Voglia di cioccolato: è una dipendenza o un semplice desiderio?

Il cioccolato crea dipendenza? O forse chi ne è davvero appassionato, si nasconde dietro questa scusa per giustificare il proprio desiderio? Ne abbiamo parlato con la dottoressa Soligon, biologa nutrizionista. La buona notizia è che non dobbiamo per forza rinunciarci.
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Rubrica a cura di Gaia Cortese
20 Maggio 2020
In collaborazione con la Dott.ssa Silvia Soligon Biologa nutrizionista

Maria Antonietta ne era una vera estimatrice. Avendo potuto apprezzare il cosiddetto Cibo degli Dei fin dall’infanzia, la sovrana era solita sorseggiare una tazza di cioccolata al mattino e una la sera dopo lo spettacolo teatrale a cui aveva assistito. Anche in occasione della sua festa di compleanno pare che abbia voluto servire dei sorbetti al cioccolato al gusto di fragola, di rosa e di violetta. Insomma, una vera appassionata di cioccolato. Ne era dipendente? Forse. Quello che è certo è che il cioccolato è talmente buono che non sorprende che possa arrivare a creare una sorta di dipendenza.

Difatti, esiste una crescente schiera di persone che si definiscono chocoholics, vale a dire dipendenti dal cioccolato. Queste persone, infatti, descrivono questa passione per il cioccolato come una vera e propria assuefazione che provoca un’immediata sensazione di benessere nel momento in cui viene soddisfatto il desiderio, e sintomi di astinenza nel momento in cui questo non succede.

Secondo uno dei tanti studi condotti per comprendere meglio gli effetti del cioccolato sull'essere umano, il cioccolato può suscitare in soggetti sensibili reazioni psichiche e comportamentali simili alle principali dipendenze riconosciute (droghe, alcol, etc.). Il fascino edonico del cioccolato (grassi, zucchero, consistenza e aroma) è probabilmente un fattore predominante in tali voglie. Altre caratteristiche del cioccolato, tuttavia, possono essere altrettanto importanti fattori che contribuiscono al desiderio di cioccolato.

Il desiderio di cioccolato può verificarsi a episodi e presentadosi appena prima e durante le mestruazioni con i cambiamenti ormonali, il che suggerisce anche un legame ormonale. C'è però da aggiungere che il cioccolato contiene diversi componenti biologicamente attivi, tra cui anche dei cannabinoidi, che potenzialmente possono causare comportamenti anomali e sensazioni psicologiche che si sovrappongono a quelle di altre sostanze che creano dipendenza. Probabilmente, una combinazione di caratteristiche sensoriali, di composizione nutritiva e ingredienti psicoattivi del cioccolato, combinata con sbalzi d'umore tra le donne, possono esser cause concatenanti per desiderare fortemente una tavoletat di cioccolato.

Ho voluto capirne un po' di più con la Dottoressa Silvia Soligon, biologa nutrizionista.

Esiste davvero la dipendenza dal cioccolato?

Dal punto di vista biochimico è stato detto che il cioccolato può attivare circuiti della dopamina, la sostanza che nel cervello controlla i fenomeni di ricompensa, per cui  se mangio una cosa che mi piace molto, poi voglio mangiarla di nuovo per riprovare lo stesso piacere. Allo stesso modo in cui faccio una cosa che mi fa felice e poi voglio rifarla per riprovare quella sensazione di felicità. In realtà non si sa se le sostanze presenti nel cioccolato, per il consumo che si fa di norma del cioccolato, possano davvero attivare questi circuiti, soprattutto così velocemente come dicono che succeda, vale a dire sentirsi bene, appena ne mangi un po'. Personalmente non ho trovato in letteratura prove definitive che sia così.

Il cioccolato fa aumentare la serotonina nel cervello? È ancora in dubbio. Di sicuro è evidente che delle persone lo amano moltissimo, è una questione di gusti, ma è normalissimo. Ognuno di noi ha una cosa che apprezza particolarmente e molte persone tendono a dire di avere una dipendenza da questa cosa; succede con la pizza, con il  cioccolato, ma anche con alcuni tipi di frutta come le ciliegie, per esempio. Sicuramente il cibo ha significati che vanno oltre la nutrizione, tant'è che esistono anche delle patologie psichiatrche legate al cibo: questo dimostra che nell'alimentazione entra in gioco la psiche.

Come si può resistere?

Se mi capita di dover scrivere una dieta a delle persone che si dichiarano dipendenti dal cioccolato, tendo a inserirlo ugualmente nella dieta per soddisfare la loro voglia di cioocolato. Oppure posso dare la possibilità di consumare una variante di cioccolato. come una barretta di cereali al cioccolato, oppure i cereali al cioccolato della prima colazione. Il punto è che non si deve per forza resistere, anche perché riuscire a trovare un alimento che possa soddisfare tanto quanto quello dsiderato, è una questione molto individuale.

Come si può sostituirlo?

All'interno di un'alimentazione sana ed equilibrata, il cioccolato va bene, non c'è motivo di privarsene, In ogni caso  meglio scegliere il cioccolato fondente (con almeno il 70% di cacao), perché contiene sostanze a cui sono state associate proprietà benefiche, come gli antiossidanti. Il cioccolato fondente è un buon alleato della salute cardiovascolare, e una buona circolazione a livello cerebrale significa prevenire patologie che non ricollegheremmo al cuore, come per esempio quelle neurodegenerative).

Sembra oltretutto che il cioccolato contenga dei precursori della vitamina D e che quindi l'assunzione di questo alimento combinato con l'esposizione ai raggi solari, permetta la produzione di questa importante vitamina.

Quanto cioccolato fondente è permesso ogni giorno?

Si consigliano 5 grammi al giorno, vale a dire un quadratino di una tavoletta. Tengo a sottolineare che, consumato in maniera ragionevole, non c'è nessuno motivo per disintossicarsi dal cioccolato. Non ci sono alimenti che devono per forza essere esclusi dalla propria alimentazione, anche per una questione di semplicità: certo è piu facile pensare che basti eliminare alcuni cibi per essere a posto con la coscienza e con i chili da perdere, mentre imparare a mangiare tutto, ma con criterio, richiede un certo impegno.

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