
Meglio una qualità maggiore o un prezzo inferiore? Per noi italiani sembrano esserci pochi dubbi: in 7 su 10 saremmo disposti a spendere di più per portare a casa cibo di migliore qualità. Ce lo ha detto pochi anni fa, prima della pandemia, un'indagine condotta da Coop-Nomisma. E l'esperienza con il nuovo coronavirus non sembra aver modificato questa tendenza: secondo The Future of Food, studio di FutureBrand sull'evoluzione del settore alimentare, anche dopo il suo arrivo abbiamo continuato a interessarci agli aspetti dell'alimentazione legati alla nostra salute. Oggi voglio parlarti proprio di tema che riguarda l'impatto sulla nostra salute della qualità del cibo che mettiamo nei nostri piatti, rispolverando un argomento più volte protagonista di accesi dibattiti: l'utilizzo di antibiotici negli allevamenti.
Se anche tu ti sei domandato se ne venga fatto un uso massiccio, se rimangono nella carne e se possono fare male alla tua salute, leggi fino in fondo questo articolo: cercherò di rispondere ai tuoi dubbi.
Per gli antibiotici non vale quanto ti ho già raccontato circa l'uso degli ormoni negli allevamenti – ricordi? Te ne avevo parlato in riferimento al caso specifico degli ormoni nella carne di pollo. Infatti, l'uso degli antibiotici negli allevamenti non è proibito in assoluto, ma sottostà a delle regole ben precise che sono imposte a livello europeo.
In particolare, devi sapere che:
La normativa vigente fa sì che nelle carni e negli altri prodotti degli allevamenti non possano essere presenti residui di antibiotici pericolosi per la salute. In particolare, le regole circa il periodo di sospensione garantiscono l'assenza di questo pericolo, perché danno il tempo all'animale di smaltire l'antibiotico prima che produca carne, latte o uova.
I controlli effettuati e i dati trasmessi dal Ministero della Salute confermano che i prodotti degli allevamenti italiani sono sicuri anche da questo punto di vista. Per di più, nell'ultimo decennio si è assistito alla riduzione dell'uso degli antibiotici, più in generale, in tutta la Comunità Europea: secondo un rapporto pubblicato nel 2019 dall'EMA (l'Agenzia Europea per i Medicinali), tra il 2011 e il 2017 la vendita di antibiotici ad uso veterinario è diminuita di oltre il 32%.
Di per sé, quindi, l'uso degli antibiotici negli allevamenti non dovrebbe preoccuparti in termini di “quanti antibiotici restano nella carne”, perché limitazioni e controlli ti proteggono da questo punto di vista. L'idea che possa comportare dei rischi per la salute umana non è però campata per aria. Tuttavia, per capire quali sono questi rischi dovresti spostare l'attenzione dalle conseguenze sulla qualità di ciò che finisce nel tuo piatto all'impatto dell'uso di questi medicinali sulla diffusione del fenomeno dell'antibiotico-resistenza, cioè sulla comparsa di microbi resistenti a questi farmaci.
Questo problema riguarda i microbi che possono infettare l'essere umano non solo quando si abusa di antibiotici per trattare problemi di salute umana, ma anche quando gli antibiotici vengono utilizzati negli allevamenti per almeno due motivi:
Per questo è giusto che tutti ci preoccupiamo dell'uso inappropriato di antibiotici negli allevamenti e che sosteniamo l'adozione di provvedimenti che limitino il più possibile il loro impiego, consentendolo solo nei casi in cui è realmente necessario e in altro modo inevitabile.