Zaporizhzhia, colpito l’edificio di un reattore: quali sono i 5 principi fondamentali per la sicurezza nucleare (anche in guerra)

Dopo un attacco aereo alla centrale nucleare in Ucraina, il presidente dell’AIEA Rafael Mariano Grossi ha parlato di “grave escalation dei pericoli per la sicurezza nucleare”. È la prima volta dal 2022 che l’impianto viene preso di mira in un’azione militare.
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Francesco Castagna 8 Aprile 2024

Durante la notte del 7 aprile 2024, la centrale nucleare ucraina di Zaporizhzhia è stata colpita da un'offensiva aerea. L'impianto attualmente è sotto il controllo dell'esercito russo, ma entrambi i Paesi hanno negato un coinvolgimento nell'attacco. Già a marzo era stata colpita una diga legata alla centrale, che fornisce energia idroelettrica al Paese, tanto che intere aree dell'Ucraina erano rimaste in blackout. Da quel momento l'AIEA, l'Agenzia internazionale per l'energia atomica, ha aumentato il livello di allerta.

Il 7 aprile, subito dopo aver capito cosa fosse successo, l'AEIA ha emesso un comunicato stampa in cui il presidente dell'agenzia internazionale per l'energia atomica ha parlato di "grave escalation dei pericoli per la sicurezza nucleare della centrale nucleare di Zaporizhzhya", affermando che gli attacchi commessi nelle ultime ore sono "sconsiderati", invitando gli attori in guerra a cessare immediatamente ogni azione che potrebbe aumentare in maniera significativa il rischio di un grave incidente nucleare.

Secondo l'AIEA, quest'azione bellicosa avrebbe violato i cinque principi fondamentali per la protezione dell'impianto, che erano stati stabiliti dal Direttore Generale Grossi al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite a maggio 2023. Questi principi sono il risultato dell'accordo proposto dall'AIEA tra Russia e Ucraina, che prevede 7 punti riguardanti la sicurezza nucleare, e sono:

  • Non devono verificarsi attacchi di alcun tipo da o contro l'impianto, in particolare contro i reattori, lo stoccaggio del combustibile esaurito, altre infrastrutture critiche o il personale;
  • la ZNPP non deve essere utilizzata come deposito o base per armi pesanti (ad esempio lanciarazzi multipli, sistemi di artiglieria e munizioni, carri armati) o per personale militare che potrebbe essere utilizzato per un attacco dalla centrale;
  • L'alimentazione dell'impianto fuori sede non deve essere messa a rischio. A tal fine, occorre fare tutto il possibile per garantire che l'energia elettrica fuori sede rimanga sempre disponibile e sicura;
  • Tutte le strutture, i sistemi e i componenti essenziali per il funzionamento sicuro della centrale nucleare di ZNPP devono essere protetti da attacchi o atti di sabotaggio;
  • Non devono essere intraprese azioni che compromettano questi principi.

Anche se finora non sono stati rilevati dai tecnici ed esperti AIEA danni significativi alle strutture, tanto da mettere a rischio l'incolumità del Paese e dell'ambiente circostante, l'agenzia ha spiegato che a nessun attore conviene in alcun modo intraprendere azioni del genere, poiché i danni sulla salute e sull'economia dei Paesi coinvolti sarebbero enormi.

Dopo un giro di ispezione, gli esperti AIEA sono entrati nella struttura e hanno verificato l'entità della situazione: secondo il comunicato, il luogo che ha subito più danni è l'edificio 6 della struttura, dove sono state rilevate "lievi bruciature superficiali alla sommità del tetto della cupola del reattore" ed è stata scalfita una lastra di cemento che serve a sostenere i serbatoi di stoccaggio dell'acqua di reintegro primaria.

I danni ambientali

In attesa di verificare se ci siano stati ulteriori danni ambientali, a seguito degli ultimi attacchi, l'Ong ucraina Ecoaction sta già monitorando l'impatto della guerra in corso sul territorio. A dicembre 2023 l'Ong ha pubblicato la terza valutazione intermedia dei danni legati al conflitto, per cui "le emissioni di gas serra, attribuibili a 18 mesi o 555 giorni di guerra, ammontano a 150 milioni di tCO2e. Si tratta di una cifra superiore alle emissioni annuali di gas serra di un Paese altamente industrializzato come il Belgio".

Fonte| AIEA; Ecoaction;