A tu per tu con Daniele Guadagnolo, che rappresenterà l’Italia alla prossima Youth4Climate

Obiettivo della Youth4climate sarà quello di elaborare un documento da presentare alla pre-Cop di Milano (30 settembre-2 ottobre), che precederà l’appuntamento cruciale della Cop26 di Glasgow. Una grande occasione per i giovani di far sentire la loro voce e di portare proposte su clima e ambiente.
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Federico Turrisi 9 Luglio 2021

Quando si parla del binomio ragazzi e clima, si tende a pensare alle manifestazioni del movimento Fridays for Future. Più che giusto. Ma l'impegno dei giovani sulle tematiche ambientali si concretizza anche attraverso il confronto delle idee in occasione di incontri internazionali, per poi cercare di far arrivare il messaggio forte e chiaro ai decisori politici.

Anche per questo scopo è stato organizzato un evento come la Youth4Climate, che si terrà a Milano dal 28 al 30 settembre e che vedrà come protagonisti quasi 400 giovani provenienti da tutto il mondo. Sarà l'occasione per discutere di contrasto alla crisi climatica, alla vigilia dell'importante Pre-Cop, che si terrà sempre a Milano, e che anticiperà i lavori della Cop26 di Glasgow, prevista invece nella prima metà di novembre. Noi abbiamo fatto quattro chiacchiere con Daniele Guadagnolo, 28 anni, di Arona (cittadina sul lago Maggiore, in provincia di Novara), che insieme a Federica Gasbarro è stato scelto per rappresentare l'Italia proprio alla Youth4Climate.

Lo scorso 3 giugno vi ha voluto incontrare il ministro della Transizione Ecologica Roberto Cingolani. Che cosa vi ha detto?

Si è mostrato molto interessato a quello che facevamo, ma soprattutto ai contenuti che vogliamo portare alla Youth4Climate. Ci ha incoraggiato ovviamente e ci siamo lasciati con una promessa: portare a casa qualche risultato concreto. Questa potrebbe essere l’occasione giusta.

Ci racconti un po’ del tuo percorso di attivista per l’ambiente?

A differenza di Federica (che ha studiato biologia e viene dunque dal mondo delle discipline scientifiche), io ho un background più economico: mi sono laureato in Economia e Commercio all’università Bicocca di Milano. Nel 2018 sono stato selezionato dalla Conferenza delle Nazioni Unite sul Commercio e lo Sviluppo (UNCTAD) per partecipare a un evento di punta, l’Unctad Youth Forum di Ginevra, in cui il confronto era incentrato su tutti i 17 obiettivi di sviluppo sostenibile (i famosi SDGs, ndr): è stata l’occasione per incontrare giovani provenienti da tutto il mondo, sensibili al tema dell’ambiente e della sostenibilità. Questo evento mi ha aperto un po’ la mente e fatto capire che i problemi possono essere risolti solo tenendo conto di punti di vista diversi. “Agire localmente, pensare globalmente” è lo slogan in cui mi riconosco. Sempre nel 2018 sono riuscito poi ad andare alla Cop24 di Katowice (in Polonia), e per me quello è stato l’esordio assoluto nel mondo della diplomazia climatica.

Il ministro Cingolani (in mezzo) insieme a Daniele Guadagnolo e Federica Gasbarro

Tornando al presente e al futuro prossimo, pensi che un evento come la Youth4Climate sia un riconoscimento del peso che ha assunto il ruolo dei giovani su un tema come il contrasto ai cambiamenti climatici?

Più che un riconoscimento, la considero una grande occasione. I giovani hanno sempre avuto voce in capitolo, ma non erano mai stati considerati appieno. Questo evento, a differenza magari della Coy o della LCoy, che vedono coinvolti sempre dei giovani ma sono un po’ più di nicchia, può avere una rilevanza nazionale e internazionale maggiore. Anche dal punto di vista mediatico. Le aspettative sono alte, c’è molta speranza. I giovani hanno sempre portato avanti proposte, che però fanno fatica ad arrivare ai piani alti. Qui invece ci sono le potenzialità per un dialogo alla pari.

Sapete già quali idee porterete alla Youth4climate?

Ci stiamo lavorando. Posso dirti che i filoni principali su cui si baserà l’evento sono quattro: ambizione climatica, ripresa sostenibile (dove si parlerà anche delle opportunità, lavorative e non solo, offerte dalla transizione ecologica), coinvolgimento degli attori non statali (non solo i singoli cittadini ma anche ong, aziende eccetera) e costruzione di una società consapevole sul clima (con tutta una parte riguardante la sensibilizzazione). L’obiettivo finale è l’elaborazione di un documento che verrà presentato alla pre-Cop, l’evento preparatorio alla Cop26 vera e propria.

La Cop25 di Madrid è stato un buco nell’acqua e tante speranze sono state disattese. Che cosa ci dovrebbe spingere a essere più ottimisti oggi e che cosa speri che esca fuori da questa Cop26?

La Cop26 segna un passaggio fondamentale, perché si andrà a fare una sorta di “ristrutturazione” dell’Accordo di Parigi: tutti i Paesi sono chiamati a presentare nuovi e più ambiziosi Ndc (Nationally Determined Contributions), ossia i piani di riduzione delle emissioni di gas serra. Mi aspetto un po’ più di serietà, di concretezza e di collaborazione. Mi rendo conto che a livello internazionale è difficile trovare la quadratura del cerchio, un accordo convincente per tutti. Perché l’Unione Europea ha una prospettiva, la Cina ne ha un’altra, la Russia un’altra ancora e via dicendo. È molto complicato conciliare interessi così diversi. Tuttavia, anche l'attuale pandemia dovrebbe averci insegnato che abitiamo tutti la stessa casa e che forse è meglio cooperare per proteggerla.