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Cosa sono le terre rare, i minerali preziosi che l’Italia vuole mappare

Quando si parla di terre rare e minerali fondamentali per la transizione energetica si pensa sempre alle ricchezze di nazioni stranieri, di Cina o dell’America latina. E se ti dicessi che invece l’Italia è uno dei pochi Paesi al mondo ad averle quasi tutte? Ci sono molti giacimenti di litio, cobalto e metalli pesanti fondamentali per la transizione energetica nel nostro Paese e Ispra, insieme al governo sta procedendo con una mappatura.
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Mattia Giangaspero 11 Aprile 2023

Da quanto tempo senti parlare di terre rare e automaticamente le associ a Paesi quali la Cina, la Norvegia, il Cile, ma mai all'Italia? E se ti dicessi che la nostra nazione è una delle poche ad avere grandi giacimenti di metalli rari sparsi sul territorio? Aspetta, ti aggiungo un'altra domanda. E se ti dicessi che, per il governo è arrivato il momento di mappare tutt'Italia e andare alla ricerca di queste terre rare? Sì, in questo momento l'Italia sta pensando di procedere con questo processo di transizione energetica e sostenibile. Da un lato, anche se le tecniche di estrazioni possono essere inquinanti, l'obiettivo politico che il Paese si pone è quello di ridurre le emissioni derivanti da altri minerali, come il carbone per esempio.  Inoltre si potrebbero risolvere situazioni geopolitiche che, prima con il Covid e dopo con la Guerra, hanno generato molti problemi nel sostentamento autonomo, non solo dell'Italia, ma anche dell'Europa. Si potrebbero risolvere problemi anche dal punto di vista economico, con una grande riconversioni di posti di lavoro in queste nuove filiere. Si potrebbero risolvere problemi riguardanti l'attrazione industriale del nostro Paese che, anche se resta forte, è senza dubbio in calo.

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Che cosa sono le terre rare

Partiamo dal perchè si chiamano terre rare. Il termine “terre rare” venne assegnato a questi speciali elementi chimici presenti nei minerali non per la loro scarsa presenza sul Pianeta, ma per via della loro difficile identificazione oltreché per la complessità del processo di estrazione e lavorazione del minerale puro.

Le Terre rare, anche definite con l’acronimo REE (Rare Earth Elements), sono 17 metalli presenti nella tavola periodica degli elementi chimici. Con precisione sono:

  1. Lo scandio (Sc)
  2. L’ittrio (Y )
  3. Il lantanio (La),
  4. Il cerio (Ce),
  5. Il praseodimio (Pr),
  6. Il neodimio (Nd),
  7. Il promezio (Pm),
  8. Il samario (Sm),
  9. Il europio (Eu),
  10. Il gadolinio (Gd),
  11. Il terbio (Tb),
  12. Il disprosio (Dy),
  13. L'olmio (Ho),
  14. L'erbio (Er),
  15. Il tulio (Tm),
  16. L'itterbio (Yb),
  17. Il lutezio (Lu).

Hanno una proprietà magnetica e conduttiva e sono essenziali in molti settori produttivi, infatti permettono il funzionamento di oggetti che fanno parte della tua quotidianità come: lo smartphone, e gli hard disk dei computer.

Litio e Cobalto, dove si trovano i giacimenti in Italia

E di questo ne avevamo già parlato, soprattutto in merito al litio e alle batterie per le auto elettriche. Ohga aveva sentito il ricercatore e Geologo del Cnr Andrea Dini per capire che ruolo strategico può avere in futuro l’Italia in merito al litio e se nel nostro Paese si può procedere a estrazione di questa fonte primaria (senza intaccare sull’ambiente). Qui un estratto dell'intervista completa 

Secondo lei, l'Italia ha la possibilità di procedere con l'estrazione di litio sul suo territorio, e se si dove?

"Quel che sappiamo ora è che è presente un potenziale minerario di litio contenuto all'interno di fluidi geotermici. Questi fluidi geotermici, fluidi caldi, si trovano a grandi profondità. Ti parlo di 1500-3000 metri. In questi fluidi geotermici abbiamo un potenziale. E questo si trova tra il Sud della Toscana e i campi Flegrei, il Vesuvio. Si tratta di una fascia di una centinaia di chilometri che finisce con un vulcano che è ancora attivo. Sotto queste terre ci sono delle camere magmatiche, delle zone dove si è accumulato del magma caldo e le temperature sono molto elevate, più di quelle presenti all'interno della crosta terrestre. Per questo motivo l'acqua meteorica che si infiltra fino a grandi profondità, viene scaldata fino a temperatura di 300 gradi e siccome l'acqua viene considerata come un solvente, soprattutto quando è calda, scioglie degli elementi chimici presenti sulle rocce che attraversa. In particolare se c'è il contatto con queste rocce vulcaniche ricche di litio, questi stessi fluidi si arricchiscono di litio. Questo è quello che sappiamo del potenziale di estrazione di litio in Italia. Negli anni 80 poi, molte compagnie energetiche, facevano esplorazioni cercando fluidi geotermici per fare energia elettriche. A quei tempi il litio non era importante. Comunque, quello che hanno individuato è stato acqua calda ricca di sali e anche di litio fino a 500 milligrammi per litro."

Qual è l'impatto ambientale? 

"L'attività che è legata all'estrazione del litio non ha un altissimo impatto ambientale."

Per esempio in Australia viene estratto dalle rocce, che sono piene di litio. Ci sono delle cave a cielo aperto e l'impatto in quel caso è paesaggistico. Dove c'era una collina, adesso c'è una cava. La roccia che presenta il litio però non presenta anche metalli pericolosi, tossici che possono essere dispersi nell'ambiente.

"L'altra zona di produzione del litio è nelle Ande e anche in Tibet e lì invece sfruttano dei laghi salati di alta quota dove il litio è stato sciolto dalle acque meteoriche. Lì anche l'impatto paesaggistico è importante, si trasforma comunque un ecosistema, ma non si inquina con metalli pericolosi."

Il discorso in Italia sarebbe ancora diverso. Non apriremo una cava di roccia, non ci sarebbero bacini di acque salate dove è presente il litio, ma si aprirebbero dei pozzi dove quel che vedresti è un tubo che esce fuori da un campo.

"Un tubo da cui viene estratto il fluido caldo e che poi entra direttamente in un impianto industriale. Si estrae il litio, si può estrarre il calore (per l'energia elettrica e per il teleriscaldamento). Il sistema che si potrebbe sviluppare in Italia sarebbe molto virtuoso e sostenibile e potrebbe portare tre effetti positivi."

Energia elettrica, energia per il teleriscaldamento e litio per le batterie elettriche per le auto. L'acqua che rimane alla fine di questo processo poi verrebbe reinniettata alla profondità da cui è stata estratta e quindi non rimarrebbe nulla dalla superficie.

Ora ti chiederai perchè torniamo a parlare dell'estrazione di minerali rari come il litio. Era doveroso recuperare l'approfondimento che già avevamo sviluppato grazie alla collaborazione del ricercatore Dini del Cnr, perchè l'Italia adesso ha iniziato il processo di mappatura di tutto il territorio nazionale per individuare le aree strategiche dove poter procedere con l'estrazione di minerali rari e non solo di litio.

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Il Ministro delle Imprese e del Made in Italy Adolfo Urso si era espresso così in merito all'argomento:

"Sull’estrazione di terre rare l’Italia si sta muovendo in anticipo. L’Europa ha capito che sul fronte della transizione green bisogna darsi obiettivi sfidanti e quello delle materie prime è un settore strategico, non solo dal punto di vista industriale, ma è in gioco la nostra libertà e sovranità. Serve un’operazione di onestà: la transizione ecologica non è pranzo di gala ma una nuova rivoluzione industriale, per arrivare pronti al 2030 ci dobbiamo porre obiettivi sfidanti".

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La mappa di Ispra sulle terre rare in Italia

In Italia ci sono molti giacimenti che sono stati abbandonati. Se con il ricercatore Dini, si è parlato delle terre vulcaniche per il litio, adesso ti parlo delle terre in Piemonte per il cobalto. Secondo ISPRA nel sottosuolo sono presenti 15 di 34 materie prime di enorme importanza per la transizione energetica. Possono essere essenziali per costruire componenti di turbine eoliche, pannelli fotovoltaici, batterie di auto elettriche. In Liguria anche si trova il giacimento di Pianpaludo, il più grande di titanio in Europa, e uno dei più grandi del mondo.

Sempre la stessa Ispra, dopo aver istituito con le istituzioni italiane un Tavolo Tecnico lo scorso settembre, ha stimato che nel Paese sono presenti oltre 3000 siti e non sono soltanto siti di cobalto o litio, ma anche di metalli pesanti. La mappa che l’Ispra sta costruendo mostra una fortissima concentrazione di barite, berillio, nichel, tungsteno nell’arco alpino, in Sardegna e in Toscana. Non mancano neanche le terre rare, in Sardegna, il rame sulle Alpi, in Liguria e in Toscana sempre. Lo zinco invece si può estrarre a Gorno, vicino Bergamo. 

Manca quindi poco per completare la mappatura dell'Italia in ottica di procedere, poi, con l'estrazione di terre rare. Questa volta il nostro Paese riuscirà ad anticipare tutt'Europa?