Ansia, come viverla senza sforare nel panico? “Non dobbiamo temerla”: intervista alla psicologa Miriam Nipote

In questi giorni, ansia e agitazione sono le reazioni più tipiche a cui ognuno di noi può andare incontro. E se la situazione dovesse protrarsi ancora a lungo, il pericolo è che queste si trasformino in un senso di panico ancora più profondo. Abbiamo chiesto alla dottoressa Miriam Nipote, psicologa e psicoterapeuta, quali azioni potrebbero aiutarti per evitarlo. E la prima cosa importante da fare è accettare che l’ansia e l’agitazione sono le risposte più normali e “naturali” di fronte a un’emergenza come quella da Coronavirus.
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Kevin Ben Alì Zinati 14 Aprile 2020
Intervista alla Dott.ssa Miriam Nipote Psicologa e psicoterapeuta

Ci sono il lockdown, i contagiati nascosti tra i sommersi e il numero dei decessi a cui assisti tutti giorni seguendo la conferenza stampa della Protezione Civile. Dall’altra parte poi c’è l’isolamento sociale, con la pesante incertezza su quando la normalità tornerà ad essere normale. Sono i punti cardine che descrivono i contorni dell’emergenza Coronavirus ma che, allo stesso tempo, contribuiscono ad altare anche il nostro stato psicologico. Puoi immaginarlo come una reazione a catena: la forte agitazione può generare uno stato di ansia e questa, con il tempo, potrebbe trasformarsi in quel panico che ti attorciglia lo stomaco. Insieme alla dottoressa Miriam Nipote, psicologa e psicoterapeuta, abbiamo provato a indagare a fondo l'origine di quest'ansia e abbiamo provato a capire in che modo può essere affrontata. E il punto di partenza è importante: non bisogna averne paura.

Dottoressa Nipote, perché non dovremmo temere l’ansia?

La psicologia ha identificato le tre paure esistenziali dell’uomo: la paura di morire, quella di perdere il controllo sulla propria attività mentale e la paura di rimanere da solo. Le problematiche di ansia di ciascuno di noi, in qualsiasi momento, si originano da queste paure. Il Coronavirus può aver stimolato tutte e tre queste paure per questo l’ansia e la paure sollecitate da questa situazione sono quindi da considerarsi come delle risposte naturali.

In cosa può tradursi?

Senso di agitazione, pensieri legati a contenuti di preoccupazione, a volte anche in stati somatici di tensione o difficoltà a dormire che a molti, in questi giorni, sarà capitato di avere.

Secondo lei come si potrebbe fronteggiare?

Ognuno di noi deve imparare ad ascoltare questi stati d’animo, è importante saper notare e riconoscere i pensieri che sviluppiamo e, in qualche modo, bisogna fare spazio ad essi: significa che serve dare loro aria per esistere senza cercare di scacciarli via. Accogliere questi pensieri è importante anche perché l’ansia ha anche una funzione adattiva.

Che cosa intende?

L’uomo preistorico se non avesse avuto l’“ansia”, non sarebbe scappato davanti a dei predatori e oggi noi non saremmo qui ma ci saremmo estinti. Se non avessimo l’ansia, non ci proteggeremmo e, in una situazione come questa, forse il tasso di contagio sarebbe molto più alto e problematico. L’ansia ha sempre aiutato l’uomo a proteggersi e quindi ha anche favorito la sua sopravvivenza. Per questo l’ansia va accolta, chiedendosi anche cosa può insegnarci: aldilà della pura del contagio, in un momento di isolamento come questo, rendere utile l’ansia potrebbe voler dire seguire la spinta che c’è in essa, per esempio la spinta ad adattarci dandoci la forza di occupare il tempo in modo significativo potrebbe contener in sé un suggerimento su come impiegare il proprio tempo.

Anche perché è tutto ciò che ad oggi non possiamo fare che può alimentare un senso di ansia.

Focalizzarsi solo su quello che non si può fare è come avere delle assi di legno sopra di noi che non ci fanno più muovere. Dobbiamo cogliere tutto ciò che possiamo fare in questa situazione: sentire un amico, fare due passi vicino a casa, se ci si sente in pericolo per il lavoro si possono fare azioni di promozione del proprio lavoro. Bisogna cercare di non farsi schiacciare dai “non si può” e tornare a scorgere più ciò che invece “si può”, distinguendo ciò che si può controllare e ciò che invece prescinde da noi.

L’ansia, magari anche protratta nel tempo, può sfociare in stati d’agitazione forte e di panico: come si può fare per evitarlo?

È importante distinguere ciò che è reale e ciò che invece dice la mente, stare nella preoccupazione senza sfociare in previsioni precise e catastrofiche. Faccio un esempio: in questo momento siamo preoccupati anche per l’economia, la preoccupazione è un dato di fatto ed è un conto ma un altro è credere alla nostra mente che prevede con una “certezza” e ci dice che il paese andrà in default. Questo non vuol dire che succederà il contrario, ma che bisogna stare nel qui ed ora senza vedere come certe delle cose che, invece, adesso non sappiamo e che non sono certe. Serve stare attenti a non aggiungere contenuti che per un attimo sembrano veri e certi ma che in questo momento non lo sono. Bisogna imparare a stare nell’incerto senza fare profezie.

Come si può tradurre tutto questo in concreto?

Mi rifaccio al medico e psicoterapeuta esperto nella terapia Act Russ Harris, che ha messo a punto un percorso per fronteggiare l’emergenza Covid, di cui cito i primi tre punti. Durante la giornata ognuno di noi potrebbe fermarsi e cercare di riconoscere ciò che succede dentro di sé, le preoccupazioni, l'eventuale senso di solitudine o se ci si dovesse sentire sopraffatti da ciò che sta succedendo: una volta riconosciuti bisogna cercare di diventarne consapevoli senza voler scacciare quel contenuto a tutti i costi. Anzi, mentre si fa questo, è importate cercare di essere gentili con noi stessi, parlandoci come se si stesse parlando ad un amico. Dopodiché, si può portare attenzione sul corpo, focalizzandosi sullo stato dei muscoli delle gambe o della schiena, o anche sul flusso del respiro e restandovi concentrati per pochi minuti. Infine, la nostra attenzione dovrebbe andare sulle proprie attività o sul lavoro e sull’ambiente in cui ci si trova, aiutando la mente ad ancorarsi a qualcosa di concreto, prestando per esempio l’attenzione agli elementi visivi o acustici presenti nell’ambiente. A questo punto bisogna immergersi e farsi coinvolgere il più possibile in ciò che si sta facendo o che si vuol iniziare a fare, cercando di dare a ciò un senso e significato.