Una nuova mappa mostra il grado di contaminazione radioattiva in Europa

Le tracce di elementi radioattivi rilevati dagli esperti sono in gran parte da attribuire all’incidente avvenuto nella centrale di Chernobyl nel 1986. Le concentrazioni più elevate di radionuclidi sono in Italia settentrionale, Francia orientale e Germania meridionale, ma sono considerate comunque innocue per l’ambiente e la popolazione.
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Federico Turrisi 17 Luglio 2020

A distanza di decenni il disastro di Chernobyl fa ancora sentire i suoi effetti. Nel 1986 l'esplosione del reattore numero 4 della centrale nucleare Vladimir Il'ič Lenin determinò la fuoriuscita di una nube di materiale radioattivo che si sparse poi per tutta Europa, lasciando un'impronta indelebile. Basandosi sull'analisi di 160 campioni provenienti dalla Banca europea dei campioni di suolo, un gruppo di studiosi di diversi centri di ricerca europei, coordinati dalla professoressa Katrin Meusburger dello Swiss Federal Institute for Forest, Snow and Landscape Research di Birmensdorf (in Svizzera), ha realizzato una nuova mappa che delinea il quadro relativo alla contaminazione radioattiva nel nostro continente.

Notiamo che le aree con le concentrazioni più elevate di cesio 137, radionuclide liberato in grandi quantità con l'incidente di Chernobyl, si trovano in Baviera, in Alsazia e nella pianura padana. Più omogenea invece la distribuzione sul territorio europeo di un altro isotopo radioattivo, il plutonio 239, frutto dei test nucleari compiuti negli anni Sessanta: in questo caso le concentrazioni più alte si registrano in Francia, e precisamente nella regione del Massiccio centrale.

Gli esperti spiegano che il cesio liberato dai test nucleari nella stratosfera, ossia alla quota compresa tra 12 mila e 50 mila metri, circolava nell'atmosfera prima di essere portato a terra dalle piogge in modo abbastanza omogeneo, ma in quantità leggermente più elevate nelle regioni più piovose, come appunto il Massiccio Centrale o anche le Ardenne e la Bretagna. Il cesio sprigionato dall'incidente di Chernobyl è rimasto invece ad altitudini più basse, inferiori ai 12 mila metri, ed è stato riportato a terra nella zona circostante dalle piogge tra la fine dell'aprile e l'inizio del maggio 1986.

I dati riportati nella mappa rappresentano un segnale evidente dell'impatto delle attività umane, ma non devono spaventarti troppo. "Si tratta di concentrazioni che non hanno alcun effetto dannoso su ambiente e popolazione e che sono più basse di quelle che ci sono naturalmente in alcune zone, ma è importante conoscerle", ha dichiarato all’Ansa Alessandro Dodaro, direttore del Dipartimento Fusione e Tecnologie per la Sicurezza Nucleare dell’Enea. "Sapere come varia sulla crosta terrestre il livello di radioattività è sempre importante anche per vedere differenze dovute a eventuali incidenti nucleari". Si può definire "off limits" solo l'area vicina alla centrale nucleare di Chernobyl, tra Ucraina e Bielorussia, che maggiormente è stata interessata dalla pioggia di radionuclidi dopo l'esplosione del reattore. Qui è assolutamente vietato coltivare o far pascolare gli animali.

Fonte | "Plutonium aided reconstruction of caesium atmospheric fallout in European topsoils", pubblicato su Scientific Reports il 16 luglio 2020.