Agli agricoltori francesi girano…i cartelli: perché protestano contro la transizione ecologica del governo?

In Francia in contadini si stanno ribellando alle politiche ambientali del governo di Macron: secondo la categoria sarebbero troppo penalizzanti.
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Francesco Castagna 15 Dicembre 2023

Come è possibile che in Francia improvvisamente quasi tutti i cartelli stradali siano all'incontrario? Si è invertito il mondo? Niente panico, è un'azione che stanno portando avanti da diverse settimane gli agricoltori francesi per protestare contro le politiche della transizione ecologica del governo francese. E così, fuori dai grandi centri abitati come Parigi, Tolosa, Lille, Nizza, Lione e Marsiglia, ha preso piede una forma di dissenso silenziosa per esprimere malcontento verso le politiche agricole volute dall'Unione europea.

Secondo gli agricoltori, il governo francese starebbe imponendo standard da rispettare sempre più alti. Ciò rappresenterebbe un grande sforzo per la categoria, che questa volta ha deciso di non subire passivamente. Gli agricoltori avevano incontrato a novembre il primo ministro francese Elisabeth Borne, il dialogo era stato proficuo, ma nonostante ciò la FNSEA (Federazione nazionale dei sindacati degli agricoltori) ha fatto sapere che la protesta potrebbe durare ancora. Il 5 dicembre infatti, dopo l'incontro, Arnaud Rousseau (presidente FNSEA) aveva annunciato di aver ottenuto dal la rinuncia all'aumento del prelievo per l'inquinamento diffuso (RPD), che influisce sulla vendita dei pesticidi, ma anche dell'aumento del prelievo per l'estrazione delle risorse idriche per l'irrigazione.

Secondo un agricoltore francese di nome Giraud, si tratta di "un'azione che vuole essere simbolica, ma è forte e alcuni dipendenti comunali hanno cercato di invertire la tendenza senza successo".

Se si guarda meglio alla questione in realtà, si scopre che gli agricoltori non sono contro i vincoli imposti, ma denunciano l'ipocrisia del mercato europeo che è molto stringente verso le merci prodotte al suo interno e, allo stesso tempo, troppo non curante di quelle che vengono importate. In sostanza vorrebbero che le norme venissero applicate per tutti i tipi di prodotti, sia per quelli prodotti nei Paesi europei che per quelli realizzati all'estero.

La situazione in Italia

Una posizione molto simile a quella di Coldiretti, l'associazione di categoria corrispondente italiana, che da sempre lamenta l'utilizzo di doppi standard. Gli agricoltori poi sono sottoposti al rispetto di cosi tante norme, a loro detta, che il lavoro che facevano prima quasi non esiste più: ora passano una parte consistente del loro tempo a svolgere pratiche e attività amministrative, per dimostrare che ciò che producono è fatto in modo impeccabile.

Oltre ai vincoli troppo stretti a livello comunale, ci sono anche altri problemi ai quali gli agricoltori francesi stanno diventando insofferenti: un'inflazione in rapida crescita, le tasse sempre più alte e i vincoli comunali stringenti che si aggiungono alle politiche nazionali ed europee. In Italia era accaduto qualcosa di simile con la "rivolta del latte", quando i pastori sardi a febbraio e marzo del 2019 si erano rivoltati contro la progressiva diminuzione del prezzo del latte. In quell'occasione, però, i pastori decisero di versarlo per strada perché metaforicamente sarebbe stato meglio "buttarlo" che venderlo a quei prezzi.

Le emissioni di CO2

In Italia il settore dell'agricoltura contribuisce con il 7.1% delle emissioni di gas serra totali, secondo i dati ISPRA. Stiamo parlando di circa 30 milioni di tonnellate di CO2. In Francia il livello di emissioni, stando ai dati CITEPA, contribuisce con il 19% delle emissioni totali di gas serra, ripartiti nello specifico in questo modo: allevamento (48%), coltivazioni (40%), motori agricoli e riscaldamento delle serre (12%).