Sono state ritrovate microplastiche anche in Antartide: l’inquinamento globale non risparmia nemmeno il continente bianco

La scoperta di microplastiche nelle acque antartiche è un campanello d’allarme per la comunità scientifica. L’inquinamento da plastica rappresenta una grave minaccia per l’ecosistema più remoto del mondo e per la fauna selvatica che lo abita.
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Roberto Russo 2 Febbraio 2024

Il fragile equilibrio dell'Antartide, considerato per lungo tempo immune dal degrado ambientale, è stato recentemente scosso da una scoperta inquietante. Le microplastiche, segno tangibile dell'inquinamento globale, hanno raggiunto l'isolato ecosistema dello Stretto di Gerlache – situato nella parte settentrionale della Penisola Antartica, tra l'Arcipelago Palmer e la Terra di Graham aprendo, così, un nuovo capitolo nella comprensione dell'impatto dell'uomo in luoghi remoti e incontaminati.

A rilevare la presenza di microplastiche nelle acque gelide dell'Antartide è stata una spedizione antartica condotta dall'Università di Bogotà, guidata dal biologo marino colombiano Paulo Tigreros. Durante le immersioni nello Stretto di Gerlache, il dottor Paulo César Tigreros Benavides ha individuato minuscole particelle di plastica intrappolate nella sua strumentazione, il che ha fatto scattare un'indagine più approfondita sull'inquinamento delle acque antartiche. I campioni prelevati, ora sottoposti a ulteriori test, saranno determinanti per comprendere sia la quantità di microplastiche presenti sia la loro probabile origine.

Le microplastiche e l'ambiente antartico

Le microplastiche sono frammenti di plastica di dimensioni inferiori a 5 millimetri. Possono essere prodotte naturalmente, ad esempio dal degrado di oggetti plastici, o possono essere rilasciate nell'ambiente dall'uomo, come nel caso dell'uso di prodotti cosmetici, detersivi e imballaggi. Una volta nell'ambiente, le microplastiche possono essere trasportate dalle correnti oceaniche o finire nell'atmosfera (sapevi che ci sono microplastiche anche nelle nuvole?). Possono anche essere ingerite da animali marini e uccelli, che possono subire gravi danni a causa della presenza di queste particelle nel loro organismo.

Nel caso dell'Antartide, le microplastiche potrebbero essere arrivate lì in diversi modi. Una possibile spiegazione è che siano state trasportate dalle correnti oceaniche, che trasportano detriti plastici da tutto il mondo. O, ancora, potrebbero essere state rilasciate nell'atmosfera da attività umane, come la combustione di combustibili fossili o la produzione di rifiuti. Infine, è anche possibile che siano state trasportate dagli escrementi di animali marini che migrano verso i Tropici e poi tornano in Antartide.

Qualunque sia la loro origine, la presenza di microplastiche in Antartide è un segno preoccupante dell'impatto dell'inquinamento globale. Questo ritrovamento dimostra che l'inquinamento da plastica è un problema globale che non risparmia nemmeno gli ambienti più remoti e incontaminati.

Effetti delle microplastiche sull'ecosistema antartico

Gli effetti delle microplastiche sull'ecosistema antartico (già debilitato per via del cambiamento climatico) sono ancora poco noti. Tuttavia, è possibile ipotizzare che possano avere un impatto negativo su diversi livelli della catena alimentare.

I crostacei, che costituiscono una parte importante della dieta di molti animali antartici, possono ingerire microplastiche scambiandole per cibo. Queste particelle possono accumularsi nel loro organismo e causare problemi di salute, come danni al sistema digestivo o riproduttivo.

Anche i krill – piccolo crostaceo che si trova in tutti gli oceani del mondo, fonte importante di cibo per molti animali marini, tra cui le balene, i pinguini e i pesci –sono particolarmente vulnerabili all'inquinamento da microplastiche. I krill sono infatti in grado di ingerire microplastiche di dimensioni molto piccole, che possono passare inosservate al loro sistema digestivo. Gli animali più grandi, come le balene, possono ingerire microplastiche insieme al krill. Queste particelle possono accumularsi nel loro organismo e causare problemi di salute, come danni al sistema respiratorio, riproduttivo e digestivo.

E non dimentichiamo, poi, che le microplastiche possono finire anche nei nostri piatti: se i pesci le ingeriscono e noi mangiamo quei pesci, naturalmente assumiamo anche microplastiche.

Ricordiamo, infine, che le microplastiche possono rilasciare sostanze chimiche tossiche in grado di contaminare l'ambiente marino e danneggiare la fauna selvatica.

Fonte | UTADEO