Zero emissioni entro il 2050: saltato l’accordo europeo. L’Est Europa ha votato contro

Polonia, Repubblica Ceca, Estonia e Ungheria hanno esercitato il proprio diritto di veto dopo ore di trattative con gli altri Paesi dell’Unione europea. L’accordo prevedeva di raggiungere un’economia climaticamente neutrale, in linea con quanto previsto dagli accordi di Parigi. Ma quest’importante occasione è stata persa.
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Giulia Dallagiovanna 21 Giugno 2019

Da un lato l'aumento dei consumi energetici e dell'utilizzo di veicoli a motore, dall'altro la deforestazione. Presupposti creati e mantenuti dell'essere umano e che hanno portato a un aumento esponenziale delle emissioni di CO2, ovvero anidride carbonica, nell'atmosfera. Tra le conseguenze più evidenti di questo fenomeno ci sono lo scioglimento dei ghiacciai e la scomparsa dell'habitat di diverse specie animali e vegetali, tanto per nominarne qualcuna. Si tratta insomma di una situazione che sta mettendo a dura prova la sopravvivenza dell'uomo sul Pianeta, ma che l'Unione europea si era impegnata a risolvere, raggiungendo quota zero emissioni entro il 2050. Ma l'accordo è saltato. A opporsi sono stati Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca ed Estonia.

Durante il Consiglio europeo le trattative sono durate ore, ma non sono servite a nulla. Così come non ha avuto alcun impatto l'installazione degli attivisti di Greenpeace, che nella notte tra il 19 e il 20 giugno, avevano proiettato sulla sede della Commissione europea di Bruxelles l'immagine della Terra come una bomba in procinto di esplodere. I Paesi del patto di Visengrád hanno esercitato il proprio diritto di veto su una risoluzione che puntava a costruire un'economia climaticamente neutrale, in linea con gli accordi di Parigi. Pur facendo parte dell'Unione europea e ricevendone sovvenzioni che favoriscano la loro crescita economica, sembrano insomma non condividere le regole del gioco.

Paole vuote, serve una completa decarbonizzazione

Sebastian Mang - Greenpeace

E nemmeno voler ascoltare gli elettori, che durante l'ultima chiamata alle urne hanno votato in massa per il partito dei Verdi, affermando, di fatto, le loro preoccupazioni per l'emergenza climatica e il surriscaldamento globale.

Le parole vuote non possono ricostruire una casa distrutta da una frana o ripagare un contadino che ha perso il raccolto per la siccitàha commentato Sebastian Mang, che si occupa delle politiche in favore del clima per conto di Greenpeace Europa –  Merkel e Macron non sono riusciti a convincere la Polonia e gli altri Paesi. Con le persone in strada che chiedono azioni e con gli avvertimenti degli scienziati che affermano che la finestra di azione si sta chiudendo velocemente, i nostri governi avevano la possibilità di portare l’Europa avanti su un percorso rapido verso la completa decarbonizzazione. L’hanno fatta esplodere”.

Un'occasione fondamentale è stata persa. La speranza è che quella non fosse l'ultima.