Maiale Tina

“Tina non deve morire”: ecco perché l’abbattimento del maialino di Novara non c’entra con la peste suina africana

L’Asl di Novara ha stabilito che l’animale, adottato circa un anno fa da una famiglia del Novarese, dovrà essere abbattuto. Eppure secondo gli animalisti non solo non ci sarebbero rischi per la salute umana, ma i responsabili della morte di Tina potrebbero essere denunciati per il reato di “uccisione non necessitata di animale”. Intanto una petizione lanciata per salvarla ha raccolto oltre 60mila firme.
Entra nel nuovo canale WhatsApp di Ohga
Maria Teresa Gasbarrone 7 Marzo 2023
In collaborazione con Massimo Vitturi Referente area Animali Selvatici Lav

La lista dei firmatari della petizione lanciata per salvare la vita a Tina è in continuo aggiornamento: a meno di una settimana dal suo lancio ha già raggiunto oltre 60mila firme.

Tina è nata circa un anno fa, da un maialino vietnamita e un cinghiale, ma sarebbe morta, abbandonata dalla mamma, se Gabriele, un ragazzo di Castelletto Sopra Ticino – un paesino in provincia di Novara – non l'avesse adottata, crescendola come un membro della famiglia.

Ora però la sua vita è di nuovo in pericolo: il 23 gennaio 2023 i veterinari dell'Asl di Novara ne hanno infatti disposto l'abbattimento. Una decisione che però Gabriele e la sua famiglia hanno deciso di non accettare, rendendo invece pubblica la vicenda. Così hanno raccontato la loro storia all'associazione Rifugio Miletta, che a sua volta l'ha ricondivisa sui social, lanciando la petizione online e annunciando il ricorso prima all'ufficio veterinario dell'Asl, poi al Tar "per un'immediata sospensiva dell'imposizione".

Ora la storia di Tina sta facendo il giro del web: si sono schierati in sua difesa tantissime persone, ma anche molte realtà e associazioni animaliste, tra cui la stessa Lav. La loro posizione è chiara: non ci sono pericoli per la salute umana tali da giustificare l'uccisione dell'animale, neanche per quanto riguarda la peste suina africana (psa).

La decisione dell'Asl

Facciamo un punto sulla vicenda. Gabriele ha raccontato che la prima volta in cui i servizi sanitari dell'Asl si sono presentati a casa sua risale ad agosto 2022. In quell'occasione hanno identificato Tina mediante l'apposizione di una marca auricolare, l'hanno sottoposta a prelievo diagnostico per diverse patologie, tra cui la Peste Suina Africana (Psa) e hanno prescritto alla famiglia alcune misure di biosicurezza, che Gabriele ha subito adottato.

A fine gennaio 2023 i servizi veterinari sono tornati per una seconda ispezione. In quell'occasione gli operatori hanno segnalato la mancanza di una doppia recinzione – che secondo quanto raccontato da Gabriele non sarebbe stata ordinata nella precedente ispezione – e consegnato l'imposizione di abbattimento.

Anche noi abbiamo provato a contattare l'Asl veterinaria di Novara che non ha però voluto commentare la vicenda: "Stiamo valutando il ricorso presentato all’ufficio veterinario, ma non abbiamo ricevuto ancora nessuna notifica del ricorso al Tar. Siamo in attesa di ulteriori aggiornamenti, per poi esprimerci in un comunicato ufficiale. Intanto però precisiamo che il provvedimento è stato emesso verso un animale di 110 chili". Alla domanda su quali siano i rischi per la salute umana che la sopravvivenza di Tina potrebbe implicare ci hanno ribadito che le risposte saranno contenute nell'annunciato comunicato stampa.

La battaglia degli animalisti

"Sembrerebbe – segnala l'associazione Rifugio Miletta sul suo account Instagram– che i servizi veterinari dell'Asl di Novara si siano presentati all'ispezione del 23 gennaio con l'imposizione di abbattimento già pronta. Hanno verbalizzato che mancava la seconda recinzione (e mancava perché non l'avevano prescritta nel precedente controllo) e l'imposizione di abbattimento l'hanno consegnata istantaneamente, era già stata stampata in precedenza, prima dell'ispezione".

L'Asl avrebbe inoltre rifiutato – spiega ancora l'associazione – la richiesta di proroga dell'abbattimento, sostenendo che "il luogo in cui viveva Tina non era adatto adatto al mantenimento a lungo termine, nel rispetto del benessere dell'animale", un box che Rifugio Miletta ha ribadito essere una misura emergenziale, "abbiamo acquistato la rete necessaria a costruire un recinto (doppio) per Tina, che sarà pronto la prossima settimana", si legge ancora nel post pubblicato il 5 marzo.

Perché Tina non rappresenta un rischio per la salute umana

"L'abbattimento di Tina – spiega Massimo Vitturi, referente dell'area Animali selvatici di Lav – è legato al problema della peste suina africana, ma a guardare più nel dettaglio il problema non sussiste, o almeno, non è necessario che l'animale muoia per risolverlo".

È infatti importante ricordare che la psa non è una malattia contagiosa per gli esseri umani, cioè non può trasmettersi dai maiali all'uomo. "Esiste però – specifica Vitturi – un problema economico importante che si potrebbe verificare qualora la psa entri in un allevamento intensivo: il contagio tra gli animali potrebbe rendere necessario l'abbattimento degli animali con perdite economiche importanti per l'azienda colpita".

Ecco perché in Piemonte e in Liguria esistono zone rosse per questo pericolo e sono stati attivati piani di controllo e abbattimento sia degli animali selvatici – in particolare modo i cinghiali – che di quelli detenuti. Ma l'obbligo non riguarda tutti gli esemplari.

Cosa dice la legge

"Tina, come molti altri suidi (ovvero appartenenti alla famiglia dei suini), è un animale selvatico tenuto in casa come domestico spiega il referente Lav – Questo fino a pochi mesi fa avrebbe costituito un problema perché a causa dei rischi connessi alla peste suina non era possibile tenere a casa suidi come animali domestici, ma solo se autorizzati per l'allevamento".

Dato però il sempre maggiore numero di maiali tenuti non per fini di produzione alimentare (i cosiddetti dpa, ovvero "destinati alla produzione alimentare"), l'anno scorso Lav ha sostenuto una battaglia per il riconoscimento dei diritti di questi animali (e dei loro proprietari) ottenendo un importante risultato.

Il 18 maggio 2022 il ministero della Salute ha emesso il dispositivo dirigenziale "inerente all’identificazione e registrazione dei suini detenuti per finalità diverse dagli usi zootecnici e dalla produzione di alimenti" con cui è stata riconosciuta la possibilità – e la necessità – di registrare il proprio animale a "tutte le persone che detengono suini, e per tutti i suini, compresi quelli detenuti per finalità diverse dagli usi zootecnici e dalla produzione di alimenti dagli operatori nelle proprie residenze. In caso di inosservanza sono applicabili le sanzioni previste dalla normativa vigente". Solo in questo modo è infatti possibile monitorare tutti i suini presenti sul territorio, anche quelli domestici, per prevenire la psa.

Un problema burocratico risolvibile

Il problema nasce dal fatto che Tina non è stata registrata. Un problema che però – fanno notare gli animalisti – si può risolvere e in modo anche piuttosto semplice: "Non neghiamo che i proprietari di Tina abbiano commesso un errore, ma possono rimediarvi registrando l'animale, che tra l'altro è sano e in buon condizioni. Non è tollerabile che un animale muoia per un errore burocratico sanabile".

Per il momento però le cose sembrano fare ben sperare: venerdì 24 febbraio l'Asl di Novara sarebbe dovuta intervenire per verificare l’esecuzione dell’ordine di abbattimento di Tina, invece fin ora nessuno si è visto:

"Siamo felici di questo primo risultato, ottenuto dopo che giovedì scorso abbiamo inviato una diffida urgente all’Asl di Novara, con la quale chiedevamo la cancellazione di ogni ipotesi di uccisione di Tina nel rispetto delle disposizioni statali", commenta Vetturi. D'altronde gli animalisti di Lav non sembrano pronti a gettare la spugna, che in caso di un esito negativo della vicenda promettono:

"Siamo pronti a denunciare gli esecutori e i mandanti dell'abbattimento di Tina per il reato di uccisione non necessitata di animale ai sensi dell’articolo 544 bis del codice penale".