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Angelina Mango a Sanremo 2024 canta la noia, perché dovremmo annoiarci di più?

Sul palco dell’Ariston Angelina Mango ha cantato “La noia”, quel vissuto emotivo che tendiamo a non voler provare mai e che, forse, ci siamo dimenticati completamente. Ma, secondo la psicologa, è proprio annoiandoci che riusciamo a stimolare la creatività e a rinnovarci come essere umani.
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Evelyn Novello 7 Febbraio 2024
In collaborazione con Dott.ssa Ilaria Bruschi Psicologa e psicoterapeuta

"Che a stare ferma a me mi viene – A me mi viene – La noia". Questo il ritornello della canzone di Angelina Mango in gara a Sanremo 2024 che si intitola, non a caso, La noia. La musica, così incalzante e ballabile, è in netto contrasto con il significato stesso del titolo e le metafore della cantautrice, come quella della collana, ci suggeriscono questa concezione della vita non sempre costellata da saggezza ma, più che altro, da esperienze vissute che insegnano a crescere (La mia collana non ha perle di saggezza – A me hanno dato le perline colorate – Per le bimbe incasinate con i traumi – Da snodare piano piano con l’età). Da una parte, abbiamo, quindi, la noia, cioè tutto il tempo che abbiamo a disposizione, e dall'altra, la vita di tutti i giorni, così imprevedibile e frenetica.

Se Angelina Mango ci ricorda dal palco dell'Ariston l'esistenza della noia, noi forse, tendiamo a dimenticarci questa sensazione. Non perché non la proviamo mai, ma perché la soffochiamo immediatamente appena sopraggiunge. Ma in cosa consiste esattamente la noia? "In psicologia – spiega la dott.ssa Ilaria Bruschi, psicologa e psicoterapeuta – la noia è un vissuto emotivo importantissimo ed è un indicatore che rileva quanto saremmo capaci di rimanere con noi stessi. Quanto siamo pronti a incontrare la nostra solitudine e il vuoto che rappresenta una condizione essenziale dell'essere umano".

Come puoi intuire, rimanere soli con noi stessi non sempre è una sfida che siamo disposti ad accettare perché ci può provocare tristezza o frustrazione. "La noia – continua Bruschi – si accompagna a uno stato di dolore. Molto spesso non siamo capaci a stare in quello stato di pressione interna ed è più facile affogarci dentro uno smartphone. Ma il punto è che dalla noia nasce la creatività così come potevamo vedere in noi stessi da bambini quando, stanchi di essere occupati in giochi che ci compravano i genitori, a un certo punto inventavamo giochi di fantasia. La noia apre il mondo immaginario e, dalla noia, condizione in cui l'individuo è inquieto, nasce anche la presa di coscienza che ci può portare a cambiare, a rinnovarci e a crescere".

Ciò che dovremmo ricordarci, quindi, è che più impariamo a stare in questo stato e a superare il cliché che bisogna sempre essere occupati in qualcosa, più la nostra mente riuscirà ad espandersi, a inventare e ad evolvere. "L'effetto positivo della noia – conclude Bruschi – è spingere l'individuo all'evoluzione di sé stesso, delle sue idee e delle sue capacità. Può produrre sì malessere, ma o lo segui e impari a prenderne coscienza e a sentire che potrebbe essere qualcosa di utile, o rimani risucchiato, tenti di occuparlo e questo ti porterà ancora più malessere. La noia è un vissuto emotivo da cui non si può scappare e da cui non si deve scappare, bisogna imparare a sentirlo".