Terre rare in Italia: il progetto dell’Università Bicocca per il recupero dei rifiuti elettronici

I ricercatori dell’Università Bicocca di Milano hanno sviluppato un progetto e una strategia per poter recuperare i metalli proveniente dalle terre rare dai rifiuti elettronici. Il progetto si chiama RARE ed ecco di cosa si tratta.
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Mattia Giangaspero 23 Aprile 2023

L'Università Bicocca di Milano lancia un progetto che si chiama RARE che si focalizza sul recupero, dai rifiuti elettronici, dei metalli rari fondamentali in questo momento storico per continuare il processo di transizione energetica verso un futuro sostenibile. Brevemente si tratta di materiali quali Litio, Cobalto importanti per la costruzione di batterie elettriche per le auto e software per i computer. Il progetto che si sta sviluppando è portato avanti da giovani ricercatori dell'Università milanese, anche grazie all'annuncio di qualche settimana fa da parte del governo italiano e di Ispra che intendono completare una mappatura del territorio italiano per individuare questi metalli e costruire una vera e propria filiera. L'obiettivo conclusivo, a livello politico, è uno soltanto: provare a non essere dipendenti dagli altri Paesi come la Cina.

In cosa consiste il progetto italiano per le Terre Rare?

Partiamo dal presupposto che l'estrazione dei minerali dalle terre rare è altamente inquinante se non strutturato in modo adeguato. Secondo le analisi portate avanti dalla stessa Università Bicocca, per ogni tonnellata di Terra rara estratta, vengono prodotti 13kg di polveri, 12.000 m3 di scarichi gassosi e 75 m3 di acque inquinanti. Una tonnellata di terra rara estratta dai processi minerari equivale ad altrettanti residui radioattivi, molto dannosi per la salute dell'uomo, oltre che complessi da dover smaltire.

Con questo progetto intendiamo affrontare il problema sfruttando il potenziale di materie prime ottenute come scarti di diverse industrie (metallurgica, edilizia, fosfati, fluoroderivati ecc.) – spiegano ancora gli scienziati – Normalmente, questi rifiuti richiedono dei trattamenti costosi e difficili per il loro smaltimento, ma grazie al nostro progetto diventeranno risorse di fondamentale importanza

Il progetto, nello specifico, è stato proposto da Daniele Montini, dottorando in Scienza e Nanotecnologia dei Materiali dell’Università di Milano-Bicocca, e dai suoi colleghi Lorenzo Viganò, dottorando dello stesso corso, Jessica Bosisio, laureata presso questo Ateneo in Economic and Business Science e attualmente dottoranda presso l'Università di Ferrara e Parma, e dalla Dott.ssa Barbara Di Credico, ricercatrice del Dipartimento di Scienza dei Materiali.

Attualmente – spiegano i membri del team – i componenti dei dispositivi elettronici sono riutilizzati solo in minima parte. Si riciclano materiali come il rame, l’alluminio e il ferro ma pochi riescono a riciclare le terre rare. Recuperare scarti industriali per creare le nuove materie prime  adatte alla cattura di questi elementi chimici permetterebbe di abbattere i costi che comportano gli altri metodi di recupero. In questo modo, inoltre, si promuove un’idea di economia circolare dove i rifiuti non vengono eliminati, ma si cerca di dar loro una seconda vita.

"Noi vogliamo sviluppare un dispositivo sostenibile e attento all’ambiente, in grado di recuperare le terre rare dei rifiuti elettronici. Attraverso specifici trattamenti di questi rifiuti, gli ioni delle terre rare possono essere trasferiti in acqua e successivamente catturate dal nostro dispositivo. Ulteriori trattamenti permetteranno di recuperare le terre rare e, idealmente, renderle riutilizzabili per la produzione di nuovi dispositivi elettronici e tecnologie."