto nei combattimenti, come dimostrazione di forza, ma sono utili anche per svolgere diverse altre funzioni, come ancorarsi al ghiaccio per tirarsi fuori dall'acqua o per non scivolare mentre riposano, dato che possono aver bisogno di dormire anche fino a 20 ore al giorno.

A contraddistinguere l'aspetto tipicamente "baffuto" dell'Odobenus rosmarus ci sono anche le vibrisse, che contengono un vaso sanguigno e sono dotate di terminazioni nervose, estremamente sensibili. La lunghezza di queste setole può arrivare anche a 30 centimetri e sul muso di ogni tricheco che ne sono addirittura 400-700.

Un'altra particolarità di questa specie è rappresentata dalla pelle, piuttosto spessa, dotata di e completamente priva di peli: il suo colore può variare da una tonalità molto chiara, simile al bianco, quando l'animale è in acqua, ad un rosa più o meno intenso quando i trichechi si stendono al sole, una differenza che è dovuta alla costrizione dei vasi sanguigni che si verifica con il freddo.

La grande mole di questo mammifero non gli impedisce di nuotare anche a 35 km/h, anche se solitamente si sposta in acqua a velocità decisamente minori, aiutato da delle sacche situate nei pressi della gola che possono ospitare fino a 50 litri d'aria, permettendo al tricheco, quando sono piene, di galleggiare senza problemi e nuotare verticalmente.

In natura un tricheco può vivere dai 20 ai 30 anni, ma raramente la riproduzione avviene prima dei 15 anni, quando gli esemplari ormai completamente sviluppati si dedicano all'accoppiamento, che si verifica solitamente tra gennaio e febbraio. La gestazione dura in tutto dai 15 ai 16 mesi, al termine dei quali nasce solitamente un solo cucciolo, dal peso di 60 kg e già in grado di nuotare.

Habitat e cosa mangia

Il tricheco ama spostarsi tra i banchi di ghiaccio, sui quali sale spesso e volentieri per riposare, e di conseguenza abita diverse aree situate nei pressi dell'Artico, dalla Groenlandia e la Norvegia fino alla Siberia e le coste canadesi.

Nello specifico, esistono tre sottospecie di Odobenus rosmarus, tutte minacciate, che si distinguono per l'area geografica di diffusione: l'Odobenus rosmarus rosmarus, anche detto tricheco dell'Atlantico, è il meno numeroso e vive sulle coste di Canada e Groenlandia, mentre il tricheco del Pacifico (Odobenus rosmarus divergens) abita prevalentemente il Mare di Bering e il Mar Glaciale Artico. Infine, alcuni riconoscono anche l'Odobenus rosmarus laptevi, che si trova nel Mare di Laptev, nella Siberia settentrionale.

A prescindere però dalla sottospecie e dall'habitat di riferimento, i trichechi amano cercare le proprie prede nelle acque meno profonde piuttosto che in profondità. Gli animali di cui si nutre si trovano spesso nelle vicinanze delle piattaforme di ghiaccio e includono diversi tipi di molluschi, come vongole e cozze, oltre a gamberetti, granchi, coralli e tunicati.

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Il surriscaldamento delle acque sta riducendo velocemente i banchi di ghiaccio a disposizione dei trichechi.

Il rischio estinzione

La conservazione del tricheco è un tema rilevante da diversi secoli, dato che già nel 1700 e 1800 questo mammifero veniva ampiamente cacciato per utilizzarne la carne, le zanne e persino l'olio. Un'attività inizialmente non regolamentata e il continuo sfruttamento commerciale hanno portato vicinissima all'estinzione la sottospecie del tricheco dell'Atlantico, della quale rimarrebbero soltanto 20-25.000 esemplari, nonostante sia difficile attualmente fare una stima.

Ancora oggi, purtroppo, la caccia è ammessa e regolamentata in alcune zone, come ad esempio Alaska e Russia, dove ogni anno migliaia di trichechi del Pacifico vengono abbattuti. Inoltre, se l'Odobenus rosmarus è considerato vulnerabile dalla lista rossa di IUCN è anche in virtù del cambiamento climatico e di una delle sue principali conseguenze, ovvero il riscaldamento globale. Le temperature sempre più alte, infatti, stanno via via riducendo sia lo spessore che la superficie di banchisa artica a disposizione di questi animali, che sono così privati dai ghiacci su cui sostano e si raggruppano, specialmente durante la riproduzione e il parto, che diventano sempre più complicati.

In assenza dei banchi di ghiaccio, poi, gli esemplari possono essere anche spinti a migrare altrove: è successo recentemente alla femmina Freya, che dopo essere stata avvistata sulle coste di Gran Bretagna, Olanda e Danimarca, ha fatto capolino in Norvegia, dove è poi rimasta intrappolata nel fiordo di Oslo prima di essere abbattuta dalle autorità locali, poiché ritenuta pericolosa per quelle persone che cercavano di avvicinarla nonostante i ripetuti inviti a mantenere le distanze.