
Hai cucinato troppa pasta e sai già che domani non ne avrai più voglia, hai trovato in fondo al frigo un cavolfiore che non ti ricordavi di avere comprato e che ora è mezzo andato a male, o ancora, tuo figlio ha deciso che per lui basta così e quei pomodori che ha lasciato nel piatto non li vuole più nemmeno vedere. Dove finiscono tutti questi alimenti che non sono stati mangiati? Nel bidone dell’immondizia, ovviamente. E, proprio come te, nello stesso momento centinaia di migliaia di altre persone hanno buttato via del cibo.
Ogni anno, nel mondo, circa 1/3 degli alimenti finisce sprecato. Soltanto in Italia, per ogni famiglia sono 84,9 i kg di cibo che finiscono nell’immondizia, una quantità pari a 2,2 milioni di tonnellate. A questi si aggiungono gli alimenti invenduti dei negozi e delle grandi catene di distribuzione, che devono far fronte alle esigenze dei consumatori. In questo caso, la quantità di cibo sprecato si attesta a 2,89 kg all’anno pro capite, di cui almeno il 35% potrebbe essere recuperato per essere dato alle persone più bisognose. Insomma, un vero e proprio schiaffo in faccia alle centinaia di milioni di persone che ogni giorno devono vedersela con fame e povertà, tant’è che in Italia è stata introdotta il 5 febbraio la Giornata nazionale di prevenzione dello spreco alimentare.
Negli ultimi anni, le soluzioni per evitare inutili sprechi di cibo sono cresciute in modo consistente, grazie anche all’aumento di sensibilità nei confronti del tema, portando anche all’approvazione della legge Gadda (166/2016), che prevede incentivi e detrazioni fiscali per i donatori di cibo in eccesso e promuove pratiche virtuose come l’utilizzo della doggy bag. Ma non è tutto: dalla nascita di ristoranti che cucinano manicaretti gourmet utilizzando prodotti quasi a termine, alla possibilità di donare il cibo avanzato a fine giornata alle persone meno fortunate, fino a veri e propri supermercati anti-spreco in cui puoi acquistare prodotti prossimi alla scadenza in perfette condizioni, continuano a essere avanzate iniziative più che valide. E a queste soluzioni, per così dire, collettive, si aggiungono anche tanti piccoli accorgimenti che puoi seguire nel tuo piccolo per evitare di trovarti il frigorifero pieno di cibo di cui ti sei dimenticato e che è ormai inutilizzabile, o ancora di essere costretto a gettare nell’umido metà piatto perché hai cucinato troppo e domani non è più buono. Insomma, i modi per combattere gli sprechi alimentari, come dire, si “sprecano”. In questo articolo, cerchiamo di fare il punto su cosa viene fatto collettivamente e cosa puoi fare tu.
In tutta Europa ne sono nati diversi, come il ristorante svedese Spill, il cui proprietario Erik Anderssen ha dichiarato che spera di fallire presto come conseguenza della fine dello spreco alimentare, o la catena olandese Instock, che salva dall’immondizia più di 2500 kg di cibo ogni settimana. Si tratta di ristoranti che utilizzano materie prime forse un po’ bruttine ma ancora in ottimo stato per preparare manicaretti e piatti di ottima qualità e dando un ottimo esempio sul grande valore del cibo, anche di quello prossimo alla scadenza. In Italia, precursore dei ristoranti anti-spreco è stato senza dubbio lo chef Massimo Bottura, che assieme alla moglie Lara ha lanciato il progetto Food for Soul, in cui ha dato vita al Refettorio Ambrosiano, una mensa per bisognosi in cui vengono preparati ottimi piatti utilizzando come materie prime alimenti che altrimenti andrebbero buttati.
Anche i supermercati possono adottare una filosofia anti-spreco, consentendo ai consumatori di scegliere se acquistare del cibo che da lì a pochi giorni potrebbe andare buttato. In alcuni paesi esteri sono nati alcuni supermercati dedicati unicamente alla lotta allo spreco, come ad esempio l’Ozharvest Market, in Australia, tra i cui scaffali puoi trovare soltanto prodotti prossimi alla scadenza o danneggiati, donati da altre attività e acquistabili con semplici donazioni.
In Italia, al momento i supermercati si limitano ad apporre prezzi scontati ad alimenti che andrebbero buttati via entro pochi giorni. Ma lo fanno anche utilizzando la tecnologia, tramite ad esempio l’app MyFoody, che consente al supermercato di segnalare la presenza di cibi in scadenza a prezzo scontatissimo. In questo modo il cliente può organizzarsi e cogliere l’occasione.
Ormai, nella nostra iperconnessa società, c’è un’app per qualsiasi cosa. Il loro utilizzo progressivo e totalizzante ha fatto in modo che anche le pratiche di condivisione si ampliassero in modo impensabile fino ad appena una decina di anni fa. Oggi, infatti, è possibile condividere in sicurezza passaggi in auto, case per le vacanze, stanze per studenti, scambiare oggetti, mettere a disposizione servizi. Ciò accade, fortunatamente, anche per quanto riguarda il cibo che non desideri più o che ti sei accorto di non riuscire a finire. Infatti, sono diverse le piattaforme digitali nate per evitare, o almeno provare a limitare, gli sprechi alimentari. Sto parlando di app di Food Sharing, che prevedono lo scambio di cibo, e di quelle di Food Swapping, che invece fanno in modo che sia possibile anche solo mettere a disposizione gli alimenti senza per forza ricevere nulla in cambio. In Italia, le principali piattaforme sono:
Su tutto il territorio nazionale, sono attivi gruppi, associazioni e Onlus che si occupano di organizzare raccolte di cibo che altrimenti andrebbe sprecato, per destinarlo a chi ne he più bisogno. È il caso dell’hub contro lo spreco alimentare aperto recentemente a Milano, o dell’associazione Equoevento, nata nel 2013 con il fine di occuparsi degli sprechi alimentari derivati da eventi di grossa portata come matrimoni, cene di gala, convegni e inaugurazioni per donare gli avanzi ai più bisognosi. Ma di iniziative di questo tipo, l’Italia fortunatamente è piena, ed elencarli tutti sarebbe impossibile. Eccone quindi soltanto alcuni:
Per quanto riguarda gli avanzi che produci tra le mura di casa tua, non c’è molto che si possa fare. Praticamente tutti, infatti, vengono prodotti da piatti non finiti o da alimenti dimenticati per troppo tempo. Per limitare lo spreco domestico, quindi, non puoi fare altro che prestare maggiore attenzione alle cose che compri, e a quando le cucini. Anche in questo caso, la tecnologia può intervenire in tuo aiuto, tramite ad esempio l’applicazione FrigOk, una piattaforma disponibile per il tuo computer, smartphone o tablet che ti consente di tenere costantemente monitorato lo stato di scadenza del cibo che tieni nel tuo frigorifero, segnalandoti tramite notifica se c’è qualcosa che dovresti consumare al più presto.
Se invece non sei una persona particolarmente tecnologica, più che monitorare il contenuto del frigorifero dovresti tenere sotto controllo le tue abitudini. Tramite una maggiore valutazione di ciò di cui hai veramente bisogno, senza eccedere con dosi e porzioni, evitando atteggiamenti come “lo compro e poi vediamo”, puoi ridurre in modo consistente la produzione di rifiuti alimentari. Hai bisogno di regole più ferree? Bene, in occasione della Giornata mondiale contro lo spreco alimentare Coldiretti ha messo a disposizione un decalogo di dieci accorgimenti che dovresti seguire per fare una spesa più ragionata e lontana da eventuali sprechi.
Modificato da Sara Del Dot il 27 marzo 2019