Il destino di un milione di specie animali e vegetali sembra essere segnato. Secondo l’organo intergovernativo Ipbes, siamo circondati da “dead species walking”: specie ormai destinate all’estinzione a causa di fattori come la crisi climatica, il consumo di suolo, l’inquinamento e le attività umane. In particolare, 500 mila di loro potrebbero sparire dal nostro Pianeta già entro il 2100.
A Roma, nella sede italiana del Parlamento Europeo, è stato presentato nei giorni scorsi il nuovo rapporto "Assessment Report on the Different Value and Valuation of Nature" dell’Ipbes. Il mezzo milione di specie che si preparano a scomparire nei prossimi 80 anni sono state ribattezzate “dead walking species”: letteralmente, specie “morte che camminano”.
L’Ipbes – Intergovernmental Science-Policy Platform on Biodiversity and Ecosystem Services – è una piattaforma che riunisce 132 Paesi del mondo, con l’obiettivo di valutare le condizioni della biodiversità e promuovere la collaborazione tra scienza e politica. Il suo ruolo è paragonabile ad esempio a quello dell’Ipcc per quanto riguarda i cambiamenti climatici.
“Questa valutazione riguardo i diversi valori e la stima nei confronti della natura ci fornisce una guida per individuare percorsi che consentano di conciliare la buona qualità della vita delle persone con la vita sulla Terra e di far progredire in modo equilibrato gli aspetti economici, sociali e ambientali dello sviluppo sostenibile”, si legge nel report. “La valutazione dovrebbe contribuire al raggiungimento della Visione 2050 per la biodiversità, dell'Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile e del prossimo quadro globale per la biodiversità post-2020 verso futuri equi e sostenibili".
Come emerge dal rapporto, a partire dal XVI secolo si sono estinti almeno 680 vertebrati dal dodo, al lupo di Sicilia, alla tigre di Tasmania. Stiamo attraversando la sesta estinzione di massa e affrontando una perdita di biodiversità senza precedenti: nella maggior parte dei casi, le estinzioni sono avvenute per cause riconducibili all’azione antropica. Per avere un'idea delle dimensioni di questa crisi della natura basta pensare che oggi il peso totale dei mammiferi terrestri selvatici – la loro biomassa – è pari a meno del 10% del peso dell’umanità. Come sottolineano gli esperti dell’Ipbes, è ora che l’uomo si riconcili con la natura e che impari nuovamente a rispettarla e a darle il giusto valore. Solo così sarà davvero possibile parlare di sviluppo sostenibile e transizione ecologica.