Slow Food Travel: scoprire un territorio partendo da prodotti e ricette tipiche (e antiche)

Il turismo di massa ha portato sicuramente dei benefici economici, ma anche una contaminazione nelle tradizioni e nella cultura di un luogo. A volte, snaturandolo. Con il progetto Slow Food Travel potrai invece immergerti nell’anima di una regione, passando per quelle zone meno conosciute e che per questo hanno conservato intatte le loro abitudini e le particolarità enogastronomiche.
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Rubrica a cura di Giulia Dallagiovanna
19 Settembre 2019

La storia e la cultura di un luogo passano anche, e forse soprattutto, attraverso le sue tradizioni gastronomiche. E il turismo lento è proprio la riscoperta di quelle tradizioni che le vacanze di massa hanno fatto dimenticare. Nelle grandi città, le ricette si sono evolute, adattate ai nuovi gusti e soprattutto hanno dovuto fare i conti con le preferenze di migliaia di turisti provenienti da ogni parte del mondo. E così, la fiorentina potrebbero servirtela ben cotta, e sui mallorreddus sardi potresti trovare una spolverata di Parmigiano Reggiano.

Ma se invece vuoi capire davvero l'anima di una regione, anche attraverso i suoi sapori più autentici, la soluzione è allontanarsi dagli itinerari più battuti e avventurarsi in aree nuove dove gli hotel a cinque stelle lasciano il posto ad agriturismi a conduzione famigliare e il museo sulla storia locale viene sostituito da una piccola azienda agricola che produce formaggi, salumi e marmellate che forse non avevi mai assaggiato. Lo scopo di Slow Food Travel, promosso da Slow Food, è proprio questo, come ci ha spiegato Alessandra Turco, che si occupa del progetto.

Come nasce Slow Food Travel?

L'idea era quella di affrontare il settore del turismo in maniera più strutturata. C'erano già tantissime esperienze che univano cibo e viaggi in modo quasi spontaneo e noi siamo partiti proprio da queste per sviluppare un progetto vero e proprio. Abbiamo iniziato tre anni fa, trovando un territorio dove c'erano già le basi per costruire una vera e propria rete: la Carinzia, una regione a sud dell'Austria. Insieme alla Regione, quindi alle istituzioni, e ad alcuni produttori della zona abbiamo dato vita a una meta adatta per il turismo lento.

Di solito ci muoviamo proprio in questo modo: cerchiamo valli o zone dove, oltre alla bellezza del paesaggio, si possano trovare anche tradizioni culturali ed enogastronomiche "pure", cioè rimaste incontaminate dalla grande distribuzione e dalle esigenze di mercato. Sono luoghi già adatti per una vacanza, ma che non riescono ad attrarre l'attenzione dei turisti. Con Slow Food Travel cerchiamo quindi di mettere in rete tutti gli attori del territorio, come piccoli produttori e proprietari di alberghi e di ristoranti, e metterne in luce le qualità e le potenzialità, che di solito vengono sottostimate.

Il più delle volte infatti ognuno lavora per sé e si entra in competizione invece che fare squadra e creare una sinergia che possa aiutare tutti. Se vengono valorizzate le differenze, le strutture possono poi collaborare per indirizzare il cliente a seconda dei suoi gusti. Ad esempio, se un turista vuole fare una determinata esperienza, un albergatore può indicargli chi, sul territorio, può andare meglio incontro ai suoi desideri.

Ci siamo infatti resi conto che anche le aziende agricole possono diventare un polo turistico, perché possono mostrare alle persone come lavorano, come si fa un determinato prodotto, e questo può diventare un elemento di attrazione per chi viene da un'altra zona o magari abita in città. Così, quando i turisti vanno a cena, il ristoratore può far loro conoscere le aziende con le quali collabora e invitarli ad andare a visitarle. E alla fine, poi, aumentano anche le possibilità che si acquistino i prodotti locali. Tutti insomma possono beneficiarne.

Sul vostro sito sottolineate l'attenzione alla biodiversità alimentare, come mai è così importante?

Per noi di Slow Food la biodiversità alimentare è proprio la base. In questo progetto abbiamo infatti cercato di coinvolgere i produttori più virtuosi, che si impegnano per difendere le tradizioni enogastronimiche e le materie prime locali, oltre ai presidi Slow Food che erano già presenti. Il nostro intento è proprio quello di fare in modo che un turista possa trovare gli alimenti e le ricette che sono peculiari di quel territorio. Abbiamo molto insistito su questo punto, perché è una differenza fondamentale rispetto alle mete rese famose dal turismo di massa. E proprio questa situazione ha permesso loro di mantenere intatte le tradizioni, anche se il più delle volte non se ne intuiscono le potenzialità: per chi abita in queste zone si tratta di elementi così banali e legati alla vita quotidiana, che si rendono conto quale novità potrebbe costituire per chi arriva in vacanza.

Per fare un esempio, mi è capitato di trascorrere qualche giorno in Puglia e in un ristorante ho trovato come ricetta principale il salmone. E questo è un peccato, perché in quella regione hanno una serie vastissima di proposte locali. Il turista chiede quello a cui è più abituato, ma rinunciare a quello che può offrire il proprio territorio è una perdita importante e sarebbe anche l'occasione per far scoprire qualcosa di nuovo a chi arriva. La diversità alimentare è un valore aggiunto, qualcosa che una città o una vallata ha e che la rendere differente rispetto a tutte le altre. Questa è l'idea di turismo che Slow Food Travel porta avanti.

Come fa una persona a prenotare una vacanza nelle zone proposte da Slow Food Travel?

Come Slow Food non possiamo agire direttamente da tour operator, quindi per permette alle persone di prenotare la loro vacanza abbiamo trovato diverse possibilità. Se il territorio è più strutturato, anche perché magari ha ricevuto più fondi, come nel caso della Carinzia, sono stati gli stessi operatori a crearsi un proprio sito internet, dove il turista può trovare sia una camera per dormire, che i ristoranti e le esperienze che sono possibili fare. Aree diverse, come quelle delle Montagne Biellesi o delle Valli dell'Alto Tanaro, invece, hanno avviato da poco questo progetto e l'iter da affrontare non è così facile e immediato come potrebbe sembrare. Bisogna infatti formare la rete e vengono anche stravolte un po' le abitudini dei luoghi, che per la maggior parte sono paesi piccoli, di montagna, molto legati alla loro identità e con uno spirito abbastanza campanilistico. Perciò serve anche portarli a lavorare insieme.

In questo momento comunque si stanno organizzando per poter agire in prima persona. Sul nostro sito comunque si può già trovare una mappa con tutte le strutture indicate, per iniziare a farsi un'idea sulle possibilità che il territorio offre. E questa cartolina è in possesso anche di chi ha aderito alla rete, in modo che possa indirizzare le persone in modo più diretto.

Nel frattempo, stiamo lavorando con dei tour operator professionali e gli stiamo mostrando quello che le diverse zone possono offrire, in modo da far inserire questi itinerari all'interno delle loro proposte. Si tratta comunque di un progetto nato da poco e che lavora con strutture ricettive piccole che non possono, ad esempio, ospitare grandi gruppi, perciò bisogna capire come inserirli nei percorsi già battuti dai turisti.

Al momento le vostre proposte riguardano soprattutto le località montane, state pensando di allargare l'offerta?

Stiamo cercando di lavorare anche in altre zone, ma bisogna mettere in collaborazione le strutture presenti, le istituzioni e tutti gli interlocutori che potrebbero essere interessati. Un processo che richiede tanto tempo e tanto lavoro. Intanto però abbiamo avviato una partnership con Airbnb per proporre qualcuna di queste esperienze, soprattutto per quanto riguarda la parte legata al cibo, sulla loro piattaforma. Entro la fine dell'anno, speriamo di poter lanciare delle proposte che riguardino tante parti del mondo.

Allo stesso tempo, lavoriamo con tanti territori per proporre gli Slow Food Tour, che non coinvolgano zone troppo ampie e rappresentino Slow Food dal punto di vista turistico. Sono tutte iniziative che stanno nascendo poco per volta, sulla base della nostra esperienza per quanto riguarda l'alimentazione, e che provano a farsi strada in un settore che conosciamo meno, cioè quello strettamente turistico. Però contiamo che nei prossimi anni tutti queste idee divengano proposte ben consolidate.

Credits photos: © Oliver Migliore 

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Sono Laureata in Lingue e letterature straniere e ho frequentato la Scuola di giornalismo “Walter Tobagi” di Milano. Mi occupo principalmente altro…