Via libera del Tar del Lazio alla sperimentazione sui macachi. Gli animalisti: “Non ci fermeremo”

I test sul cervello dei macachi, previsti dal Progetto Light-Up portato avanti dalle Università di Torino e di Parma, erano stati sospesi dal Consiglio di Stato dopo un ricorso presentato dalla Lav contro una prima sentenza del Tar del Lazio. Ora, però, i giudici hanno rigettato l’istanza degli animalisti e hanno autorizzato la ripresa degli esperimenti.
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Federico Turrisi 5 Giugno 2020

La polemica sulla sperimentazione animale tra la comunità scientifica, da una parte, e le organizzazioni che si battono per i diritti degli animali, dall'altra, non è certo nuova. Sono anni che i primi ribadiscono l'importanza dei test per alcuni progetti di ricerca in campo medico, mentre i secondi denunciano le condizioni di sofferenza a cui sono sottoposti gli animali.

In questo caso specifico, l'oggetto della contesa sono gli esperimenti sul cervello di sei macachi che rientrano nel progetto Light-Up, condotto dall'Università di Torino in collaborazione con l'Università di Parma. L'obiettivo della ricerca è scovare i meccanismi che permettono il recupero della consapevolezza visiva nella scimmia con cecità corticale per poi sviluppare trattamenti neuroriabilitativi sulle persone diventate cieche o ipovedenti in seguito a traumi e ictus (si stima che il problema riguardi in Italia circa 100mila pazienti ogni anno).

I test erano stati sospesi lo scorso gennaio dal Consiglio di Stato, che aveva ritenuto prevalente l'interesse alla tutela degli animali, dopo che la Lav (Lega Anti Vivsezione) aveva presentato un esposto contro una prima sentenza del Tar del Lazio. Una nuova sentenza del tribunale amministrativo del Lazio, pubblicata lo scorso 1 giugno, ribalta però la situazione: gli esperimenti sui macachi possono ripartire. La motivazione si basa sull'assunto che un progetto "che prevede lo studio di funzionalità cognitive superiori, non può prescindere dal modello animale e in particolare dai primati per poter traslare in futuro i risultati sugli umani". Insomma, non ci sarebbero alternative scientificamente valide.

Ma per l'associazione animalista è una battaglia di civiltà e ha già fatto sapere che non intende gettare la spugna: "Ricorreremo ancora una volta al Consiglio di Stato, che proprio lo scorso gennaio aveva accolto le nostre ragioni scientifiche e legali e deciso per la sospensione del terribile esperimento". La petizione lanciata dalla Lav per chiedere al ministro della Salute Roberto Speranza di fermare il progetto di ricerca ha raccolto oltre 435 mila firme.