Con il termine autoabbandono si fa riferimento alla disconnessione con noi stessi, alla tendenza a trascurare i propri bisogni, emozioni, valori e identità.
Autoabbandono significa ignorare parzialmente o completamente le esperienze psicologiche interne con gravi conseguenze sulla salute mentale.
Ignorare ciò di cui abbiamo bisogno ci porta alla dissoluzione del sé, a quel malessere corrosivo che permea ogni ambito della nostra esistenza.
La tendenza all’autoabbandono di solito inizia nell’infanzia o nell’adolescenza. L’essere cresciuti in un ambiente disfunzionale ed emotivamente freddo ci rende spesso distaccati da noi stessi. Questo perché gli adulti tendono a ripetere lo stesso schema che hanno vissuto durante l’infanzia. Così come sono stati trascurati i nostri bisogni da bambini, continuiamo a trascurarli anche nella maturità.
Le persone che soffrono di autoabbandono tendono a incolpare gli altri per la propria infelicità e smettono di assumersi la responsabilità delle proprie emozioni e sentimenti. Ci auguriamo che siano gli altri a calmarci quando il mondo è agitato, che il nostro partner sia responsabile di convalidare ciò che sentiamo, di colmare quelle lacune che noi stessi non possiamo coltivare.
In realtà la responsabilità del nostro benessere e della nostra felicità ricade su noi stessi. Quello che dovremmo fare è smettere di incolpare i nostri genitori o la società e prendere il controllo delle nostre vite.
Per far questo dobbiamo permetterci di pensare a ciò che ci fa male e ci rende infelici invece di utilizzare qualsiasi distruttore pur di non prendere coscienza della nostra tristezza, della nostra disaffezione e del nostro dolore emotivo.
Vivere nell’evitamento significa negare i problemi che vi affliggono e minano il nostro equilibrio interno. L’uso costante dei più svariati meccanismi di evasione vi porta a vivere nella procrastinazione, a non ammettere ciò che vi turba e ad essere intrappolato nell’immobilità.
Ciò può indurre a rivolgerci al cibo come meccanismo catartico per alleviare l’ansia. Fare shopping, trascorrere la giornata giocando ai videogiochi o bere eccessivamente sono anche esempi di abbandono di sé.
Solo prendendo coscienza di cosa non ci piace e ci fa soffrire potremo iniziare a conoscere e salvaguardare i nostri bisogni.
Per far ciò diventa inoltre indispensabile fissare delle barriere, dei confini per salvaguardare il nostro benessere e per fornire le informazioni necessarie a coloro che ci circondano.
Coloro che sono noncuranti o distaccati da se stessi si sentono incapaci di dire “no” a qualsiasi richiesta altrui. Si lasciano andare, acconsentono a tutto, lo accettano e si muovono con la corrente per mera inerzia.
In questo modo finiamo per agire e muoverci secondo i valori della nostra famiglia o del nostro partner, che possono essere molto lontani dai nostri. Sono gli altri che ci guidano e arrivano a condizionarci in quasi tutti gli aspetti.
Prendere coscienza dei propri bisogni e cercare di soddisfarli non significa diventare intransigenti con se stessi e pretendere troppo.
Non apprezzando voi stessi, i vostri successi e impedendovi di commettere errori mettendovi sotto pressione e in ansia.
Siete una persona di grande valore e notevoli capacità, ma dubitate così tanto di voi stessi da preferire nascondere le vostre zone di luce. Lo fate per paura delle critiche, dei giudizi e dei commenti che le altre persone che potrebbero fare su di voi.
La vostra regola di sopravvivenza vi ricorda che per evitare di farsi male è sempre meglio nascondere certe zone.
Infine le persone definite dall’autoabbandono sono dominate da pensieri ruminanti, quelli che ossidano ogni valore e si nutrono di dubbi. Questo ci fa smettere di fidarci del nostro intuito, della nostra esperienza e persino del nostro istinto. Percepite voi stessi come fallibili, anche se di fronte agli altri sembrate decisi.
La cura di sé è la parola magica che dovreste tenere a mente nel caso in cui vi riconosciate nelle dimensioni qui descritte.