Anche quella psicologica è violenza: ecco come riconoscerla

Oggi è il 25 Novembre, la giornata contro la violenza sulle donne. Ma non si può pensare che la violenza si limiti a quella fisica. Ce n’è una più nascosta, più insidiosa, spesso difficile da riconoscere: la violenza psicologica. Parole e comportamenti che non lasciano lividi, ma rovinano un’esistenza.
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Gaia Cortese 25 Novembre 2020
In collaborazione con Dott.ssa Margherita Hassan Psicologa di Mama Chat

Uccise, maltrattate, sfigurate, perseguitate. Quando si parla di violenza sulle donne sono questi i termini che vengono associati alle vittime. Ma esiste una violenza ancora più nascosta, più silenziosa: quella psicologica.

La violenza psicologica è una violenza a tutti gli effetti, senza sconti di alcun tipo. Spesso non riconosciuta, negata, in alcuni casi nascosta, ma "violenza" è l’unica definizione che si può dare ad una dinamica di coppia disfunzionale.

La violenza psicologica è più difficile da riconoscere della violenza fisica, perché non lascia segni sul corpo.

Cosa differenzia una relazione di tipo funzionale da una disfunzionale? Se nella prima esistono dei valori condivisi, il reciproco affetto, la collaborazione e la cooperazione, e soprattutto, la costante cura reciproca, dell’altro ma anche di se stessi, è una relazione di tipo funzionale. Diversamente, in una relazione di tipo disfunzionale emergono l’insicurezza, la sfiducia, l’egoismo, la gelosia e, non di rado, l’abuso di potere e il controllo. Non c’è una relazione che possa definirsi perfetta, ma sentimenti e stati d’animo di questo tipo sono un campanello d’allarme da non ignorare. E non solo questi.

I segnali che devono allarmare

Continue critiche, insulti e umiliazioni, controllo ossessivo. Tutto quello che viene detto o fatto viene giudicato e dà origine a litigi e aggressioni. La vittima si trova nella condizione di chiedere perennemente scusa: scusa di aver detto una parola di più, scusa di aver commesso un errore, scusa di aver alzato lo sguardo quando non doveva. Non mancano neppure le critiche agli amici e alla famiglia della vittima, proprio quella rete sociale che può essere un supporto per riconoscere e uscire da una situazione di violenza.

Le donne che hanno un'esperienza di violenza psicologica si riconoscono sempre nelle medesime frasi di denuncia:

“Mi critica sempre e svaluta ogni cosa che faccio. Così mi ritrovo sempre a sentirmi in difetto, a scusarmi, senza sapere esattamente perché lo sto facendo”.

Mi umilia di continuo per come sono vestita, per qualsiasi cosa faccio, ripetendomi sempre che non valgo nulla".

“A volte è aggressivo, ha un tono irritato, mi fa paura. Altre volte usa la tattica del silenzio: non mi parla, sembra triste e indifferente così, ancora una volta, mi chiedo se ho sbagliato qualcosa, divento insicura. Oppure fa la vittima: scarica tutte le colpe su di me e ottiene quello  che vuole: farmi sentire in colpa".

“Spesso e volentieri mi insulta e mi minaccia. Mi dice che mi farà del male se racconto a qualcuno cosa succede in casa, mi minaccia di togliermi i bambini se mai dovessi provare a lasciarlo".

“Mi controlla, non vuole che veda o senta la mia famiglia, tanto meno i miei amici. Prova una gelosia esagerata, violenta e abusante”.

La donna può trovarsi in  difficoltà nel prendere consapevolezza di cosa stia succedendo nel suo rapporto e nelle dinamiche con il proprio partner. Non sempre è facile accorgersi dei campanelli di allarme che spesso solo celati in modo subdolo dietro a comportamenti di amore e attenzione. Quello che in gergo tecnico viene chiamato ciclo della violenza, vale a dire quell’alternanza di comportamenti violenti e comportamenti riparatori, un susseguirsi di tensioni e attacchi, scuse e riconciliazioni.

Il parere dell'esperto

"All’inizio tutte le relazioni sono rose e fiori, il partner si dimostra accudente e pronto a soddisfare ogni bisogno – spiega la Dottoressa Margherita Hassan, psicologa di Mama Chat -. Ci si innamora di una persona che fa stare bene, le dinamiche di controllo, possesso e potere escono in un secondo momento. Non è quindi sempre facile chiudere una relazione di tipo disfunzionale e spesso accade che il rapporto diventi una sorta di prigione.

Il partner violento ha come obiettivo quello di ridurre la donna in uno stato di dipendenza tale per cui vacilla e/o viene negata la propria identità, senza il carnefice la donna pensa di non valere nulla. La donna si sente quindi sola, sbagliata, colpevole, è pervasa da sentimenti di vergogna, tristezza, ma teme di non essere creduta e addirittura di essere giudicata negativamente se prova a ribellarsi e uscire dalla violenza.

Inoltre, ogni donna porta con sé già un proprio vissuto, una propria storia, data dalle relazioni primarie e da modi di leggere la realtà che si sono creati nel tempo. Per alcune donne può anche essere più difficile accorgersi della disfunzionalità di alcuni comportamenti in quanto sono modalità familiari e conosciute per muoversi nel mondo.

Gli esiti della violenza impattano in vario modo sulla salute fisica e mentale della donna. È importante imparare a riconoscere le proprie dinamiche relazionali e soprattutto proteggersi. Per questo è utile rivolgersi a professionisti, che sappiano ascoltare e indirizzare sulla giusta strada. Le psicologhe di Mama Chat in totale anonimato sono disponibili in chat per un confronto, pronte a dare il supporto, l’ascolto e l’indirizzo giusto per aiutare nel modo migliore".