Scuola digitale e solidarietà reale: ecco TuttiConnessi, il progetto per donare pc e tablet agli studenti in difficoltà

Un problema della didattica a distanza è la mancanza di dispositivi informatici. Non tutte le famiglie hanno a disposizione un pc o un tablet, nè tantomeno una buona connessione alla rete. Abbiamo intervistato Francesco Ronchi, ideatore del progetto TuttiConnessi che in soli 10 giorni ha messo in piedi una raccolta solidale di device elettronici.
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Gaia Cortese 30 Aprile 2020

Piattaforme di e-learning, contenuti multimediali da condividere, inediti approcci didattici. È questa la realtà in cui siamo stati catapultati in seguito all'emergenza Covid-19. Eravamo pronti? Poco.

Nelle scuole bambini e ragazzi potevano essere entrati in confidenza con l'uso delle lavagne interattive, potevano aver seguito qualche lezione di informatica, ma quanti di loro potevano (e possono) contare sulla disponibilità di dispositivi informatici a casa? Da quando è esplosa la didattica a distanza, non pochi ne sono rimasti fuori: non solo studenti, anche alcuni insegnanti, e allargando il cerchio, anche altre stutture che offrono assistenza ad anziani o disabili.

Francesco Ronchi, CEO di Synesthesia, ha dato vita a un progetto per colmare questo divario. Si chiama TuttiConnessi e si prefigge di attivare al più presto una raccolta solidale di strumenti informatici per chi è in difficoltà.

Come funziona TuttiConnessi?

Lavoro nell’ambito dell’informatica da tanti anni, ma è quello che ho visto e sentito ultimamente che mi ha portato al progetto TuttiConnessi: tante richieste di amici, conoscenti e parenti che lamentano la mancanza di dispositivi per accedere alla didattica a distanza; tante situazioni di famiglie che hanno in casa un solo dispositivo, o ancora peggio, docenti e insegnanti che evidenziano questa mancanza anche nelle scuole. Ecco perché in questo momento, alcuni ragazzini, non avendo accesso alla didattica digitale, sono completamente spariti. Dopo l’ennesimo caso ho voluto dire basta e provare a fare qualcosa.

Grazie al mio lavoro entro in contatto con tante società di informatica che cambiano spesso dispositivi o che li restituiscono alle società di leasing; ho pensato quindi di contattare Informatici senza frontiere, che già fa questo tipo di lavoro, e il MuPIn (Museo Piemontese dell’informatica); tramite loro sono entrato in contatto con Tékhné, associazione culturale che lavora con le scuole. L’idea quindi è nata lo scorso 18 aprile e, in pochissimo tempo, abbiamo messo online il sito, ci siamo coordinati per rendere possibile il recupero dei dispositivi. Abbiamo già ricevuto una cinquantina di proposte, siamo in contatto con alcune scuole, ma anche con alcune associazioni di volontariato che lavorano con persone disabili. Il riscontro è stato pazzesco.

Francesco Ronchi, CEO di Synesthesia

L’idea è di raccogliere computer portatili, tablet o smartphone e di rigenerarli. Chi si occupa di questo?

Nel momento in cui riceviamo i dispositivi digitali sono dei volonari che isoccupano della “rigenerazione”, vale a dire reset e la riconfigurazione del sistema. Il passo successivo è la distribuzione dei device agli studenti che ne facciano richiesta, di norma mediata da un docente, da una scuola o da una struttura specifica. I volontari più attivi sono quelli del MuPIn e di Informatici senza frontiere, ma ci sono anche molti altri professionisti e studenti che ci hanno dato la loro disponibilità.

Molti di questi dispositivi che oggi vengono rigenerati, forse in passato non sarebbero stati recuperati correttamente in termini di sostenibilità…

I dispositivi elettronici di norma dovrebbero essere portati all’ecocentro dove vengono smaltiti cercando di recuperare il più possibile: da un lato possono essere recuperati anche dei metalli preziosi, dall'altro anche alcuni metalli pericolosi che devono essere smaltiti nel modo corretto. Ma c'è di più. Riuscire a utilizzare nuovamente un device elettronico permette di allungare la vita di questi oggetti, quando invece molti di noi erano abituati a disfarsi di un dispositivo solo perché sul mercato ne era uscito uno dalle migliori prestazioni.

Quali devono essere le caratteristiche dei dispositivi donati?

Devono essere funzionanti e in buono stato, possibilmente non più vecchi del 2014. Ovviamente si valuta poi caso per caso, perché magari ci sono pc anche più vecchi, ma più potenti, e quindi comunque ancora molto validi. I referenti di TuttiConnessi possono essere contattati tramite il nostro sito o via What's app, inviando una foto del dispositivo e le principali caratteristiche.

Al momento il servizio è attivo solo su Torino, sarà possibile estenderlo anche ad altre città?

Roma è pronta per attivarsi e a Milano stiamo capendo chi può farlo. Parallelamente abbiamo visto che molti hanno apprezzato l’iniziativa, e si sono offerti per fare una donazione. All’inizio abbiamo declinato l’offerta, ma nel momento in cui le offerte sono aumentate, abbiamo deciso di attivare un crowfunding su La rete del Dono: il denaro raccolto servirà per acquistare sia dispositivi rigenerati sia sim dati.

Secondo te, siamo di fronte a un cambiamento epocale dal punto di vista digitale?

Non credo che passata l’emergenza torneremo alla realtà di prima, come non resteremo neppure nella realtà attuale: sarà una via di mezzo. Prima le persone guardavano al digitale con diffidenza, magari lo usavano poco. Chi voleva lo smart working, magari era l’unico in azienda a volerlo e alla fine si adattava a svolgere il proprio lavoro come tutti gli altri.

Questo cambiamento di prospettiva originato dall’emergenza ha invece fatto scoprire che ci sono diversi modi per avvicinarsi alle cose, facendo anche emergere delle difficoltà come per esempio l’incompetenza di base. Di fronte a un problema, si cerca di risolverlo e una volta che si scopre come far funzionare le cose, è probabile che tutto proceda in quella direzione senza intoppi.Sicuramente dal punto di vista del digitale il cambiamento che stiamo vivendo è positivo, anche perchè ci saranno diversi vantaggi economici, ecologici e pratici.

Oggi il problema più grande è l'incertezza. L’importante è essere preparati un po' tutti: più tempo rimarremo in questa situazione, più è probabile che ci rimarremo. Penso a tutti quei servizi che erano solo collaterali, come per esempio la consegna della frutta e della verdura a casa: adesso è diventato un servizio molto più importante, anche come semplice percezione, perché anche se posso uscire di casa, invece che farmi 30 minuti di coda con guanti e mascherina fuori dal supermercato, adesso lo compro comodamente online.

Per ciò che riguarda il nostro progetto, credo che abbia buone probabilità di continuare a esistere e di funzionare anche bene. Anche perché ancora, c'è molto da fare.